Testata: La Repubblica Data: 26 ottobre 2022 Pagina: 32 Autore: Serena Tibaldi Titolo: «La moda contro Kanye West dopo le frasi antisemite anche Adidas lo scarica»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/10/2022 a pag.32 con il titolo "La moda contro Kanye West dopo le frasi antisemite anche Adidas lo scarica" la cronaca di Serena Tibaldi.
Kanye West
Alla fine, anche Adidas ha abbandonato Kanye West. Ieri il colosso dello sportswear tedesco ha rescisso tutti i legami con il rapper Usa: la produzione della sua linea di abbigliamento e accessori Yeezy sarà subito sospesa, si legge nel comunicato del brand, e saranno interrotti i pagamenti all’artista. Alla base della decisione c’è la sconcertante e molto pubblica spirale di insulti razzisti e antisemiti, provocazioni e teorie cospirazioniste in cui il rapper è caduto da inizio ottobre. Non è stata una scelta facile per Adidas, che ha specificato di detenere i diritti dei modelli creati dal rapper dal lancio di Yeezy nel 2015 a oggi: i suoi pezzi sono tra i più amati e ambiti, il valore della collezione si aggira sui 2 miliardi di dollari, mentre sono 250 i milioni di dollari che Adidas perderà da qui alla fine dell’anno cessando la collaborazione. Anche se non si ha familiarità con lo stile del rapper, la gravità della decisione è chiara. Proprio in virtù del suo enorme successo, West sinora aveva avuto carta bianca nel fare ciò che voleva: candidarsi alle presidenziali americane nel 2016, sostenere le politiche anti-immigrazione di Trump, insultare l’ex-moglie Kim Kardashian, fondare una sua religione, aprire una scuola di musica. Le cose sono cambiate lo scorso 3 ottobre a Parigi, proprio - ironia della sorte - durante la sfilata di Yeezy. Pietra dello scandalo sono state le t-shirt con la scritta White lives matter, la risposta dei suprematisti bianchi al movimento Black lives matter. Le critiche si sono subito fatte sentire sia sui social media che tra gli addetti ai lavori presenti allo show; da lì è stato il caos, con Kanyeimpegnato ad aizzare i suoi fan contro Gabriella Karefa-Johnson, redattrice afroamericana di Vogue America e tra le molte voci contrariate. A farlo desistere è stata Anna Wintour, sua amica e storica sostenitrice, che nei giorni successivi avrebbe fatto filmare a Baz Lurhmann l’incontro e la riconciliazione tra i due. West però, che ha ammesso di soffrire di un disturbo bipolare, ha ribadito le sue idee; e la comunità della moda, che lo aveva accolto a braccia aperte, non ha potuto che prendere le distanzie. Il primo è stato Balenciaga, che con West aveva lanciato nei mesi scorsi una linea per Gap (nel frattempo rinnegata dal rapper), e che il due ottobre aveva fattoaprire all’artista il suo show. A ruota è arrivato l’addio di Kering, proprietario di Balenciaga, e anche di Lvmh dopo che West ha accusato il suo fondatore Bernard Arnault di aver ucciso il designer suo amico Virgil Abloh, scomparso un anno fa. Kanye ha poi annunciato l’acquisto del social network conservatore Parler in risposta alla sospensione dei suoi account social, ha dichiarato che George Floyd non è stato ucciso dalla polizia ma da un’overdose di fentanyl, è stato mollato dal suo agente e dai suoi avvocati (gli stessi di Johnny Depp); infine, domenica scorsa ha incassato il supporto di un gruppo neo-nazista, che ha esposto su un cavalcavia di Los Angeles striscioni con slogan anti-semiti in suo favore. Davvero troppo. Lunedì mattina si è saputo che Anna Wintour ha tagliato i ponti tra Vogue e il rapper (nessuna notizia del video di Luhrmann) e ieri è arrivato l’addio di Adidas, secondo molti colpevole di aver sinora taciuto per salvaguardare i guadagni garantiti da Yeezy. West, almeno per ora, tace.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante