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L’intesa fra Iran e Russia è un pericolo per Israele Analisi di Antonio Donno
Il movimento Hezbollah è contento dell’esito dei negoziati fra il Libano e Israele sulla spartizione delle aree marittime da cui sarà estratto il gas. Nonostante che Beirut non abbia mai riconosciuto Israele, da più parti si sostiene che la firma degli accordi sul gas potrebbe rappresentare un passo importante verso la pacificazione del Medio Oriente. Tuttavia, è assurdo pensare che il gruppo terroristico di Hezbollah, sostenuto dall’Iran e specializzato in menzogne e false dichiarazioni, rinunci al suo obiettivo fondamentale, la distruzione di Israele, scopo esclusivo della sua esistenza. Qualsiasi speranza di pace legata agli accordi sul gas è del tutto fuori luogo.
Il motivo principale di questa falsa aspettativa risiede nella politica di Teheran, che sta assumendo contorni che esorbitano dalla regione mediorientale. La vendita alla Russia di droni-suicidi da utilizzare contro le infrastrutture e la stessa popolazione ucraina ha una duplice conseguenza. In primo luogo, l’avvicinamento di Teheran a Mosca dimostra che il regime iraniano tende a considerare Putin un possibile alleato nelle questioni del Medio Oriente, nelle quali un posto di grande rilievo è rappresentato dalla lotta contro Israele. Se questo si avverasse, la regione sarebbe pesantemente interessata dalla presenza diretta di un nuovo attore, la Russia, in una questione che coinvolge direttamente Gerusalemme. Di conseguenza, la presenza di Mosca in Siria, a difesa del regime criminale di Assad, potrebbe riguardare un nuovo scenario nel quale Israele è coinvolto in modo cruciale. Certo, la Siria sunnita e l’Iran sciita non sono compatibili, ma il confronto decennale con lo Stato degli ebrei potrebbe rappresentare un collante politico-militare tra i due Paesi.
Il secondo motivo che tende a destabilizzare la regione mediorientale è rappresentato dagli esiti incerti dei negoziati tra Iran e Stati Uniti sulla questione del nucleare di Teheran. Sono passati molti mesi da quando le due delegazioni hanno iniziato a confrontarsi sul problema, senza giungere ad alcuna soluzione. Per la verità, è stato l’Iran di Raisi, succeduto al “moderato” Rohani, a dilazionare in continuazione i tempi dei negoziati al fine di permettere l’accelerazione del processo di acquisizione dell’arma nucleare da parte di Teheran. I negoziati di Vienna, dunque, languono per volontà di Raisi, un oltranzista autore di crimini orrendi nel proprio stesso Paese. Ora, se Teheran dovesse stabilire un’intesa significativa con Putin, come fatto consequenziale alla vendita di droni-suicidi alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, è possibile che Teheran sia incline a prolungare i negoziati di Vienna fino alla loro estinzione. Di conseguenza, nello scacchiere mediorientale si presenterebbe una novità allarmante per Israele: il sostegno politico di Mosca a Teheran in una serie di problematiche che, oltre a riguardare direttamente Israele, si riferiscono agli attuali Paesi arabi sunniti che hanno firmato con Gerusalemme gli Accordi di Abramo.
Se l’Iran dovesse sganciarsi dai negoziati di Vienna, avvicinandosi alle posizioni russe, gli Stati Uniti si troverebbero di fronte a un duplice dilemma, che collega politicamente le questioni ucraine e quelle mediorientali. La fornitura di armi americane all’Ucraina per combattere la Russia mette in discussione il progetto di Washington di giungere a un accordo con l’Iran sul nucleare, ammesso che l’Iran sia disponibile a continuare le negoziazioni con Washington. Oggi, Teheran vede nella Russia di Putin un sostegno politico molto importante per il suo progetto egemonico nel Medio Oriente e, di conseguenza, le continue sue dilazioni nei negoziati di Vienna avrebbero una ragione in più, e molto seria, per lasciarli affondare.
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