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La Repubblica Rassegna Stampa
22.10.2022 Nei villaggi liberati ora gli ucraini vanno alla ricerca di collaborazionisti
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 22 ottobre 2022
Pagina: 22
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Nei villaggi liberati ora gli ucraini vanno alla ricerca di collaborazionisti»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/10/2022, a pag. 22, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Nei villaggi liberati ora gli ucraini vanno alla ricerca di collaborazionisti".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Russia's ambitions, Ukraine's resistance, and the West's response

 Vi hanno trattato male i russi? «No, sono stati gentili», dice Svitlana con un foulard rosa annodato sulla testa. «Anzi. Sono stata io a insegnare loro le buone maniere. Vuoi un po’ di vodka? Me lo devi chiedere così. Vuoi del caffè? Me lo devi chiedere per favore». Siamo a Dudchany, il punto più avanzato raggiunto dalle forze di liberazione ucraine che avanzano verso la città di Kherson lungo la sponda destra del fiume Dnipro. Appena si scende dalla macchina la prima domanda per gli abitanti è se hanno subito violenze dai russi, come si fa con ostaggi che vedono la luce per la prima volta dopo otto mesi di sequestro. Qui dicono che i soldati non hanno fatto nulla. «Ho insegnato ai ceceni l’educazione », ride Svetlana, «e anche agli uzkoglaziye »: agli “occhi piccoli”, che è un modo gergale per indicare i buriati e gli altri soldati con gli occhi a mandorla – quelli che attorno a Kiev hanno commesso massacri. «Erano sempre ubriachi, questo sì, e quando sono ubriachi sparano in aria. Quando stavano arrivando i soldati ucraini in tre o quattro russi sono venuti di corsa da me, mi hanno chiesto di nasconderli in casa. Li ho cacciati via, ho detto loro di andare a nascondersi in qualche casa vuota», dice un uomo appoggiato al cancello davanti a Svitlana. Il ruolo dei cattivi in questa striscia del Sud dell’Ucraina lo hanno i collaborazionisti ucraini, che si sono assunti con ferocia il compito di far rispettare i nuovi padroni e di inculcare la linea ufficiale: la Russia è per sempre! Sono stati mesi di violenza ucraina su ucraini. L’argomento “colaboranti”provoca imbarazzo e in ogni villaggio gli abitanti dichiarano che non ci sono più, «sono scappati tutti assieme ai russi», ma il linguaggio del corpo dice cose diverse e si guardano la punta delle scarpe, abbassano la voce, si staccano dagli altri, la voglia di parlare s’asciuga. Svicolano. Dudchany contava 200 persone in tempo d’occupazione, connesse fra loro in tutti i modi possibili, non si può pensare che i filorussi siano svaniti nell’aria. I collaborazionisti più duri di tutti sono stati gli ucraini delle milizie separatiste, i repubblichini di Donetsk e Lugansk, che grazie alla loro prossimità con gli occupati si sono presi il compito di specialisti anti-insurrezione – nella regione di Kherson, dove i gruppi partigiani sono molto attivi. Valentina Yakivna racconta aRepubblica cosa è successo a suo marito, fermato in macchina su una strada secondaria con cibo e medicinali e per questo sospettato di fare parte della Resistenza. «Per tre mesi non abbiamo saputo che fine avesse fatto, pensavamo che fosse morto, poi un giorno è tornato di sorpresa così com’era sparito. Magro, con la barba lunga, pieno di pidocchi. Lui e gli altri prigionieri non si erano mai lavati, erano stati chiusi in una cella al buio, guardavano la strisciadi luce sotto la porta per non diventare ciechi, gli davano da mangiare una volta al giorno. Una pentola da tre litri di sbobba da dividere in undici e sentivano i loro carcerieri dire “andiamo a dar da mangiare ai maiali”. Picchiavano i giovani fino a quando non davano qualche informazione sulle forze armate ucraine, anche se erano tutti civili catturati per errore. Sono stati picchiati molto, qualcuno è morto. Succedeva tutto nel loro quartier generale, a Bilyaivka. C’erano due aguzzini, chiamati “lo sciamano” e “el brus”, che ridevano di tutti. Lo sciamano ha preso daparte uno di loro per settimane e lo ha picchiato con un manico di legno sulla testa e dal gonfiore quello diceva di avere come una seconda testa che gli stava crescendo dalla prima testa. Poi gli hanno fatto un’iniezione che gli ha causato molto dolore e dopo una settimana è morto. Nessuno sa dove sia sepolto. Quelli che torturavano erano soprattutto separatisti di Donetsk e di Lugansk, ex cittadini ucraini. Mettevano dei sacchetti sulle teste dei giovani, li picchiavano con il calcio dei fucili e chiedevano: a quale gamba ti sparo? E poi sparavano». Andiamo a Bilyaivka, a mezz’ora di automobile, per vedere il quartier generale dei separatisti abbandonato da poco. È dentro a una scuola abbandonata, come spesso succede perché le scuole offrono spazio. Avanzi di cibo e vetri rotti, bottiglie di cognac crimeano vuote, piante di cannabis stese a essiccare al primo piano. Al secondo c’è una stanza senza luce usata come cella, ci sono escrementi per terra. Un cartello nel corridoio avvisa di non parlare perché ci sono prigionieri, accanto alla porta c’è scritto in cirillico “Narnia”: perché le persone spariscono. In questi giorni russi e ucraini si accusano a vicenda di voler far saltare in aria la diga di Nova Kakhovhka, che raccoglie le acque di tutto l’immenso bacino del Dnipro. Per ora si tratta di un duello di propaganda: a nessuna delle due parti conviene far saltare la diga adesso. Ai russi conviene un fiume placido, per attraversarlo meglio in caso di ritirata (ma fonti locali confermano: l’hanno minata). Gli ucraini da mesi colpiscono le strade accanto alla diga ma evitano l’infrastruttura con cura, proprio per evitare di danneggiarla. Non si vede perché dovrebbero abbandonare questa cautela ora. Il rischio di un allagamento di ampie zone della regione c’è, ma non pare immediato.

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