Il nuovo Congresso nell’America spaccata. È già duello Biden-Trump Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Repubblica Data: 09 novembre 2022 Pagina: 12 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Il nuovo Congresso nell’America spaccata. È già duello Biden-Trump»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/11/2022 a pag. 12 la cronaca di Paolo Mastrolilli dal titolo "Il nuovo Congresso nell’America spaccata. È già duello Biden-Trump".
Paolo Mastrolilli
Donald Trump con Vladimir Putin
Quando i seggi hanno aperto ieri mattina in America, per eleggere 35 senatori, 435 deputati, 36 governatori e una serie di autorità locali, l’unica incertezza sembrava se i repubblicani avrebbero vinto a valanga o no. I risultati arrivati ieri sera non hanno risposto a questa domanda, ma un’indicazione è venuta dagli exit poll, secondo cui circa il 70% degli americani è insoddisfatto dell’economia e la popolarità del presidente Biden galleggia intorno al 40%. Nei seggi più competitivi della Camera, i repubblicani erano avanti in 6 sfide e i democratici in 2. Al Senato, i repubblicani Scott, Rubio, Lankford, Mullin, Britt, Young e Paul hanno vinto i seggi di South Carolina, Florida, Oklahoma, Alabama, Indiana e Kentucky, ma erano risultati scontati, come la conferma del democratico Welch in Vermont. Il governatore della Florida DeSanctis, possibile avversario di Trump per le presidenziali del 2024, è stato confermato. Donald però gli ha subito sconsigliato di sfidarlo, perché «si farebbe molto male», mentre ha rilanciato le accuse di brogli in Arizona. In Georgia erano avanti i democratici Warnock e Abrams, per le poltrone di senatore e governatore, ma con campioni di voti troppo piccoli per essere indicativi. Il sito FiveThirtyEight di Nate Silver ha chiuso le previsioni assegnando al Gop l’84% di possibilità di conquistare la Camera, sloggiando quindi la Speaker Nancy Pelosi indicata come ambasciatrice Usa a Roma, e il 59% di prendere pure il Senato. Un tracollo, dunque, che paralizzerebbe l’agenda legislativa del presidente Biden, ma gli impedirebbe anche di fare nomine cruciali come quelle dei giudici. Tutto dipendeva dalle sfide senatoriali in una manciata di stati, soprattutto Pennsylvania, Georgia, Nevada e Arizona, ma poi anche Wisconsin, New Hampshire, Ohio e North Carolina, che si sarebbero risolte solo nella nottata italiana. Forse. Un banco di prova per i candidati trumpisti, tipo Oz in Pennsylvania, Masters in Arizona e Walker in Georgia, e quindi per le ambizioni presidenziali di Donald. In genere il partito del presidente perde sempre le midterm, ma stavolta salvarsi con l’inflazione sopra all’8% sembrava un miracolo. I democratici hanno sperato che la sentenza della Corte Suprema contro l’aborto li rilanciasse, ma è durata lo spazio di un’estate. Con l’autunno l’attenzione degli elettori è tornata sull’inflazione, che sarà pure un fenomeno globale, ma se la benzina costa 7 dollari al gallone la colpa è del governo. I repubblicani poi ci hanno aggiunto l’immigrazione e l’aumento della criminalità, coinciso con le campagne della sinistra democratica per togliere i finanziamenti alla polizia, e la tendenza si è consolidata. Anche l’Ucraina è diventata terreno di spaccatura partitica, con i repubblicani trumpiani che minacciano di tagliare gli aiuti. Perciò ieri Zelensky ha chiesto agli Usa di continuare a sostenere il suo popolo, anche dopo le elezioni. Biden ha lanciato l’allarme per la tenuta della democrazia, con l’ombra di Trump sullo sfondo, visto che il 15 novembre dovrebbe annunciare la ricandidatura alla Casa Bianca da Mar a Lago. Ma se questo tema ha spinto il signor Smith ad andare al seggio della Ford Foundation, per molti altri elettori l’aumento del prezzo degli alimentari o quello dei mutui è rimasto preponderante. Sicapisce anche da Wall Street, che ha fatto l’altalena ma ha chiuso in territorio positivo, forse già celebrando il previsto successo del Gop. L’affluenza alle urne però è stata piuttosto sostenuta, almeno per le abitudini degli americani, alimentando nei democratici la speranza di una mobilitazione simile a quella che due anni fa aveva permesso a Biden di battere Trump. Il voto era segnato anche dai timori di violenze, e il Congresso ha datoagli stati 900 milioni di dollari per difendersi da attacchi cyber. Le agenzie incaricate di gestire questo settore hanno detto di non aver individuato minacce serie. Secondo un sondaggio AP Norc, però, il 48% dei repubblicani non aveva fiducia nelle operazioni di voto e il 58% crede ancora alla “grande bugia” sul furto delle elezioni del 2020. Perché in fondo le midterm di ieri sono state ancora un referendum su loro, Biden e Trump, il primo con un gradimento popolare del 39% e il secondo del 41%. A dimostrazione di come l’America resti divisa e rivolta verso il passato.
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