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La Repubblica Rassegna Stampa
06.11.2022 Milano: chi difende la democrazia
Cronaca di Matteo Pucciarelli

Testata: La Repubblica
Data: 06 novembre 2022
Pagina: 4
Autore: Matteo Pucciarelli
Titolo: «L’altra piazza di Milano sfila senza arcobaleno con Calenda e Moratti»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/11/2022, a pag.4, con il titolo "L’altra piazza di Milano sfila senza arcobaleno con Calenda e Moratti" la cronaca di Matteo Pucciarelli.

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Nella piazza meneghina, sotto l’arco della Pace, di bandiere arcobaleno non se ne vede una neanche per sbaglio. Palco, bandiere e cartelli sono monotematici: giallo e blu dell’Ucraina, con il motto nazionale “slava Ukraïni” a campeggiare. Non c’è il pienone, anzi, alla fine saranno stati 2 mila a dir tanto i partecipanti, quasi triplicati a 5 mila dagli organizzatori. Tutti con le idee chiare, però: stop alla guerra ma difendendo Kiev ad ogni costo, compreso e anzi soprattutto attraverso il pieno sostegno militare. Non ci sono bandiere di partito, se ne vede una della Nato e un cartello con su scritto “lunga gittata”, la speranza insomma di armi più potenti contro la Russia; ma il sabato milanese è anche un appuntamento politico chiaro. Cioè il tentativo di unire, con un posizionamento politico netto in politica estera, un mondo cosiddetto “riformista”: nel retropalco si ritrovano e si abbracciano personalità che arrivano da esperienze diverse ma oggi presidiano quell’area lì. E quindi: da Carlo Calenda a MatteoRenzi, da Letizia Moratti ad Alessandro Alfieri del Pd, da Bobo Craxi a Marco Cappato, da Mariastella Gelmini a Carlo Cottarelli. L’unico che non si è messo a fare comunella dietro le quinte e che invece ha seguito dalla piazza, è stato Pierferdinando Casini. Ma gli occhi erano e sono tutti puntati sull’ex (fino a quattro giorni fa) vicepresidente della Regione Lombardia, una vita a destra e oggi antagonista dell’uscente Attilio Fontana. E chissà se col sostegno del centrosinistra.

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Quando Moratti arriva, a manifestazione inoltrata, passa dal retro, parla fitto con Calenda, saluta Cottarelli — altro nome possibile per le regionali — la accoglie affettuosa Ada Lucia De Cesaris, corsi e ricorsi storici: lei che fu la vicesindaca di Giuliano Pisapia, colui che a sorpresa riuscì a batterla nella corsa a sindaca nel 2011. Il penultimo intervento dal palco è il suo e lei si commuove nel ricordare il papà Paolo, «un partigiano liberale che collaborò con tutto il Comitato di liberazione nazionale. La sua resistenza, come quella ucraina e quella italiana, è stata aperta, partecipata e concreta». Il riferimento all’esperienza passata del padre può essere pure letta come una mano tesa al Pd, in forte difficoltà nel virare su una candidatura come la sua, di una personalità che ha sempre fatto politica e con ruoli di grande responsabilità sul fronte opposto. Arrivando, Renzi si abbandona a qualche commento sul contesto politico. «Credo che quella di Letizia Moratti sia una candidatura molto interessante, lei ha avuto il coraggio di dire che i provvedimenti pro no-vax sono un errore e l’ho molto apprezzato. Ma ci siamo divisi i compiti e sarà Calenda a gestire questo dossier, sempre d’accordo con noi ma in prima persona ». Più cauto Calenda, «non politicizziamo questa manifestazione », dopo però aver contestato Giuseppe Conte, il presidente del M5S che ha sfilato per le vie della Capitale. «È stato con Salvini quando era putinista, è filo-trumpiano, ha firmato la via della seta con i cinesi e poi ha deciso che è progressista. Adesso ha deciso che è pacifista, domani deciderà che è comunista e tra quattro giorni diventerà nazionalista». La sua chiusura dal palco ha fatto il sunto di quanto sentito nei vari interventi, con toni diversi e a volte accesi («Vogliamo la Russia che perde sul campo di battaglia, se necessario la Russia va distrutta», ha esondato un rappresentante degli studenti delle superiori). Per Calenda, in conclusione, «in questa piazza non c’è spazio per una richiesta di pace che nasconde la codardia». Chiusura con musica, cioèBella ciao , inno della Resistenza italiana. Accolto un po’ freddamente dalla piazza, cantato così e così dai present, Calenda ha pure sbagliato le parole. Ma alla fine viene tributato un lungo applauso.

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