Basta inerzia italiana sull’Iran Il governo segua l’esempio di Stati Uniti, Inghilterra, Canada
Testata: Il Foglio Data: 12 novembre 2022 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Basta inerzia italiana sull’Iran»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/11/2022, a pag. 3, l'editoriale "Basta inerzia italiana sull’Iran".
Proteste in Iran contro la dittatura del regime
Prima il Senato olandese, poi il Regno Unito, hanno annunciato che stanno lavorando per espellere il regime iraniano dalla commissione per i Diritti delle donne delle Nazioni Unite. Due paesi europei dunque si mettono sulla scia di Stati Uniti e Canada, i cui parlamenti e diplomazia si stavano già muovendo per porre fine a questa farsa: la presenza del regime barbaro di Khamenei nella commissione delle Nazioni Unite per i Diritti delle donne. E l’Italia? Finora governo e diplomazia sono rimasti inerti, quando dovrebbero muoversi per unirsi a questi paesi occidentali nel chiedere a gran voce la cacciata di mullah e pasdaran dall’ente dell’Onu deputato a vigilare sui diritti delle donne, quelle donne che in Iran sono uccise, torturate e stuprate, in uno stato dove si può essere lapidati per violazione delle leggi religiose, per aver protestato contro il regime, per omosessualità, o anche solo per aver oltraggiato gli ayatollah. Farideh Goudarzi, che è stata incarcerata perché fa parte di un gruppo politico vietato dopo la rivoluzione del 1979, ha raccontato al Mail di come l’allora giudice e attuale presidente iraniano, Ebrahim Raisi, l’abbia fatta torturare durante la gravidanza e costretta a partorire in prigione. Con un libro che è un grido di battaglia, “Les putes voilées n’iront jamais au paradis”, la saggista franco-iraniana Chahdortt Djavann attacca questo “dispotismo erotizzato”, come Djavann definisce il regime iraniano, “un sistema che vuole controllare tutti fino alla vita sentimentale e sessuale. Gli islamisti hanno orrore della femminilità e odiano il loro stesso oggetto del desiderio: la donna”. Quando le forze americane e curde hanno liberato Raqqa, tante donne della città siriana sono scese per strada a bruciare i veli che l’Isis aveva loro imposto. L’abbiamo celebrata come una liberazione. Sull’Iran, come minimo, le democrazie non devono farsi mettere l’anello al naso dagli ayatollah, consentendo che al Palazzo di vetro a parlare di donne e diritti si sieda chi ha ucciso Mahsa Amini per una ciocca di capelli fuori posto.
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