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Deborah Fait
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Lo stesso giorno, lo stesso motivo, quarant'anni dopo 10/10/2022
Lo stesso giorno, lo stesso motivo, quarant'anni dopo
Commento di Deborah Fait

9 ottobre 1982.
Un commando di terroristi palestinesi arrivò indisturbato al centro di Roma, si piazzò nei pressi del Tempio Maggiore, quando, dopo la funzione di Shemini Azeret, l’ultimo giorno della festa di Sukkot, i terroristi incominciarono a buttare bombe a mano e a mitragliare gli ebrei che uscivano dalla Grande Sinagoga. I primi erano i bambini che furono colpiti in pieno. Uno di loro cadde per non più rialzarsi, era Stefano Gaj Tachè e aveva due anni. Il fratellino, Gady, di poco più grande, rimase gravemente ferito come altri, bambini e adulti, letteralmente trafitti da migliaia di schegge. Quel giorno, 9 ottobre, nonostante fosse una festa ebraica, nonostante vi fosse il timore di attentati promessi, nonostante la presenza di Arafat, accolto con tutti gli onori in Campidoglio e al Parlamento italiano, nessuna camionetta della polizia era là a difendere gli ebrei romani. La cosa è sembrata strana e lo è ancora, molto strana! L’Italia antisemita aveva tradito gli ebrei un’altra volta. Una campagna di anni di odio antiebraico aveva prodotto un clima di violento rifiuto verso gli ebrei e di amore e protezione nei confronti dei palestinesi e del loro capo, l’arci-terrorista Yasser Arafat. Pertini, quel Sandro Pertini, presidente della Repubblica, fu rifiutato ai funerali di Stefano per il suo palese astio contro gli ebrei e Israele. Lui, offeso, disse la famosa e vigliacca frase “Ma cosa vogliono questi ebrei?” Solo un arrogante vecchio come lui poteva dire una cosa simile in quel momento. Niente! Niente volevano gli ebrei, solo che stesse lontano da loro, che non li offendesse ulteriormente con la sua presenza dopo aver ricevuto con baci e abbracci il capo degli assassini palestinesi. Ho provato una triste ma enorme soddisfazione nel sentire una testimone raccontare che suo padre, imbattendosi pochi giorni dopo l’attentato, nel sindaco di Roma, Ugo Vetere, che aveva ricevuto affettuosamente Arafat in Campidoglio, gli mollò uno schiaffone in pieno viso dicendogli “Vai a dare un altro bacio a quel fijo d’una mignotta”. Si, immaginare quella scena mi dà una specie di consolazione, inutile fin che si vuole, ma confortante. I terroristi furono arrestati e rilasciati in nome di quella turpitudine antisemita che fu il Lodo Moro, il loro capo fu fatto fuggire in Grecia e da là a Tripoli. Nessuno ha pagato e l’Italia ha continuato a venerare Arafat e a odiare gli ebrei. Per anni l’Italia ha volutamente dimenticato il piccolo Stefano, al punto di non essere nemmeno stato annoverato tra le vittime italiane del terrorismo perché, essendo ebreo, non poteva, per i miserabili governi succedutisi negli anni, essere anche italiano. Solo Sergio Mattarella lo ha ricordato in un discorso alla Camera, era il 2015, 33 anni dopo, ma meglio tardi che mai, si dice. “Al presidente la mia riconoscenza e il mio ringraziamento con tutto il cuore per aver ricordato mio figlio”, Joseph Tachè. Io quel giorno ho pianto ma non credo di essere stata l’unica a commuovermi. Questo, per chi non l’avesse visto, è il link del documentario “Era un giorno di festa” trasmesso dalla Rai e ideato e scritto dalla Comunità ebraica di Roma: https://video.repubblica.it/cronaca/era-un-giorno-di-festa-l-attentato-del-9-ottobre-1982-alla-sinagoga-di-roma/428024/428975

Noa Lazar, nuova vittima dell'odio
Noa Lazar

9 ottobre 2022.
È stata ammazzata Noa Lazar, 18 anni. Era di guardia a un check point a Gerusalemme. Un uomo è sceso di corsa da una macchina, ha sparato, ha ammazzato la giovane soldatessa e ferito gli altri. L’attentato è stato rivendicato dalle brigate dei martiri di Al Aqsa, cioè da Fatah, il movimento di Abu Mazen. Purtroppo in Israele si vive con la tragedia degli attentati quotidiani, accoltellamenti, sparatorie, bombe, ogni giorno. Non si stancano mai i maledetti terroristi. L’odio che provano è eterno, lo stesso odio che prova il mondo che, quando non li giustifica, fa di tutto per ignorarli. Un odio furioso, immotivato e stupido che accompagna da sempre il popolo ebraico ovunque si trovi. Due figli di Israele, Stefano a Roma, Noa a Gerusalemme, a distanza di 40 anni, sono stati ammazzati per lo stesso motivo: erano ebrei.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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