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Il Foglio Rassegna Stampa
07.11.2022 L’ideologia woke sommerge il mondo occidentale
Intervista a Jean-François Braunstein

Testata: Il Foglio
Data: 07 novembre 2022
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Una nuova religione. 'L’ideologia woke non è solo uno snobismo passeggero'»
Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 07/11/2022, a pag. 3, l'intervista "Una nuova religione. 'L’ideologia woke non è solo uno snobismo passeggero' ".

La médecine éducatrice d'une attention aux limites | Jean-François  Braunstein - YouTube
Jean-François Braunstein

Per Jean-François Braunstein, “un’ondata di follia e di intolleranza sta sommergendo il mondo occidentale”. Il professore di filosofia contemporanea, autore di un saggio molto apprezzato, “La religion woke” (Grasset), punta il dito contro le derive di questa ideologia che identifica come una nuova religione, distruttiva per la libertà. Per Braunstein, è una minaccia da prendere sul serio.

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La copertina

Revue des Deux Mondes – Quali sono le origini del wokismo? Come definirlo?
Jean-François Braunstein – La corrente “woke”, che sta per “sveglio” nella lingua afro-americana, risale a una decina di anni fa, con il movimento Black Lives Matter nato nel 2013, anche se le origini di questo movimento sono più antiche. Questo termine significa che bisogna essere “attenti alla giustizia sociale”, “consapevoli”, come si dice nel linguaggio militante. Il movimento Black Lives Matter aveva come slogan “Stay woke” e le proteste successive alla morte di Georges Floyd hanno fatto conoscere questo movimento in tutto il mondo. Ma il termine “woke” evoca anche i “Grandi risvegli” protestanti americani del Diciottesimo e del Diciannovesimo secolo e, in tal senso, ha una dimensione propriamente religiosa. Se parlo di religione è perché i woke non vedono più il mondo che vediamo noi: sono convinti di aver scoperto delle verità inaccessibili ai comuni mortali. Sono entusiasti e proseliti, settari, desiderosi di “cancellare” i loro avversati e restii al ragionamento. La religione woke consiste essenzialmente in tre “teorie”. La “teoria del genere” spiega che i corpi non contano e conta solo la coscienza di essere uomo, donna o qualsiasi altra cosa: l’“identità di genere” sarebbe indipendente dal corpo. La “teoria critica della razza” spiega che il razzismo è “sistemico”: tutti i bianchi sono razzisti e tutte le persone di colore sono delle vittime. Per combattere il razzismo bisognerebbe sempre tener conto del colore della pelle, per poter stabilire una discriminazione inversa. La “teoria dell’intersezionalità” permette di potenziare le identità vittimistiche, di genere, di razza o di qualsiasi altra cosa. Spesso, si illustra questa teoria attraverso l’immagine di una donna nera che è discriminata sia in quanto donna sia in quanto nera, come se fosse all’“intersezione” di queste discriminazioni. Questa teoria è uno strumento politico che valorizza le identità vittimistiche di ogni sorta e mette sotto accusa l’uomo bianco, cisgender, europeo e colonizzatore, che è per definizione colpevole. Esiste anche una parte più filosofica della religione woke, l’“epistemologia del punto di vista”: si tratta di spiegare che nessuna conoscenza obiettiva è possibile e che qualsiasi conoscenza dipende dal punto di vista “indicato” dallo studioso. E’ dunque possibile criticare la biologia come “patriarcale” e “virilista” e i matematici come “bianchi” e “razzisti”. Ci sono tante scienze quanti gruppi dominati. Ciò conduce di conseguenza a una critica diretta della nozione di verità.

La teoria del genere separato dal corpo è al centro del dogma. Lei la definisce un “prodotto di richiamo”. Ci spieghi cosa intende.
La teoria del genere è a mio avviso molto più originale della teoria critica della razza, che è l’aggiornamento ai gusti di oggi delle vecchie teorie della lotta di classe e della lotta delle razze. Con la teoria del genere, si ha a che fare con una promessa straordinaria, quella di potersi liberare radicalmente del proprio corpo e darsi un corpo che corrisponderebbe alla nostra coscienza. Questa utopia della liberazione del corpo è tanto più inquietante perché va nella direzione dei Gafam, che si sforzano di venderci un mondo virtuale, il metaverso, e che sono degli attivi sostenitori delle teorie woke. La teoria del genere è anche la parte della religione woke che ha le conseguenze più serie, nella misura in cui incoraggia un buon numero di adolescenti a intraprendere una transizione da un sesso all’altro, sotto l’influenza dei social network, e senza prendere il tempo di superare lo stato di crisi proprio dell’adolescenza. L’ideologia woke non è dunque uno snobismo passeggero e senza conseguenze.

L’uomo bianco è “sistematicamente” razzista, sessista… Non è secondo lei una forma di presunzione da parte dei woke sostenere che il male venga soltanto dall’occidente?
E’ molto sorprendente constatare che lo stesso uomo bianco si considera oggi volentieri come il responsabile di tutti i mali del mondo. Pascal Bruckner aveva intuito molto bene questo movimento quasi quarant’anni fa nel suo “Sanglot de l’homme blanc”. Gli universitari occidentali spiegano che ogni male deriva dalla civiltà occidentale, come se, fra le tratte negriere, solo la tratta occidentale fosse un problema, o come se la situazione dei trans fosse migliore nel mondo musulmano che da noi.

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