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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Chiese d’Inghilterra: date a Cesare 13/10/2022
Chiese d’Inghilterra: date a Cesare
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Cardinal Vincent Nichols gives an exclusive insight into Week Two of the  Family Synod - Catholic Bishops' Conference
Vincent Nichols

Il nome di Monsignor Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, è poco conosciuto al di fuori della piccola comunità cattolica del Regno Unito, che ha dieci volte meno seguaci della Chiesa anglicana. Come la sua comunità, è alla Santa Sede che Vincent Nichols deve la sua fedeltà. Papa Francesco lo ha elevato alla dignità di Cardinale. Ed è purtroppo evidente che è su richiesta del Vaticano che lui ha appena compiuto un passo a dir poco sorprendente. Non ha inviato a Elisabeth Truss, nominata di recente Primo Ministro, una lettera in cui chiede espressamente di non realizzare il suo desiderio di trasferire l'ambasciata britannica a Gerusalemme? Secondo lui, “Un trasferimento dell'ambasciata del Regno Unito comprometterebbe gravemente qualsiasi possibilità di pace duratura nella regione e la reputazione internazionale del Regno Unito.” Queste sono affermazioni a dir poco discutibili. In che modo questo “trasferimento” comprometterebbe la possibilità di una pace duratura? Nel 2021 la Chiesa cattolica si era espressa contro il trasferimento dell'ambasciata americana, sostenendo che nessuno poteva rivendicare la proprietà della città tre volte santa. Tuttavia, questa misura non aveva messo a repentaglio gli Accordi di Abramo ed il loro ampliamento. Quanto alla reputazione internazionale del Regno Unito, il Vaticano dovrebbe piuttosto occuparsi degli scandali che lo scuotono. Quel che sorprende ancora di più è che Justin Welby, l'Arcivescovo di Canterbury che guida la comunità anglicana, abbia sostenuto questa richiesta - in termini più moderati - tramite questa dichiarazione del suo portavoce: “L'Arcivescovo è preoccupato per il potenziale impatto del trasferimento dell'ambasciata britannica in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme prima che sia stato raggiunto un accordo negoziato tra palestinesi e israeliani.”  Per la cronaca, la Chiesa anglicana nacque dalla decisione del buon re Enrico VIII di rifiutare la tutela di Roma, perché aveva rifiutato di annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona che non gli aveva dato un erede maschio. Si autoproclamò quindi Capo Supremo della Chiesa e del Clero d'Inghilterra. Una decisione che portò ad una feroce persecuzione dei cattolici del regno che non l'avevano accettata. Persecuzioni che sono durate per dei secoli. Ancora oggi ad un cattolico non è concesso diventare re d'Inghilterra ed è stato solo nel 2013 che un emendamento ha approvato in sordina che “Una persona non è privata dei suoi diritti di succedere alla Corona perché ha sposato una persona appartenente alla religione cattolica romana.” A tutt’oggi il sovrano britannico è il Capo di questa Chiesa, divenuta religione di Stato, ed è stata la regina Elisabetta II a nominare l'attuale Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby – su proposta del Primo Ministro dell'epoca. Se è chiaro che ciò non limita in alcun modo la sua autonomia per tutto quel che riguarda la religione, non è chiaro come si possa giustificare una presa di posizione sulla questione di Gerusalemme. A meno che non si dia credito a coloro che affermano che sia gli anglicani che i cattolici, allo stesso modo, non accolgono con favore una presenza ebraica a Gerusalemme per delle ragioni che non hanno nulla a che fare con la ragione.

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Michelle Mazel

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