Testata: La Stampa Data: 29 ottobre 2022 Pagina: 15 Autore: Anna Zafesova Titolo: «'Potiomkin è un nostro eroe'. E i russi trafugano le spoglie»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/10/2022, a pag. 15, con il titolo " 'Potiomkin è un nostro eroe'. E i russi trafugano le spoglie", l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Putin come Hitler?
Il principe Potiomkin era entrato nella storia per aver inventato qualcosa che sembra esserci, ma in realtà non esiste: i famosi villaggi composti di sole facciate che mostrava all'imperatrice Caterina II. Ora, 231 anni dopo la sua morte, è finito vittima della stessa illusione: del suo monumento a Kherson è rimasto soltanto il piedistallo, e la sua tomba nella cattedrale ortodossa della città è vuota. I resti dell'illustrissimo principe di Tauride sono stati trasportati «per motivi di sicurezza» sulla riva sinistra del Dnipro, ha dichiarato il «governatore» della regione imposto dall'esercito russo. Insieme a Potiomkin - in versione ossa e in versione bronzo - sono stati fatti sfollare dalla città anche altri monumenti, in particolare quello al generale Aleksandr Suvorov e all'ammiraglio Fyodor Ushakov, considerati a rischio di profanazione dai militari russi. Mentre il ministro della Difesa Sergey Shoigu si presenta a rapporto da Vladimir Putin per comunicare che la «mobilitazione parziale è stata conclusa», e 82 mila dei 300 mila coscritti sono già sul fronte, il Cremlino si sta preparando a perdere Kherson, o almeno è quello che sembra sempre più evidente dai segnali che arrivano dall'unico capoluogo regionale ucraino che le truppe di Mosca sono riuscite a occupare dopo l'invasione lanciata a febbraio. Indiscrezioni moscovite affermano che i militari avrebbero voluto lasciare la città - a rischio di accerchiamento e con tutti i ponti cruciali per l'approvvigionamento sotto tiro della artiglieria ucraina - già settimane fa, ma che Putin in persona avrebbe impedito la ritirata, inscenando invece la cerimonia di «annessione» dei territori occupati alla Federazione Russa. Ora che la controffensiva di Kiev si sta avvicinando, l'ordine di ritirare i soldati continua a non arrivare, mentre in compenso vengono fatti evacuare i monumenti cittadini, in quello che vorrebbe essere un segnale carico di ideologia: gli ucraini possono anche riprendersi la loro città, ma i simboli dell'impero che la rendono russa agli occhi del Cremlino - il presidente russo ha appena ribadito che gli ucraini e i russi sono «lo stesso popolo» e che l'Ucraina sarebbe «uno Stato artificiale» - devono rimanere a Mosca. Curioso che questo sequestro dei simboli delle glorie passate vada a turbare il destino postumo di Grigory Potiomkin, l'aristocratico che oltre ad aver inventato la prima fake news certificata della storia russa abbia firmato un capitolo importante dell'espansione imperiale. Celebre soprattutto come amante favorito di Caterina la Grande, il principe è stato un politico e stratega brillante, uno dei protagonisti della guerra contro i turchi e della conquista - insieme a Suvorov e Ushakov - delle terre ottomane diventate in seguito quella «nuova Russia» che Putin oggi rivendica all'Ucraina. Fondatore di Kherson e Odessa - dove la grande scalinata resa celebre da Eisenstein e da Fantozzi oggi porta il suo nome - e autore della conquista della Crimea che gli è valsa il titolo di principe, il brillante cortigiano e patrono delle arti settecentesco oggi viene esaltato dai russi come uno dei padri dell'impero, è rifiutato dagli ucraini come simbolo del colonialismo. Recuperato nel pantheon degli eroi nazionali dopo la fine dell'Urss - personaggio decisamente troppo disinibito per i gusti della storiografia comunista - ora viene considerato dai propagandisti del putinismo quasi una sorta di santo protettore delle terre «storicamente russe» del Sud ucraino, al punto che i suoi resti vengono riesumati e trafugati. Un episodio quasi surreale che potrebbe però essere il preludio alla grande battaglia per cacciare gli invasori russi che tutta l'Ucraina sta aspettando da mesi. Nei giorni scorsi era stato reso noto l'ordine di portare sulla riva opposta del Dnipro, oltre ai monumenti, le icone più preziose dalle chiese e i reperti più importanti dai musei e dalle biblioteche della città. Anche gli abitanti civili sono stati invitati ad andarsene, prima per passare un periodo di «vacanze e studio» in Russia e poi più esplicitamente per fuggire dall'esercito ucraino. Secondo le autorità di occupazione, 70 mila abitanti si sono già trasferiti sulla sponda opposta, insieme al comando militare russo, ai monumenti rubati e alla salma del principe di Tauride.
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