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La Repubblica Rassegna Stampa
14.10.2022 Il curdo Mustafa Hijri: 'La fine del regime iraniano si avvicina'
Intervista di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 14 ottobre 2022
Pagina: 15
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «'Il regime di Teheran è sempre più oppressivo. La sua fine è vicina'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 14/10/2022, a pag.15, con il titolo 'Il regime di Teheran è sempre più oppressivo. La sua fine è vicina' l'intervista di Gianni Vernetti.

27 November | Italy On This Day
Gianni Vernetti

Iran police battle protesters in Tehran as unrest over woman's death  spirals - BBC News

Prima l’uccisione di Mahsa Amini tre giorni dopo il suo arresto da parte della polizia morale, avvenuta a metà settembre. Poi l’esplosione del movimento di protesta contro il velo (e più in contro una società che sopprime le libertà femminili), guidato da giovani e giovanissime. Poi ancora la repressione del dissenso da parte del regime, che secondo l’organizzazione Iran Human Rights ha già provocato 200 morti, e l’estensione delle manifestazioni anche ad alcuni stabilimenti petroliferi, cruciali per l’economia iraniana. E nel mezzo, i bombardamenti dei Guardiani della Rivoluzione nel Kurdistan iracheno, dove si sono rifugiati i leader dell’opposizione curdo-iraniana. Di tutto questo abbiamo parlato al telefono con Mustafa Hijri, leader del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano, che proprio oltre il confine con l’Iraq - a Koy Sanjaq vive in esilio.

Mustafa hijri
Mustafa Hijri

Mustafa Hijri, qual è la differenza sostanziale fra la rivolta in corso in Iran e quelle precedenti? «L’uccisione della ragazza curda Zhina (Mahsa) Amini ha provocato una rivolta con pochi precedenti per la sua diffusione e per la sua natura. Il regime islamista di Teheran è diventato sempre piùopprimente, estremista, intollerante e divisivo. Sono aumentate le persecuzioni nei confronti di donne e dissidenti e sono cresciute ineguaglianze sociali, la povertà e la disoccupazione. È anche aumentata la discriminazioni nei confronti delle minoranze etniche Arabe, Turkmene, Baluche e Kurde. Oltre alla corruzione sistemica del regime, la Repubblica Islamica ha svuotato le casse dello stato finanziando diversi gruppi terroristi in tutto il Medio Oriente: da Hezbollah, alle milizie sciite in Iraq, al regime di Bashar al-Assad in Siria. Tutto ciò ha provocato una miscela esplosiva e i giovani e le donne hanno capito che questo regime non è più riformabile. Per questo chiedono libertà, uguaglianza di genere, democrazia e giustizia. Questa rivolta non si limita a qualche richiesta economica, vuole la fine della Repubblica Islamica».

Secondo lei questa rivolta potrebbe portare a un cambio di regime e alla caduta della Repubblica Islamica? «In questo mese c’è stato un intero Paese che si è ribellato contro un regime violento e insostenibile e la rivolta ha raggiunto tutti i settori della società, al di là delle etnie, delle classi sociali o dell’età. Le donne, anche le più giovani nei licei, stanno guidando questarivolta. C’è una grande unità fra le varie componenti del paese e una grande voglia di cambiamento. Sì, credo che un cambio di regime sia possibile».

Può darci qualche elemento in più a sostegno di questa sua previsione? «Il regime islamista non può rimanere a lungo al potere e cadrà. Oltre alla rivolta popolare ci sono molti segnali di un crescente malumore all’interno delle forze di sicurezza per la brutale repressione delle proteste. Le sanzioni internazionali hanno contribuito a far crescere il malcontento in modo diffuso e oggi il regime islamista è isolato nella comunità internazionale. In altre parole: l’ideologia e la struttura di potere della Repubblica Islamica sono antitetiche alla domanda popolare di libertà, secolarismo e democrazia. Un cambio di regime è dunque inevitabile».

 Cosa pensa della possibile ripresa dei negoziati sul nucleare? «Un nuovo accordo sul nucleare non potrà che recare vantaggi al regime islamista, come peraltro è accaduto nel 2015 quando ivantaggi economici di quell’accordo furono utilizzati per espandere i progetti militari e il programma missilistico, e per rafforzare ulteriormente gli apparati repressivi della Guardie Rivoluzionarie. La Repubblica Islamica è il principale sponsor globale del terrorismo, e un nuovo accordo sul nucleare non farebbe altro che rafforzare il regime stesso, aumentando le minacce per l’intero Medio Oriente, dagli Emirati Arabi Uniti a Israele».

Qual è la sua visione sul futuro dell’Iran? Nell’eventualità di una caduta della Repubblica Islamica, che Paese immagina? «Un paese secolare, federale e democratico, fondato sul rispetto dello stato di diritto. Vorremmo un Iran in pace con i propri vicini in tutto il Medio Oriente, e amico delle democrazie in tutto il mondo».

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