Se la guerra in Ucraina non risparmia neanche i bambini Cronache di Fabio Tonacci, Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 25 ottobre 2022 Pagina: 13 Autore: Fabio Tonacci - Rosalba Castelletti Titolo: «La scolaresca trattenuta in Russia dopo la gita: 'Sono diventati ostaggi' - 'Bimbi ucraini da bruciare'. Cacciato anchorman russo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/10/2022, a pag. 13, con il titolo "La scolaresca trattenuta in Russia dopo la gita: 'Sono diventati ostaggi' " la cronaca di Fabio Tonacci; con il titolo " 'Bimbi ucraini da bruciare'. Cacciato anchorman russo", la cronaca di .
Ecco gli articoli:
Fabio Tonacci: "La scolaresca trattenuta in Russia dopo la gita: 'Sono diventati ostaggi' "
Fabio Tonacci
Doveva essere una gita in Crimea. Duecento bambini e adolescenti sono partiti all’inizio di ottobre su dieci pullman, avevano gli zaini e i trolley. Erano tranquilli. Destinazione: il “programma di riabilitazione” offerto dalla Russia alle famiglie di Energodar e dintorni (regione di Zaporizhzhia) per consentire ai loro figli di dimenticare almeno per un po’ il rombo del cannone e il latrato delle sirene dell’allerta aerea. Per vivere una parvenza di normalità, in altre parole. I genitori erano d’accordo, sono loro ad averli messi sui pullman. Qualche padre è salito a bordo e li ha accompagnati. Doveva essere una gita e doveva durare due settimane al massimo. Doveva. «Non torneranno più a Energodar, sono ostaggio dei terroristi», sostiene Dmytro Orlov, il sindaco dellacittà di 60 mila abitanti sorta negli anni Settanta sulla riva orientale del Dnipro attorno alla centrale termoelettrica. «Già all’inizio del viaggio i ragazzi si sono accorti che c’era qualcosa di strano perché solo una parte della carovana stava andando effettivamente in Crimea. Hanno chiamato i genitori, spaventati, chiedendo aiuto, ma a quel punto era troppo tardi. Adesso un gruppo è sulla penisola occupata, un secondo gruppo è a Krasnodar, il terzo è anch’esso in Russia ma non sappiamo dove. Secondo le informazioni raccolte tra i cittadini di Energodar, ad alcuni bambini sono stati ritirati i documenti ucraini, altri invece sono stati già inseriti nelle scuole russe». Ciò che prospetta il sindaco Orlov, costretto all’esilio a Zaporizhzhia da quando le truppe di Putin si sono prese la città che ospita la centrale termoelettrica e l’impianto nucleare più grande d’Europa, è uno scenario drammatico. Reso ancor più complesso dal fatto che sono stati i parenti a consegnare volontariamente i loro ragazzi al programma di riabilitazione. «La maggior parte è filo-russa e collaborazionista», è la spiegazione che si dà Orlov. Se così è, vuol dire che ci sono centinaia di famiglie strette in una morsa perversa, perseguitate dal rimorso e prive di interlocutori cui rivolgersi per avere indietro i figli: da una parte non possono chiedere alle legittime autorità ucraine perché temono di essere accusate di collaborazionismo, e infatti al sindaco Orlov non risultano denunce di rapimento presentate alla polizia; dall’altra sanno che protestare con le amministrazioni occupanti è fatica sprecata. «Qualcuno ci ha provato, gli è stato risposto che rimarranno là per un periodo indefinito, frequenteranno lescuole e l’unica cosa di cui hanno bisogno sono vestiti caldi per l’inverno ». L’alternativa, per i padri e le madri, pare essere quella di raggiungere i figli in Russia. Le notizie riguardanti i duecento bambini di Energodar (il numero esatto non è chiaro, il sindaco parla di «alcune centinaia, molto probabilmente duecento, di varie età») arrivano dalle autorità ucraine. Repubblica non può verificare con fonti indipendenti le circostanze riferite. Abbiamo chiesto conferme a Iryna Vereshchuk, vice premier e ministra della Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni. «La questione è delicata», fanno sapere dal suo ufficio. «Stiamo lavorando per tutti i minorenni trasferiti nella