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Il Manifesto Rassegna Stampa
07.03.2003 Analisi di una pagina "culturale" del Manifesto
Il film «Jenin» di Bakri è fazioso e privo di contraltare ma al Manifesto non interessa.

Testata: Il Manifesto
Data: 07 marzo 2003
Pagina: 15
Autore: un giornalista
Titolo: «Friburgo non censura il film «Jenin» di Bakri»
Poiché abbiamo (plurale maiestatis) un po' di anni sulle spalle, e il cuore non è più tanto in ordine, e l'ulcera ci affligge, non siamo soliti monitorare il manifesto; oggi, tuttavia, in un incontrollabile attacco di perversione masochista, abbiamo deciso di occuparcene. Non però di un articolo di cronaca -cosa davvero superiore alle nostre forze - bensì di un articoletto apparso nella pagina culturale.
Da 17 anni Friburgo (16-23 marzo), summit dei film dei tre mondi riconosciuto dall'Unesco, scodella in gara (fiction e doc) panoramiche o retrospettive (i musical d'oggi) le migliori opere dei cineasti del sud. Quest'anno vedremo pellicole di Bouzid, Gopalakrishnan, Caffé, Sorin, Chahine, Teno, Lourdes Portillo, dell'israeliano David Bench Etrit (Ruah Kaddim, sulla difficile integrazione in «terra promessa» degli ebrei marocchini) e del palestinese Mohamed Bakri, attore ma questa volta regista di un film già apprezzato in Italia, Jenin...Jenin, testimonianze raccolte nel campo profughi di Jenin, dopo i massacri dell'esercito israeliano nell'aprile 2002.
Sappiamo benissimo, naturalmente, che in quell'occasione non è avvenuto nessun massacro: lo ha ammesso persino l'Onu, generalmente tutt'altro che benevola nei confronti di Israele, ma al manifesto preferiscono non darsene per inteso. Così come scelgono di ignorare le testimonianze raccolte nel campo profughi di Jenin dai giornali arabi, che raccontano tutt'altra storia.
E non contro i terroristi integralisti (nemici degli israeliani, non degli attuali leader
il manifesto sta insinuando che gli attuali leader israeliani siano amici dei terroristi? Forse, chissà, sono proprio loro a pagarli perché vadano a farsi esplodere: dai leader israeliani, si sa, c'è da aspettarsi di tutto!
di Tel Aviv)
il governo è a Gerusalemme e tutti i leader sono a Gerusalemme, ma al manifesto non sanno neppure questo
bensì contro democratici, femministe, centri culturali, tutti chirurgicamente abbattuti.
Che cos'è, il concorso per la migliore barzelletta del secolo? O forse l'anonimo estensore dell'articolo è leggermente strabico e non si è accorto che le categorie da lui menzionate sono sistematicamente "chirurgicamente abbattute" dall'Autorità Palestinese?
Ma un patrocinatore del festival, Vital Epelbaum, padrone di sale a Bienne, Chaux-de-Fonds e Neuchatel,
di che cosa sia padrone un patrocinatore del festival, naturalmente, non ha niente a che vedere con la sua richiesta, ma visto che ha un nome ebraico ...
ha invitato la direttrice del festival, Stephanie Billeter, a ritirare la pellicola dalla gara, perchè faziosa e priva di contraltare.
motivazione, si può supporre, falsa, tendenziosa e del tutto destituita di ogni fondamento: la pellicola non è né tendenziosa, né priva di contraltare!
Certo, solo se costretto dal tribunale dell'Aja, Sharon farà fare il suo film su Jenin,
che brutta battuta! E oltretutto non fa neanche ridere ...
come anche su Sabra e Chatile:
effettivamente anche a noi piacerebbe che qualcuno si decidesse a fare un film-documentario sulla vera storia di Sabra e Chatila, perché cominceremmo ad essere un po' stufi di continuare a sentire idiozie su questo tema
speriamo che l'appello di Epelbaum, almeno, accelleri la pratica. Billeter ha risposto di no, ricordando che il festival è nato per permettere la libertà d'espressione a chi non ne beneficia mai,
sì, questo è vero: i palestinesi che vivono in Palestina sotto giurisdizione palestinese non beneficiano di grande libertà di espressione. Era questo che voleva dire, vero signor giornalista?
e ha invitato Epelbaum a discutere, dopo averlo visto, un film che la democratica Israele ha vietato.
Magari se fosse stato presentato come opera di fantasia, come di fatto è, non sarebbe stato vietato.
E se questa è la pagina culturale, provi il lettore a immaginare che cosa siano le pagine di cronaca.

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