'Musica sono per me le Tue leggi. Storie di Davide, re di Israele', di Ugo Volli Recensione di Massimo Giuliani
Testata: Avvenire Data: 31 ottobre 2022 Pagina: 18 Autore: Massimo Giuliani Titolo: «Le storie di Davide, meglio di un romanzo»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 31/10/2022, con il titolo "Le storie di Davide, meglio di un romanzo" la recensione di Massimo Giuliani.
Massimo Giuliani
La copertina
Si può riscrivere una storia biblica meglio di come la Bibbia stessa la racconta? A quanto leggo, sì. La storia, o meglio la biografia rinarrata è quella del re Davide, e il geniale riscrittore è Ugo Volli, non un biblista ma semiologofilosofo dell'università di Torino. Il libro porta come titolo una citazione del salmo 119, versetto 54: Musica sono per me le Tue leggi e come sottotitolo: Storie di Davide, re di Israele (La nave di Teseo, pagine 536, euro 24,00). Il mio è ovviamente un giudizio iperbolico e occorre lehavdil, si dice in ebraico, fare tutte le debite differenze. Tuttavia chi leggerà questa riscrittura non troverà solo un affascinante e ordinata ricostruzione degli eventi epici che riguardano il secondo re dell'antica monarchia israelitica, dall'unzione nei campi alla morte, cui seguì una travagliata successione dinastica; troverà pure un impressionante gruppo scultoreo, quasi un calco in parole dei celebri David rinascimentali, il cui marmo sono tanto il libro di Samuele (due nel canone, ma uno nella trama), e un po' quello delle Cronache, quanto l'intera tradizione rabbinica, i midrashim e il Talmud, dove il personaggio-Davide è rimaneggiato infinite volte per dar conto dei misteri e delle stranezze e persino degli azzardi teologici in cui la sua vita è incastonata. Si fatica a definirla "una storia", perché si tratta di vicissitudini a lungo tramandate in forma orale e assemblate da una mano (o quasi certamente da più mani) che, sempre in metafora, diremmo divina. Ugo Volli è semiologo esperto, e la sua arte lo aiuta in questo continuo disassemblare e ricomporre il puzzle davidico e lo fa rabbinicamente attento ai dettagli che sono, nei testi biblici, le chiavi dell'insieme. Combinando acribia esegetica e affinate conoscenze storiche, Volli riesce a rendere contemporaneo l'ancestrale e a farci ponderare, anzi apprezzare il valore della distanza, le divergenze prospettiche, i "sensi impervi" celati nei giochi di parole che l'ebraico permette, dando un gusto quasi ludico all'indagine. E grazie a tutto questo scolpire con parole, ed escavare tra i rimandi, e navigare tra le citazioni intertestuali, ecco che emerge lui, il giovane re fulvo e bello come solo un eroe può e dev'esserlo, astuto non meno di Ulisse o coraggioso non meno di Ercole, ma soprattutto pieno di fede e di timor di Dio come Abramo e Mosè. Ma anche fragile e peccatore, ché, nella Bibbia ebraica, gli eroi sono come i non-eroi, hanno a volte difetti fisici (zoppicano, balbettano) e più spesso difetti morali (in preda alle passioni come tutti noi). Davide è sì l'unto del Signore, vale a dire consacrato per una speciale missione, ma non per questo è meno esposto degli altri a errare, a sbagliare. In tal modo diviene il prototipo dell'eroe antieroico, o semplicemente un rappresentante emblematico del genere umano, nel quale convivono aspirazioni contraddittorie e azioni di segno opposto. In Davide convivono e più spesso si contrappongono dimensioni diverse: è pastore ma anche aristocratico; è audace ma dotato di estremo autocontrollo; fa il brigante simil-mafioso ma resta leale al re Saul, nonostante questi voglia ucciderlo; è guerriero ma è pure poeta e musico (e diviene musicoterapeuta per un Saul maniacal- depresso). Ancora, Davide sa essere pio e devoto, ma è pure donnaiolo, incapace di resistere alle tentazioni sessuali (e a prova di una sua pretesa omosessualità giovanile non basta un verbo). La tradizione lo reputa l'autore del salterio, ed ecco allora l'illuminante scelta di Volli di intercalare, in questa riscrittura, il salmo giusto al momento biografico giusto, là dove il testo biblico o l'esegesi rabbinica immagina tali inni siano stati cantati da Davide stesso: quando si finse pazzo dinanzi a un re filisteo, oppure quando da perseguitato fuggiva Saul, o ancora quando pernottava in una caverna, una delle molte che si aprono negli wadi del deserto di Giudea. Come Volli spiega bene in alcuni passi didattici del suo libro, la Scrittura non tace i difetti e le colpe di Davide (inclusi l'assassinio e l'adulterio) di cui si macchia, così come i maestri di Israele non nascondono difetti e colpe dei Patriarchi e dei grandi leader di Israele: "Questo è un fatto che merita riflessione. Non siamo di fronte a un'agiografia, come sono altri testi sacri di molte religioni, e neppure a un libro di favole, in cui tutti i personaggi sono in bianco o in nero, ma a una narrazione sofisticata e complessa, che ha l'ambizione di riportare la verità (storica, o almeno morale) in tutta la sua ricchezza di sfumature e di contraddizioni psicologiche': La grandezza morale di Davide, va rimarcato, sta nel suo sapersi rapportare con l'Eterno che lo ha scelto e nel suo riconoscere di dover rendere conto del proprio operato, il che, nel linguaggio della tradizione ebraica ormai noto anche al mondo cristiano, significa saper "fare teshuvà": rientrare in se stessi, elaborare i propri errori o colpe, voler rimediare (fin dove possibile) e cambiar strada. Questo Davide fa, diventando così un modello, un esempio come leader politico, come studioso e come semplice uomo di fede. Ancora una qualità, di questa riscrittura: Volli non minimizza mai le implicazioni politiche di questa storia, che nel suo complesso ci ricorda la continuità, pur in bilico tra mito e teologia, del regno davidico con l'intera storia del popolo ebraico, fino all'odierno stato di Israele. Che quel regno sia storicamente non accertabile è meno rilevante del fatto, storico, che esso sia stato elaborato come memoria, giustificazione e ideale della vita nazionale del popolo ebraico, la cui dimensione politica è sempre stata, ed è ancora, inscindibile da quella religiosa. Difficile per alcuni da capire e, se compresa, da accettare. Il libro di Volli è anche una lunga meditazione su questo fondamentale aspetto dell'identità ebraica, che non a caso lega il re-Davide alla figura e alla missione del re-messia. Qui pure la storia sconfina nel mito e il mito dà ali alla storia, in una circolarità e pluralità di chiavi ermeneutiche che riverberano nelle pagine di questa ri-Scrittura, "poiché l'immagine e il mito di Davide sono lo specchio in cui gli ebrei di ogni tempo si sono misurati': E non solo gli ebrei.
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