Federazione». A settembre, Vereshchuk ha fornito la cifra di 2.000 bambini ucrainisenza genitori prelevati dagli orfanotrofi e deportati in Russia «dove vengono russificati attraverso procedure di adozione illegale». Le tv di Mosca hanno mostrato sovente i filmati girati negli aeroporti dove i bambini incontrano e abbracciano le famiglie “affidatarie”. «È pura propaganda del Cremlino», denunciano a Kiev. IlNew York Times ha riportato la testimonianza di Anya, 14 anni, fuggita da una casa di cura per pazienti tubercolotici a Mariupol. Adesso si trova in una casa vicino a Mosca. «Io non volevo venire qui, però nessuno mi ha chiesto niente». La storia dei bambini di Energodar non è un caso isolato. Nella regione di Kharkiv alla fine di agosto decine di ragazzi sono stati convinti ad andare a Kabardinka, località balneare sulla costa del Mar Nero, per partecipare a un campo estivo. Poi è successo che l’esercito ucraino ha lanciato la contoffensiva sul fronte Est riconquistando con rapidità inaspettata la zone di Izyum fino al confine con la Federazione e i ragazzi sono rimasti bloccati in Russia. «Siamo riusciti a riportare a casa trentasette di quelli che erano stati deportati a Gelendzhik», comunica il governo ucraino. «Per gli altri stiamo ancora trattando». Nessun dettaglio, invece, su cosa accadrà alle famiglie che, per convinzione o un calcolo sbagliato, hanno consegnato i propri figli alla Russia.
Rosalba Castelletti: " 'Bimbi ucraini da bruciare'. Cacciato anchorman russo"
Rosalba Castelletti
Stavolta la condanna è arrivata persino da Mosca. Anton Krasovskij, il direttore dei programmi in lingua russa di Rt, exRussia Today, megafono della propaganda moscovita nel mondo, è stato licenziato dopo aver invitato a «bruciare» vivi o ad «annegare» i bambini ucraini che in era sovietica consideravano i russi degli occupanti. Durante il programma Antonimi, il suo ospite, lo scrittore di fantascienza Serghej Lukjanenko, aveva raccontato di come da bambino, nel 1980, fosse andato in Ucraina e avesse incontrato «ragazzi assolutamente russi di lingua russa» che dicevano che l’Ucraina era «occupata dai moscoviti ». Krasovskij, 47 anni, aveva risposto che bisognava «gettare» questi bambini «direttamente in un fiume con una corrente violenta e turbolenta » oppure «bruciarli in una capanna». Affermazione che la stessa capa diRt,Margarita Simonjan, ha definito «selvaggia» e «disgustosa». «Per ora interrompo la nostra collaborazione perché né io né il resto del team diRt possiamo permetterci di pensare che qualcuno di noi possa condividere una tale visione delle cose», ha scritto su Telegram nella notte tra domenica e ieri per poi aggiungere in mattinata di voler «avvertire chi invoca atrocità»: «Non ce n’è bisogno». Poche ore dopo Krasovskij ha «chiesto scusa » a lei e «a tutti coloro che sono rimasti sbalorditi» dicendosi «imbarazzato di non aver visto il confine. A proposito di bambini». «Succede così: vai in onda e ti lasci trascinare. Non puoi fermarti. Spero che mi perdonerete». Le scuse a quanto pare non sono bastate. Aleksander Bastrykin, capo del Comitato Investigativo russo, incaricato delle principali indagini nel Paese, ha commissionato «un rapporto» sull’episodio dopoaver ricevuto una denuncia anonima. Mentre il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha chiesto di «vietare in tutto il mondo»Rt,rete già bloccata in diversi Paesi occidentali, descrivendo l’intervento di Krasovskij come «incitamento aggressivo al genocidio, niente a che vedere con la libertà di espressione». Non era la prima volta che Krasovskij attaccava gli ucraini in otto mesi di offensiva. A fine marzo aveva affermato di voler «distruggere la loro Costituzione» e che «l’Ucraina non dovrebbe esistere», mentre lo scorso luglio, dopo aver visitato il Donbass, si era lamentato che aver bombardato la città di Vinnitsa «non era stato abbastanza».
Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante