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La Repubblica Rassegna Stampa
04.11.2022 Civili evacuati e case requisite dai militari, a Kakhovka i russi preparano l’inverno
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 04 novembre 2022
Pagina: 18
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Civili evacuati e case requisite dai militari, a Kakhovka i russi preparano l’inverno»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/11/2022, a pag. 18, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Civili evacuati e case requisite dai militari, a Kakhovka i russi preparano l’inverno".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Russia's ambitions, Ukraine's resistance, and the West's response

Le autorità russe ordinano l’evacuazione forzata delle settantamila persone che abitano nel distretto di Kakhovka, dirimpetto alla città di Kherson, mentre l’offensiva dei soldati ucraini nel sud si fa sempre più vicina. La decisione arriva due settimane dopo l’inizio dell’evacuazione da Kherson e questa volta non è più un avvertimento, è un obbligo: chiunque abbia una casa a meno di quindici chilometri dal fiume Dnipro deve lasciarla. In cambio avrà un rimborso di centomila rubli, circa milleseicento euro, e sarà spostato in Russia oppure più a sud, verso la Crimea. Famiglie ucraine con i bambini in braccio stanno già obbedendo, chi può in macchina e la maggioranza sui bus, allo spostamento di massa. Questa non è l’evacuazione della riva destra del fiume, dove Kherson si svuota sempre di più di civili mentre a circa trenta chilometri i russi tengono con molta fatica la linea. È l’evacuazione della sponda sinistra del Dnipro, quella sicura per i russi, che ancora per molto tempo non sarà raggiungibile dai soldati di Kiev – e infatti gli alti comandi si sono già spostati di là. Quando i soldati di Putin si ritireranno da Kherson – ormai è una questione di “quando”, non più di “se” – il distretto di Kakhovka che affaccia sul fiume farà parte della linea militarizzata che dividerà per decine di chilometri i russi dagli ucraini. Con la sua ampiezza e le sue rive minate il Dnipro diventerà il nuovo trentottesimo parallelo, come il confine sorvegliatissimo che separa le due Coree. In questi duecentocinquanta giorni di conflitto i militari russi non si sono mai preoccupati della vita dei civili ucraini – come peraltro dimostra la strategia corrente, che prevede la distruzione delle centrali elettriche per lasciare le città al freddo e al buio mentre comincia l’inverno. Di solito fanno il contrario e impediscono le operazioni di evacuazione dalle zone dei combattimenti perché la presenza di civili rallenta l’avanzata dei soldati ucraini – cosa osservata in più occasioni nel Donbass ein altre aree liberate. C’è da chiedersi quale potrebbe essere questa volta il vantaggio dei russi nello sgombrare la popolazione ucraina dalla riva sinistra del fiume, mentre la battaglia infuria sulla riva destra. Un fattore da contare è senz’altro l’arrivo dell’inverno. I soldati non possono concentrarsi in basi e in caserme improvvisate perché altrimenti diventano un bersaglio per i bombardamenti degli Himars ucraini, come è successo a un gruppo di combattenti ceceni che il 24 ottobre si è insediato nel liceo di Kairy, un piccolo centro a poca distanza da Kakhovka. I ceceni, circa un centinaio, hanno girato alcuni video scherzosi mentre si piazzavano all’interno della scuola dalle caratteristiche pareti rosa, incluso uno nel quale suonavano un piano, e li hanno postati sui social. Del resto in Ucraina sono chiamati con disprezzo “tiktoker”, perché non sanno resistere alle esibizioni. È possibile che qualche ex alunno del liceo abbia riconosciuto il posto e poche ore dopo, quando è sceso il buio, un Himars ucraino ha centrato la scuola, ha ucciso trenta ceceni e ne ha feriti una sessantina. Incorreggibili, hanno pubblicato altri video nei quali estraevano i sopravvissuti dalle macerie e allineavano i cadaveri nel cortile. Se questa è la situazione, si capisce la deportazione dei civili del distretto di Kakhovka appena ordinata dai russi: con l’arrivo dell’inverno ucraino, meglio sparpagliare i soldati a piccoli gruppi nelle case dei villaggi lungo la sponda del fiume, in numeri così bassi da non valere un bombardamento, ed è anche meglio allontanare la popolazione civile che nasconde un numero di informatori intento a passare in tempo reale informazioni all’esercito ucraino. Nelle interviste raccolte da Repubblica in questi giorni in tutti i centri occupati dai russi e liberati di recente lungo il fiume Dnipro, i civili raccontano questa costante: i soldati russi hanno occupato le case per non diventare bersagli dei bombardamenti. Adesso la pratica diventerà la soluzione per presidiare la linea del Dnipro nei prossimi mesi, quando russi e ucraini si guarderanno da sponde opposte. Ieri i soldati russi hanno abbandonato alcuni checkpoint attorno e dentro Kherson, e la bandiera di Mosca sul tetto dell’edificio dell’Amministrazione centrale non c’è più. Tuttavia per ora non si osserva una grande ritirata attraverso il fiume – venticinquemila uomini con carri e mezzi non passerebbero inosservati – e anzi in città sono arrivati alcuni russimobilitati di fresco.

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