Testata: La Repubblica Data: 07 novembre 2022 Pagina: 17 Autore: Claudio Tito Titolo: «Prendere Kherson e poi trattare, la Nato ora vede uno spiraglio»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/11/2022, a pag. 17, con il titolo "Prendere Kherson e poi trattare, la Nato ora vede uno spiraglio" la cronaca di Claudio Tito.
Trattare, anche nel breve periodo, quando la posizione di vantaggio sarà evidente. Cioè dopo la riconquista di Kherson, dove si sta combattendo una delle battaglie più dure contro l’esercito russo. Nelle ultime analisi che circolano negli uffici della Nato a Bruxelles, lo scontro in quell’area sta assumendo un valore che non è solo strategico dal punto di vista militare. Ma anche da quello politico e diplomatico. E sono soprattutto gli Usa a trasmettere agli alleati la possibilità di una svolta. Perché battere l’esercito russo in una delle più importanti porte d’accesso al Mar d’Azov e alla Crimea può significare la concreta possibilità di intavolare un primo vero negoziato con Mosca. Nei rapporti che circolano tra i responsabili dell’Alleanza Atlantica e gli interlocutori dell’Ue, infatti, si parte da un presupposto: le armate russe sono ormai sotto pressione. Incapaci di reagire con successo all’avanzata ucraina. La loro reazione si concentra in via difensiva sulla distruzione delle infrastrutture – rete elettrica, idrica, ponti, strade –, sulla costruzione di una tripla linea di trincee e sull’uso di barriere naturali come il fiume Dnipro.
Kherson
L’obiettivo è rallentare l’avanzata delle truppe di Kiev. Kherson non è una città qualsiasi: decisiva per l’accesso al mare e fondamentale per il controllo delle risorse idriche e per il trasporto fluviale. Riconquistarla significherebbe cambiare il verso del conflitto. Proprio per questo, dagli Usa – attraverso Bruxelles – sta arrivando un messaggio che rappresenta anche un invito al governo ucraino: se e quando Kherson sarà riconquistata, si potrà iniziare una trattativa. Da una posizione di forza. Il punto è che la Casa Bianca per la prima volta ha cominciato a ipotizzare un percorso concreto di questo tipo. Non senza Kherson, però. Non ora. Anche perché avviare un negoziato in questa fase significherebbe solo dare tempo all’esercito di Mosca di riorganizzarsi. Vanno, insomma, prima consolidati alcuni capisaldi strategici. Per poi discutere avendo il coltello dalla parte del manico. Anche per questo Washington e la Nato hanno confermato a Zelensky ilprossimo invio di altri missili con una gittata capace di inibire l’azione dei droni di costruzione iraniana. Altre armi, dunque, arriveranno a Kiev proprio con l’obiettivo di raggiungere il traguardo di Kherson. Per di più ci cono due aspetti fondamentali che l’Amministrazione Usa sta sottolineando negli scambi ormai quotidiani con gli alleati. Il primo riguarda la minaccia russa del ricorso alla bombe nucleari tattiche. Seppure venga considerata una forma di deterrenza al momento non attiva, resta comunque un rischio da evitare. Anche perché in quel caso non solo ci sarebbe quasi inevitabilmente una reazione ad ampio raggio con le armi convenzionali, ma diventerebbe difficile contenere il nervosismo di alcuni alleati, come i polacchi. L’altro concerne i rapporti con la Cina. Persa Kherson, la crisi dell’ex Armata rossa sarebbe conclamata. Le soluzioni ipotizzate qualche mese fa in relazione a un possibile “regime change” al Cremlino sono ormai state superate. A questo punto, per gli Usa, la sconfitta totale di Putin provocherebbe una conseguenza peggiore: consegnare il controllo della Russia alla Cina. Come passare dalla padella alla brace. Meglio, dunque, un leader ostile ma ammaccato e indipendente da Pechino. Certo, i progetti di dialogo americani dipendono anche da fattori politici: il primo prenderà corpo questa settimana con le elezioni di midterm, specie nell’eventualità che i Democratici perdano la maggioranza sia al Senato sia alla Camera. La guerra comunque entra in una fase diversa grazie a una sorta di “convergenza parellela” degli interessi di Cremlino e Casa Bianca. Un negoziato non potrà certo portare subito alla pace ma magari a un cessate il fuoco nel Donbass. E anche alla proroga dell’accordo sul grano. Che il clima stia cominciando a mutare lo dimostra anche il fatto che l’amministrazione Usa - ieri - ha ammesso di essere da mesi in contatto diretto con Mosca. Protagonisti dei colloqui riservati - che a quanto riferisce ilWall Street Journal si sarebbero concentrati sul rischio di un ulteriore allargamento del conflitto e su come evitare un’escalation nucleare - sono il consigliere di Biden per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, il suo omologo Nikolai Patrushev e il consigliere di Putin per la politica estera Yuri Ushakov.
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