Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/10/2022, a pag. 4, con il titolo "Marc Lazar: 'Su energia, debito e Ucraina Roma e Parigi sulla stessa linea' ", l'intervista di Cesare Martinetti.
Cesare Martinetti
Marc Lazar
Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron sono destinati ad incontrarsi e a capirsi, dice Marc Lazar. Ci sono tre dossier su cui gli interessi e le posizioni dei due Paesi convergono: i prezzi dell'energia, l'ammorbidimento delle regole sul debito pubblico e la continuazione della politica di aiuti all'Ucraina.
Ma come, professor Lazar, pensavamo che la Francia guardasse con sospetto al nascente governo di destra in Italia. La prima ministra Elisabeth Borne e la ministra Laurence Boone avevano annunciato una sorveglianza speciale e lei dice che andranno d'accordo? «Il presidente Macron ha detto che rispetta la scelta degli italiani e io penso che prevarrà la realpolitik, nonostante le grandissime differenze ideologiche. In questo momento i rapporti tra Francia e Germania vanno malissimo, sarà inevitabile per Macron guardare all'Italia: succede sempre così. Anche se c'è una linea rossa che dovrà essere rispettata».
E qual è questa linea rossa? «L'elemento chiave sarà vedere come il governo italiano si comporterà nei confronti di Polonia e Ungheria, se vorrà stare con Varsavia e Budapest da cui già la divide la posizione sull'Ucraina, o starà dalla parte di Berlino e Parigi, pur con tutti i distinguo e senza rinunciare alle polemiche occasionali. Questo è il punto».
Prof di storia e sociologia politica a Sciences-Po, presidente della School of governement della Luiss, Marc Lazar è da molti anni studioso appassionato dell'Italia e si concede un anticipo di retroscena sui teatri politici dei due Paesi. «Com'è nell'abitudine francese, continueranno le punture sull'osservanza dei diritti. Dobbiamo aspettarci nuove uscite polemiche da parte degli esponenti del partito del presidente per una ragione di politica interna: Macron deve distinguersi dal Rassemblement di Marine Le Pen sui temi identitari. La leader dell'estrema destra francese, anche se sta con Salvini e non con Meloni, cercherà di sfruttare il governo italiano dicendo: vedete che i patrioti possono andare al governo? E per questo possiamo immaginare che nel loro primo incontro Macron da pragmatico qual è potrebbe dire a Meloni: ti farò attaccare, ma mettiamoci d'accordo nel nostro comune interesse».
E come le sembra questo suo nuovo governo? «Da una parte manda messaggi rassicuranti soprattutto all'economia e all'Europa. Giorgetti si è fatto apprezzare dal mondo degli affari e dalla Commissione per senso di responsabilità, assicura continuità con il governo Draghi. E lo stesso si può dire di Tajani agli Esteri. Dall'altra ci sono segnali simbolici e forti al mondo di destra».
Per esempio? «Molto interessante il ministero per le imprese e il made in Italy affidato a Urso. Si sente la voglia di aiutare le imprese, Meloni ha avuto un bel successo nel nord Italia, ha sedotto una parte del mondo imprenditoriale e lancia un messaggio a Confindustria in concorrenza con la Lega. Con il Made in Italy gioca la carta del prestigio italiano, dell'orgoglio nazionale, esprimendo giustamente la fierezza italiana. Il dilemma di Meloni sarà come destreggiarsi tra la dimensione liberista del suo programma e il protezionismo nei confronti dei prodotti italiani».
Che ne dice del ministero per la famiglia e la natalità? «Se non sbaglio è la prima volta che la nozione di natalità si esprime nella denominazione di un ministero. Da una parte c'è la giusta preoccupazione per il declino demografico che alimenta la paura negli italiani nei confronti dell'immigrazione. Come francese non ne sono stupito: il nostro welfare è impostato sulla natalità. Aggiungo però che affidare questo ministero a Eugenia Roccella, un'ex femminista divenuta critica del femminismo e pro-vita dà una indicazione: la politica in favore della ripresa della natalità rischia di divenire essenzialmente una politica antiaborto mentre ci sono tante cose da fare per permettere a giovane coppie di concepire bambini. La Francia dove l'accesso all'aborto è abbastanza facile ha un alto tasso di natalità».
Vede conflitti possibili tra ministri e ministeri? «Certo ci sarà concorrenza sul Nord e sul mondo delle imprese. Il voto è stato un disastro per la Lega, il ministero a Calderoli significa che Salvini vuole tornare alle origini delle autonomie regionali mentre Fratelli d'Italia è per natura nazionalista. E poi si vedrà come si muoveranno Fitto e Tajani, tra politiche europee e posizioni internazionale».
Tra un mese c'è il primo anniversario del trattato del Quirinale tra Italia e Francia. Fratelli d'Italia aveva votato contro. Che succederà? «Sarà un vero banco di prova. Ha suscitato molto entusiasmo e molte aspettative. Da un punto di vista economico tra i due paesi i rapporti non si guasteranno, ma sul piano politico? Nel trattato è previsto che ogni tanto un rappresentante italiano partecipi al consiglio dei ministri francese e viceversa. Giorgia Meloni vorrà rispettare quel patto?».
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