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La Stampa Rassegna Stampa
12.03.2003 Un gioco intellettuale
A. B. Yehoshua sa come si governa il mondo e ci insegna come si fa.....

Testata: La Stampa
Data: 12 marzo 2003
Pagina: 1
Autore: Avraham B. Yehoshua
Titolo: «C'è una strada per evitare questa guerra»
Riportiamo un articolo di Avraham B. Yehoshua pubblicato su la Stampa mercoledì 12 marzo 2003.
VEDIAMO di analizzare con logica l’attuale crisi internazionale legata a una possibile guerra in Iraq. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sostengono con fermezza che l’Iraq, sotto il regime di Saddam Hussein, ha creato arsenali di armi di distruzione di massa, chimiche e biologiche. Questi arsenali sono ben nascosti e gli ispettori dell’Onu - poche decine - non riescono a rintracciarli. I due Stati sostengono inoltre, e con piena ragione, che Saddam Hussein e i suoi collaboratori non cooperano con gli ispettori: evitano di fornire informazioni con vari pretesti e anche quando lasciano trapelare dati attendibili lo fanno con scaltrezza e dosandoli goccia a goccia, così da guadagnare tempo e rinfocolare le manifestazioni contro la guerra nel mondo intero.

Viceversa, altre nazioni, con Francia e Germania in testa, sostengono che occorre concedere più tempo agli ispettori dell’Onu e che non è assolutamente necessario lanciarsi in una guerra affrettata che potrebbe provocare morte e sofferenze a centinaia di migliaia di esseri umani, causare distruzione e danni ambientali e innescare un’ondata di gravi attentati terroristici. Nonostante queste nazioni ammettano che la probabilità che l’Iraq nasconda arsenali di armi proibite sia molto alta, ritengono che sia meglio averne la prova definitiva prima di decidere di intraprendere un'azione bellica, un’eventualità a cui fare ricorso solo nel caso in cui non ci sia veramente altra scelta.

La risposta degli Stati Uniti e della Gran Bretagna a simili posizioni è semplice: gli ispettori dell’Onu e Saddam Hussein hanno avuto tempo sufficiente per scoprire e consegnare le armi di distruzione di massa e non ha senso rimandare una guerra che scoppierebbe in ogni caso. Tanto più che le condizioni ambientali e climatiche si fanno di giorno in giorno più problematiche. Se la guerra, in seguito al comportamento criminale dell'Iraq, è inevitabile, è meglio cominciarla il prima possibile.

Ora io vorrei suggerire al governo degli Stati Uniti e della Gran Bretagna di sottoporre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una proposta che si potrebbe definire «ricerca e non guerra» e consiste in quanto segue: ai potenti eserciti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, attualmente dislocati lungo il confine con l’Iraq, verrebbero aggregati altre migliaia di soldati appartenenti alle nazioni attualmente contrarie alla guerra, compresi gli Stati arabi. Tali eserciti penetrerebbero in Iraq sotto il patrocinio delle Nazioni Unite per condurre una ricerca sistematica degli arsenali di armi proibite con l’aiuto degli strumenti elettronici a loro disposizione. Questa ricerca verrebbe condotta senza alcuna violenza, evitando uccisioni e distruzioni e con il consenso delle autorità irachene che, pur non collaborando in modo attivo, resterebbero passivamente a guardare.

Verrà anche stabilito un preciso periodo di tempo per questa ricerca, un mese o due, durante il quale l’intero territorio iracheno verrà setacciato minuziosamente. Non c’è dubbio che in un simile lasso di tempo centinaia di migliaia di soldati equipaggiati con i più sofisticati strumenti elettronici, potrebbero rintracciare gli arsenali di armi proibite e distruggerli. Se simili arsenali verranno scoperti Saddam Hussein dovrà lasciare il paese e il suo regime verrà sostituito da un governo democratico sotto la tutela delle forze armate internazionali. Nel caso invece di un esito negativo e di una conferma di quanto sostengono le autorità irachene, l’attuale regime resterà in vigore e le forze armate internazionali si ritireranno gradatamente.

Una simile proposta da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna costituirebbe un autentico banco di prova per gli Stati che si oppongono alla guerra: dimostrerebbe infatti se le loro posizioni sono dettate da motivi puramente umanitari o, viceversa, da calcoli politici e strategici del tutto estranei a questi propositi. Tale proposta verrebbe anche accettata di buon grado da buona parte dell’opinione pubblica mondiale, propensa a disarmare lo spietato dittatore iracheno ma contraria a pagare un prezzo troppo alto e terribile in termine di vite umane.

Un eventuale rifiuto da parte dell’Iraq invece (altamente probabile), proverebbe in modo incontrovertibile la presenza di armi di distruzione di massa sul suo territorio e quindi una guerra per il disarmo sarebbe giustificata agli occhi di molti. Anche il prestigio e l’autorità delle istituzioni internazionali si preserverebbe in questo modo perché a questo punto un’azione bellica incontrerebbe l'approvazione della maggior parte delle nazioni del mondo. Grazie a questa proposta, dunque, gli Stati Uniti mobiliterebbero le imponenti forze militari dispiegate lungo i confini dell’Iraq per disarmare Saddam Hussein, così come vuole George Bush, ma ciò accadrebbe senza l’uso della violenza e senza la perdita di vite umane.
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