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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.10.2022 L’atteggiamento dei liberals americani nei confronti di Israele
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 ottobre 2022
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «L’atteggiamento dei liberals americani nei confronti di Israele»
L’atteggiamento dei liberals americani nei confronti di Israele
Analisi di Antonio Donno

31,662 Liberalism Images, Stock Photos & Vectors | Shutterstock

Liberalism è un termine molto diffuso nel mondo politico degli Stati Uniti, ma a partire dalla seconda guerra mondiale ha assunto significati diversi, spesso opposti. E questo, nel nostro caso, soprattutto per tutte le questioni che hanno riguardato il movimento sionista e la nascita dello Stato di Israele. Franklin D. Roosevelt fu il presidente americano più direttamente coinvolto in un atteggiamento di doppiezza sulla questione della spartizione della Palestina e sulla conseguente decisione di riconoscere la legittimità dello Stato degli ebrei. È noto il suo comportamento nei confronti dei rappresentanti sionisti e di quelli arabi al momento di incontrare separatamente le due delegazioni: in ambedue i casi Roosevelt sosteneva di essere a favore della spartizione purché le due parti si accordassero su questa soluzione. Era evidente che gli arabi non avrebbero mai accettato la spartizione e così il presidente americano poteva lavarsene le mani. Le posizioni liberal di Roosevelt non avevano nulla in comune con il liberalismo delle origini della nazione americana. Era un new liberalism fondato sull’intervento dello Stato nell’economia secondo i dettami del New Deal; e, per quanto riguarda le questioni mediorientali, Roosevelt era dell’avviso di lasciare mano libera alla Gran Bretagna, per il timore che una regione così strategica nello scacchiere internazionale cadesse sotto il controllo dell’Unione Sovietica, che stava uscendo trionfante dalla guerra mondiale. La Gran Bretagna non aveva alcun interesse a offendere il mondo arabo e la questione sionista restò irrisolta, grazie anche alla politica del new liberalism di Roosevelt.

     La svolta del liberalism americano avvenne il 3 gennaio del 1947, presidente Harry S. Truman, quando nacque un’associazione di intellettuali e politici bipartisan, denominata Americans for Democratic Action. La guerra fredda era nel pieno della sua minacciosa realtà, tanto che Truman varò la dottrina che prese il suo nome (“dottrina Truman”) di opposizione netta nei confronti dell’Unione Sovietica in ogni parte dello scacchiere internazionale. I liberals degli Americans for Democratic Action sostennero senza indugi il piano di Truman, perché compito degli Stati Uniti era di combattere il comunismo in ogni ambito della società internazionale. Politici e intellettuali dei due partiti (James I. Loeb, Reinhold Niebuhr, Arthur M. Schlesinger, la stessa Eleanor Roosevelt, moglie del defunto presidente, Walter Reuther, Joseph Rauh, Hubert Humphrey), che diedero vita all’ADA, sostennero che gli Stati Uniti dovessero rappresentare il “centro vitale” della democrazia in ogni parte del mondo.

     Da questa concezione nacque l’impegno assiduo dei liberals dell’ADA di sostenere e difendere il movimento sionista e di favorire in ogni modo la spartizione della Palestina e la creazione di uno Stato ebraico. L’azione politica dell’ADA fu fondamentale sulla decisione di Truman di sostenere la spartizione, che prevalse il 29 novembre 1947 nell’Assemblea generale dell’Onu. Così, dopo appena pochi mesi dalla sua fondazione, l’associazione ottenne un successo straordinario, grazie all’influenza determinate dei suoi membri. Il liberalism di quegli anni, dunque, ebbe un carattere di radicale anti-comunismo e, nel caso del Medio Oriente, di sostegno indefesso a favore della creazione di uno Stato degli ebrei nella loro antica terra (Eretz Israel). La battaglia dell’ADA a favore della fondazione di uno Stato ebraico in Palestina aveva due motivazioni che si intrecciavano: la volontà di rinascita del popolo ebraico, sterminato durante gli anni della Shoah, e la visione di un Medio Oriente nel quale la presenza di uno Stato alleato degli Stati Uniti avrebbe potuto rappresentare un punto fermo nella lotta contro il comunismo in una regione di vitale importanza strategica.

     Dopo la nascita di Israele, l’azione dell’ADA si concentrò su un punto di estrema importanza. Durante gli anni di Eisenhower, si impegnò a esercitare una continua influenza sulle decisioni della nuova Amministrazione americana a favore della difesa di Israele dagli attacchi dei Paesi arabi, manovrati dall’Unione Sovietica. Non sempre con successo. Gli anni del secondo dopoguerra furono caratterizzati da un lento decremento dell’azione dei liberals a favore di Israele. La questione palestinese, il furore del mondo arabo contro Israele, in alcuni casi l’ambiguità della politica di Washington nei confronti delle problematiche mediorientali crearono progressivamente una vera e propria sostituzione del significato del liberalism a sostegno di Israele con un nuovo significato rovesciato. I liberals americani dei nostri anni hanno acquisito una postura politica contro Israele sulla base di un’ambigua concezione che vede nella lotta del Terzo Mondo, e nel nostro caso dei palestinesi, la vera democrazia nascente contro i tentacoli dell’imperialismo americano, di cui Israele sarebbe una nefasta rappresentazione nel cuore del Medio Oriente.

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Antonio Donno

takinut3@gmail.com

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