Iran: la polizia apre il fuoco sui giovani Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 04 novembre 2022 Pagina: 20 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Iran, scontri davanti ai cimiteri, la polizia apre il fuoco sui giovani»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/11/2022, a pag.20, con il titolo "Iran, scontri davanti ai cimiteri, la polizia apre il fuoco sui giovani", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
“Per ognuno di noi che muore, mille scenderanno in strada”, cantano da sette settimane gli studenti nelle università. E succede davvero: l’Iran piange i suoi giovani, vittime della repressione, e la rabbia riesplode a ogni cerimonia. Raggiungere i cimiteri chiusi dalla polizia è diventato un atto politico. Ieri le strade di diverse città si sono riempite di manifestanti. A Karaj, a Ovest di Teheran, centinaia di persone si sono messe in marcia di mattina per raggiungere il cimitero di Behesht-e Sakineh a 40 giorni dall’uccisione della 22enne TikToker Hadis Najafi. La polizia aveva bloccato gli accessi, ma non è servito. Così le forze di sicurezza hanno fatto fuoco sulla folla e secondo alcuni testimoni avrebbero attaccato i manifestanti anche con i machete. La risposta è stata violenta. Un gruppo di uomini ha assaltato un’auto della polizia, negli scontri è mortoun basiji — la milizia paramilitare impiegata per reprimere le proteste — e altri cinque agenti sono rimasti feriti. Nel quartiere Fouladshahr di Isfahan c’è stato forse uno dei cortei più partecipati dall’inizio delle manifestazioni, migliaia di persone in ricordo della 18enne Mahsa Mogoui, come pure ad Arak, dove in centinaia si sono uniti per celebrare lo chef di 20 anni Mehrshad Shadidi ucciso dalle forze di sicurezza a bastonate, o ad Amol, dove le piazze si sono riempite per i 40 giorni dall’uccisione della 32enne Ghazaleh Chalabi.
Ali Khamenei - le proteste delle donne iraniane
Un elenco lungo, drammatico, che secondo l’organizzazione Human Rights Activists News Agencyconta 298 morti, di cui almeno 47 minorenni, e 36 agenti di sicurezza. Il clima è sempre più teso, alle morti si sommano le sparizioni e gli arresti. Almeno 12mila persone sono finite in prigione, dice Hrana, centinaia sono studenti, le famiglie in molti casi non hanno notizie della loro sorte. I riferimenti del movimento guidato da giovani e donne finiscono dietro le sbarre, come il rapper Toomaj Salehi, seguitissimo in Iran, che è stato uno dei più decisi sostenitori delle proteste, e che si è sempre rifiutato di lasciare il Paese pur sapendo il rischio che correva. La repressione e la chiusura della leadership iraniana che ha bollato le manifestazioni come orchestrate dai nemici dell’Iran alimentano la rabbia e nuove manifestazioni in un clima che rischia di genere altra violenza. Ieri a Zahedan è stato aggredito e ucciso l’imam di una moschea. I media governativi hanno dato la notizia senza però fornire dettagli su chi siano gli assalitori.
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