La rivincita di Benjamin Netanyahu Commento di Enrico Franceschini
Testata: La Repubblica Data: 02 novembre 2022 Pagina: 15 Autore: Enrico Franceschini Titolo: «La clamorosa rivincita di Bibi e lo spettro destra estrema»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/11/2022, a pag. 15, il commento di Enrico Franceschini dal titolo "La clamorosa rivincita di Bibi e lo spettro destra estrema".
Enrico Franceschini
Benjamin Netanyahu
Rieccolo. Se gli exit poll sono esatti, le quinte elezioni israeliane in quattro anni producono il ritorno di Benjamin Netanyahu, sia pure accompagnato dallo spettro dell’estrema destra al governo. Una clamorosa rivincita per l’uomo politico più a lungo al potere (quindici anni) nella storia di Israele, in procinto di tornarci dopo essere stato brevemente spodestato da una coalizione senza precedenti di destra, centro e sinistra, unita dal desiderio di soppiantarlo. Si è votato così di frequente nello Stato ebraico dal 2017 a oggi, che qualche commentatore paragona la sfida fra Bibi, come lo chiamano i sostenitori, e i suoi avversari a un playoff in cinque elezioni: ebbene, con quella di ieri Netanyahu ha prevalso in quattro su cinque delle ultime gare elettorali. Erano le prime elezioni dal 2009 a cui non arrivava come primo ministro. Gli pendeva sulla testa un processo per frode e corruzione. E il suo rivale, il premier uscente Yair Lapid, era un centrista che ha abilmente maneggiato sia la guerra, un’operazione lampo a Gaza, sia la pace, un importante accordo con il Libano. Eppure, il Likud di Netanyahu rimane largamente il partito più forte con un terzo dei voti e il mandato per formare un esecutivo toccherà a lui. Per avere la maggioranza di 62 seggi su 120 pronosticata dagli exit poll, tuttavia, dipenderà da svariati partner tra i quali in primo piano il Partito Sionista Religioso, il cui capo Itamar Ben Gvir è un colono residente nei Territori Occupati, recentemente ripreso con la pistola in pugno durante scontri con i palestinesi: un discepolo del movimento Kach messo al bando negli Stati Uniti, che non solo rifiuta ogni dialogo con i palestinesi di Cisgiordania e Gaza, ma definisce i 2 milioni di cittadini arabi di Israele una “quinta colonna” e mette nel mirino la Corte Suprema, arbitro dell’equilibrio nazionale. Israele non ha mai avuto un partito così estremista al governo. Il paradosso è che l’instabilità coincide con il potenziale creato dagli accordi di Abramo, la storica apertura dei paesi arabi nei confronti di Israele. L’unica vera democrazia del Medio Oriente ha bisogno di ritrovare il vigore dei padri fondatori, a sei mesi dall’anniversario in cui celebrerà 75 anni di esistenza. Ma fra chi diceva nessun futuro senza Bibi e nessun futuro con Bibi, continuano a vincere i primi.
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