Telefonata Meloni-Biden su atlantismo e Ucraina Cronaca di Tommaso Ciriaco, Emanuele Lauria
Testata: La Repubblica Data: 26 ottobre 2022 Pagina: 14 Autore: Tommaso Ciriaco, Emanuele Lauria Titolo: «La premier al telefono con Biden poi viaggio a Kiev e bollette»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/10/2022 a pag.14 con il titolo "La premier al telefono con Biden poi viaggio a Kiev e bollette" la cronaca di Tommaso Ciriaco, Emanuele Lauria.
Joe Biden
Due priorità, due emergenze. Giorgia Meloni deve correre. E agire con urgenza sui dossier che rischiano di affossarla già in partenza. Sul primo, l’atlantismo, è zavorrata dal solido rapporto con Mosca di Matteo Salvini e dagli audio filoputiniani di Silvio Berlusconi. A sera, sente al telefono il presidente Usa Joe Biden, sottolineando «l’importanza della partnership transatlantica, soprattutto alla luce delle storiche sfide che le democrazie occidentali stanno affrontando, come la guerra in Ucraina e la crisi energetica e alimentare». Il secondo terreno su cui misurarsi immediatamente è quello del caro energia, a cui dedicherà un decreto che compensi il costo fuori controllo di bollette e benzina per la porzione restante del 2022. Più difficile, invece, cercare di dare immediatamente un’impronta politica alla sua azione. Tenterà però almeno di dare il via libera entro fine anno alla flat tax per le partite Iva fino a centomila euro, che potrebbe essere inserita nel decreto fiscale abbinato alla finanziaria. Nulla a che vedere con la grande riforma fiscale sulla tassa piatta, propagandata dal segretario del Carroccio. Ma comunque il tentativo di dare un segnale alla galassia produttiva del Nord che l’ha votata, punendo duramente Salvini. In realtà, Meloni vorrebbe spendere la prima settimana di governo per chiudere un’altra partita: quella dei sottosegretari e delle deleghe da affidare ai dicasteri. Il progetto è convocare due distinti consigli dei ministri già in settimana, ma non è detto che l’ambizione corrisponda alla realtà. La delega alla Transizione digitale finirà al sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano. Poi verrà il tempo di occuparsi delle bollette. L’idea è rifinanziare gli aiuti per ammortizzare il caro bollette di dicembre (costa tra i cinque e i sei miliardi) e i rincari della benzina (bisogna coprire la seconda metà di novembre e l’intero mese di dicembre, per un totale di un miliardo e mezzo). Prima di approvare il decreto, però, l’esecutivo dovrà garantire la prossima settimana il via libera alla relazione che autorizza il Tesoro a spendere le risorse che ha liberato l’esecutivo di Mario Draghi. Una sorta di assestamento che prima era stimato in 9 miliardi e 400 milioni, ma che adesso — in conseguenza di un parziale decremento dei prezzi dell’energia — potrebbe valere fino a 11 miliardi. Risorse che non dovrebbero tutte essere consumate dall’intervento sulle bollette. E che probabilmente serviranno a finanziare anche un primo intervento su flat tax, applicata solo agli incrementi di reddito e agliautonomi nella fascia fino a 100 mila euro. Per il resto, la penuria di fondi pubblici a disposizione determinerà la rinuncia a intervenire sulle pensioni, spingendo Meloni a prorogare per il 2023 Quota 102, Ape sociale e Opzione donna. Un discorsoa parte vale invece per il reddito di cittadinanza. La tentazione è provare a modificarlo già in manovra. Garantirebbe certamente risorse aggiuntive. Ma avrebbe l’effetto di incendiare le piazze. Una prospettiva che non è detto Meloni possa permettersi. È evidente, comunque, che senza soluzioni strutturali concordate con l’Unione europea, la presidente del Consiglio dovrà limitarsi a misure asfittiche in materia di politica economica. In questo senso, la bozza di missioni internazionali in via di definizione serve a coprire Meloni su due fronti, entrambi necessari: atlantico ed europeo. Se è ancora in dubbio la sua partecipazione alla Cop 27 di Sharm el Sheikh, volerà invece prestissimo a Bruxelles. Poi, probabilmente, visiterà Kiev. I bombardamenti russi hanno congelato il viaggio, ma la leader potrebbe sfruttare il periodico cessate il fuoco temporaneo assicurato da Mosca per le visite di alcuni capi di Stato stranieri (ieri è toccato al tedesco Frank-Walter Steinmeier, costretto però a ripararsi in un rifugio per un allarme aereo) per incontrare Zelensky prima del 15 novembre, quando è attesa a Bali per il G20. Ma non basta. Il premier potrebbe ricevere già la prossima settimana a Roma il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg (l’alternativa è un bilaterale durante la missione nella capitale belga). Un manifesto programmatico — Europa, Ucraina, alleanza atlantica — che certamente non piacerà a Matteo Salvini.
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