Antisemitismo nelle università americane Commento di Paolo Salom
Testata: Bet Magazine Data: 09 novembre 2022 Pagina: 8 Autore: Paolo Salom Titolo: «Nelle università americane, fucina dei leader di domani, la lotta contro gli ebrei è arrivata a un grado altissimo di virulenza»
Riprendiamo dal BET Magazine-Mosaico, novembre 2022, a pag.8, con il titolo "Nelle università americane, fucina dei leader di domani, la lotta contro gli ebrei è arrivata a un grado altissimo di virulenza" il commento di Paolo Salom.
Paolo Salom
Qualcuno potrà pensare (e magari giustamente) che io mi ripeta. Tuttavia, trovo che il grado di irrealtà diffusa nel lontano Occidente sia a un punto tale da meritare di essere raccontata: ancora una volta. Mi riferisco, naturalmente, alle prese di posizione anti-israeliane dei cosiddetti benpensanti (e auto nominati “difensori degli oppressi”) che evitano accuratamente di condannare con la stessa sicumera le azioni, queste sì irresponsabili e terroristiche, della Russia in Ucraina. Tanto per intenderci: Tsahal entra nel Territori amministrati dall’Anp per inseguire e arrestare i responsabili di sanguinosi attacchi in Israele (il più delle volte contro civili inermi), ne segue una sparatoria con miliziani di questa o quella fazione, e l’onere di eventuali morti e feriti tra i combattenti arabi, ovviamente, viene gettato tutto contro lo Stato ebraico. Io davvero non riesco a capire come questi personaggi riescano a vedere il mondo così, suddiviso in compartimenti stagni che rimangono serrati e non comunicanti: alcuni sono famosi, vedi l’ex Pink Floyd Roger Waters o la modella Gigi Hadid e ancora attori di Hollywood come Susan Sarandon o Mark Ruffalo; altri meno ma non pochi, ahimè, sono ebrei. Cambiamo scenario: non si sono accorti, ancora, questi signori della natura spietata della guerra in Ucraina? Quel Paese dell’Est Europa (non all’altro capo del mondo) è praticamente raso al suolo. Mesi di incessanti bombardamenti da parte dell’Armata russa. Missili e altri ordigni lanciati consapevolmente (ovvero: di proposito) contro obiettivi civili: palazzi, scuole, ospedali. E tutto quello che riesce a emergere dalle bocche dei soliti censori non è: “Putin sei un terrorista, fermati!”. Piuttosto: “Chi lo dice al presidente ucraino Zelensky che è ora di trattare la pace?”. Ecco: queste stesse anime belle del lontano Occidente – e qui bisogna riconoscer loro una certa coerenza – sono ovviamente in prima linea quando si tratta di condannare i “crimini e l’apartheid dei sionisti”. Qualche esempio? Quando in uno scontro a fuoco muore un terrorista armato, ecco gridare all’“assassinio di un adolescente palestinese”. Quando da Gaza arrivano razzi a decine, silenzio. Quando Israele risponde, facendo attenzione a colpire soltanto i combattenti, strepiti di “genocidio”. O quando invece un giovane arabo di Hebron, che ha trovato rifugio e asilo a Tel Aviv perché gay, viene rapito e brutalmente ucciso dai suoi compatrioti, il silenzio è assordante. Non funziona così. Il mondo è uno solo e non è accettabile questa assoluta ipocrisia. E non dovremmo essere noi a dirlo. Già, perché la verità dei fatti, quando esce dalla bocca (o dalla penna) di un ebreo, conta poco a dispetto di chi afferma che i media occidentali sono “controllati dai sionisti”. Insomma, siamo alle solite. La campagna d’odio contro l’unico Stato ebraico rinato miracolosamente dopo duemila anni di esilio è incessante, scientifica, ricca di risorse (provate a riflettere: quanti megafoni antisemiti sono pagati per il loro “lavoro”?). Nelle università americane, fucina dei leader di domani, la lotta contro gli ebrei sembra arrivata a un grado di virulenza che avrebbe fatto sorridere Hitler. Non è una novità: quando ho frequentato l’ateneo di Venezia, qualche decennio fa, l’attivismo anti-israeliano degli studenti arabi era formidabile. Ora, qualcuno ha capito che la chiave della lotta contro lo Stato ebraico (che ovviamente “va distrutto”, nessuno pensa a un futuro di coesistenza in questi ambienti) è oltre oceano più che in Europa. E sta ripetendo la stessa macchina del fango. Sta noi dunque resistere e continuare, senza mai stancarci, a denunciare la follia dell’odio antisemita.
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