L’Ue dopo Kherson, come si dividono gli europei Analisi di David Carretta
Testata: Il Foglio Data: 15 novembre 2022 Pagina: 1 Autore: David Carretta Titolo: «L’Ue dopo Kherson»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/11/2022, a pag. 1, con il titolo "L’Ue dopo Kherson", il commento di David Carretta.
David Carretta
Bruxelles. La liberazione di Kherson e il ritiro dalla Russia dalla sponda occidentale del Dnipro “è una svolta nella guerra”, ha detto ieri l’Alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, promettendo di continuare a sostenere l’Ucraina fino a quando sarà necessario e a isolare Vladimir Putin e il suo regime. I successi militari di Kyiv, ma anche le difficoltà dell’inverno in arrivo in Europa, hanno rianimato i sostenitori dei negoziati tra l’Ucraina e la Russia. Ogni dichiarazione che arriva da Washington viene usata per promuovere la causa di colloqui e cessate il fuoco. Secondo Borrell e un gruppo di paesi dell’est, l’Ue non deve cadere in questa tentazione. “Sarà l’Ucraina a decidere cosa fare. Il nostro dovere è sostenerla”, ha detto Borrell. La tentazione di spingere Volodymyr Zelensky al negoziato, nonostante i continui successi del suo esercito, è forte in alcuni circoli europei. La voglia di mettersi alle spalle la guerra e le sue conseguenze sui prezzi dell’energia è alta. Ogni dichiarazione o fuga di notizia su pressioni su Zelensky in provenienza da Washington o da Ankara viene fatta circolare sui media e tra le cancellerie europee. Il timore dei paesi dell’est è che anche la Francia e la Germania (magari l’Italia, data la presenza della Lega e di Forza Italia nella coalizione di governo di Giorgia Meloni) possano cadere nella tentazione. Lo slancio degli scorsi mesi dell’Ue su sanzioni e aiuti all’Ucraina ha perso intensità. La Polonia e i paesi baltici da settimane chiedono di adottare un nuovo pacchetto, il nono, contro la Russia. Le forniture di armi da parte degli europei sono di gran lunga inferiori in termini di quantità e qualità rispetto a quelle degli Stati Uniti. Sull’assistenza finanziaria, l’Ue sembra aver rinunciato all’idea di fornire altri 3 miliardi di euro nel 2022 per concentrarsi su un pacchetto da 18 miliardi per il 2023. Dopo la liberazione di Kherson “forse quelli che dubitano riusciranno a convincersi che è necessario continuare a sostenere l’Ucraina fino alla vittoria”, ha detto il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis: dopo il ritiro della Russia “è diventato chiaro che più armi forniamo, prima questa guerra sarà finita”. Il ministro degli Esteri dell’Estonia, Urmas Reinsalu, ha chiesto “un nuovo paradigma per sostenere la vittoria di Kyiv. Sono passati sei mesi dall’inizio della guerra e non è ancora finita con la vittoria dell’Ucraina. Questo significa che noi comunità occidentale non abbiamo fatto abbastanza” su aiuti militari, sanzioni e sostegno finanziario. Dopo il Consiglio Affari esteri dell’Ue di ieri, Borrell non si è sbilanciato su nuove sanzioni (“non ci fermeremo”, ha risposto) e si è difeso sugli aiuti militari (tra Ue e stati membri sono stati stanziati 8 miliardi, il 45 per cento delle forniture americane). Ma l’Alto rappresentante è stato chiaro nel dire che il sostegno dell’Ue fino alla vittoria dell’Ucraina va inteso “sulla base dei parametri ucraini”. Lo stesso messaggio è arrivato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. La liberazione di Kherson “dimostra anche l’importanza del nostro continuo sostegno all’Ucraina. Non dobbiamo fare l’errore di sottovalutare la Russia”, ha avvertito Stoltenberg: “I prossimi mesi saranno difficili. L’obiettivo di Putin è lasciare l’Ucraina al freddo e al buio questo inverno. Dobbiamo mantenere la rotta”. Secondo il segretario generale della Nato, “gran parte delle guerre finisce a un certo punto attorno al tavolo negoziale”, ma quel che accade lì “dipende dalla situazione sul campo di battaglia”. Occorre fare in modo che ci possano essere “negoziati in cui l’Ucraina prevalga come nazione sovrana indipendente in Europa”. Gli occidentali sperano che Kherson invii un segnale al resto del mondo sulla debolezza della Russia, aumentando il suo isolamento. “Putin non è in grado di conquistare l’Ucraina. Putin non è in grado di sconfiggere l’esercito ucraino. Putin si sta ritirando”, ha detto Borrell. La bozza della dichiarazione del G20 di Bali concordata dagli sherpa include un riferimento alla condanna dell’aggressione russa da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e alle conseguenze della guerra sulla sicurezza energetica e alimentare del resto del mondo. Nella bozza del G20 c’è anche un passaggio contro l’uso di armi nucleari. Il presidente francese, Emmanuel Macron, oggi chiederà direttamente al presidente cinese, Xi Jinping, di fare pressione sulla Russia per negoziare. “Quali che siano le divergenze, la Cina non può vedere di buon occhio l’aumento delle tensioni e dell’instabilità”, ha fatto sapere l’Eliseo.
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