‘Stupore’, romanzo di Zeruya Shalev Recensione di Chiara Clausi
Testata: Il Foglio Data: 13 ottobre 2022 Pagina: 3 Autore: Chiara Clausi Titolo: «Stupore»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/10/2022, a pag. 3, la recensione di Chiara Clausi a "Stupore", di Zeruya Shalev.
Chiara Clausi
La copertina del libro di Zeruya Shalev (Feltrinelli ed.)
Stupore è un romanzo sull’amore, su un matrimonio fallito, sulla morte e il senso di colpa, ma anche sui legami familiari e su due donne, Atara e Rachel. Atara, architetto con una vita sentimentale instabile, un matrimonio alle spalle e una nuova relazione, dopo la morte del padre, famoso scienziato, va in cerca del suo misterioso passato. Rintraccia la prima moglie di lui, Rachel, che le parla della loro eroica lotta all’interno della Resistenza contro gli inglesi prima della fondazione dello stato d’Israele. Allora gli inglesi erano l’odioso occupante mentre dall’altro lato c’erano i compagni morti eroicamente. Un capitolo glorioso del giovane stato ebraico. Gli attivisti combattevano per il diritto alla pace in un paese libero. Erano storie poi da raccontare con orgoglio ai propri figli. Tra di loro c’erano socialisti, comunisti, revisionisti, mistici, rivoluzionari. Ardimentosi e impavidi votati alla lotta senza indugio. Israele è una terra complicata, carica d’ira e di menzogna. Un miscuglio di culture e una ipnotica combinazione di mari e monti. “Talvolta si ha l’impressione che lì a Gerusalemme si possa vivere più di una volta”, scrive Shalev. Poi c’è l’amore tra Atara e Alex, il suo secondo compagno. Loro così diversi ma così vicini. “Bisogna gioire anche dal profondo dell’angoscia, far finta di gioire, la disperazione e il dolore scacciano via la presenza divina”, chiosa l’autrice. La natura è fascinosa. Il massiccio spoglio e selvaggio del Carmelo che il sole calante tinge di porpora e i quartieri più a sud di Haifa che spuntano fra gli uadi, i letti dei torrenti che scendono a mare con la loro vegetazione ondeggiante. Finché arriva un lutto inaspettato per Atara. Questo dolore la piega, la fa interrogare, la mette in crisi. “La nostra vita è arbitraria e imprevedibile, sovverte ogni ordine, si prende gioco di ogni coerenza, ed è per questo che è più forte di ogni perdita”, scrive Shalev. Un calvario personale vissuto dal lettore che soffre con Atara. Lei riflette, si auto-colpevolizza, cade nell’abisso del sé. E’ un viaggio catartico come ogni dolore sa essere. E’ come scalare un monte ripido e pieno di insidie dove il pericolo maggiore sono i meandri della nostra mente. Un labirinto dove dopo tanta fatica si riesce a uscirne, ma rinnovati, trasformati. E l’appello finale e liberatorio dell’autrice è sulla potenza del sentimento più assoluto, l’amore. “Siete riusciti ad arrivare nello spazio, a costruire grattacieli, a concepire invenzioni mozzafiato, ma ad amare non avete ancora imparato”. Zeruya Shalev è con Amos Oz e David Grossman una degli autori israeliani più letti nel mondo. Per il Frankfurter Allgemeine Zeitung “è nella visione penetrante del calvario interpersonale che emerge la sua straordinaria abilità letteraria”. E la Zeit ha definito Stupore “un grande romanzo sull’inestricabile connessione tra amore e politica”.
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