Putin nel bunker come Hitler Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 09 ottobre 2022 Pagina: 3 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Putin rinchiuso nel bunker si affida al duro Surovikin»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/10/2022, a pag. 3, con il titolo "Putin rinchiuso nel bunker si affida al duro Surovikin", l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Putin come Hitler?
Da ieri, la "operazione militare speciale" - come il Cremlino insiste a chiamare l'invasione dell'Ucraina - ha un comandante unico, un nome e un volto che verrà associato alle sorti della guerra, al posto di Vladimir Putin. Il comandante supremo russo ha affidato le redini del fronte al generale Sergey Surovikin, che ha comandato per due volte il contingente militare in Siria. Il pluridecorato generale 55enne di origini siberiane ha un curriculum che pochi nell'ex Armata Rossa possono eguagliare: eroe della Federazione Russa per la guerra siriana, due accademie alle spalle, ha comandato il distretto militare Est e le forze aerospaziali, guidato il direttorato operativo dello Stato Maggiore, e partecipato a numerose guerre, dalla Cecenia al Tagikistan. Considerato uno dei militari preferiti dal presidente, Surovikin in Ucraina comandava il contingente Sud, e gode della reputazione di un comandante inflessibile, e una biografia controversa: durante il golpe comunista contro Mikhail Gorbaciov nell'agosto del 1991, era stato lui a ordinare al suo battaglione di blindati di sfondare le barricate dei moscoviti. Lo scontro era finito con tre morti - le uniche vittime del tentativo di golpe - e con il proscioglimento del capitano Surovikin dopo qualche mese agli arresti: Boris Eltsin aveva deciso che stava soltanto eseguendo gli ordini, e l'ha promosso maggiore. Un episodio quasi dimenticato, ma ieri, subito dopo la nomina di Surovikin, Evgeny Prigozhin - il fondatore del gruppo di mercenari Wagner - l'ha definito «il migliore» e ha elogiato la sua decisione del 1991 di lanciare i blindati sui manifestanti disarmati. «Se avesse caricato nel suo carro armato l'arsenale completo, oggi vivremmo in un Paese diverso, decine di volte più potente», ha dichiarato il "cuoco di Putin", facendo quindi capire subito due cose: che l'invasione russa dell'Ucraina punta a restaurare l'Urss, e che il generale è un suo uomo, o almeno è quello che vorrebbe far credere. Il fondatore dell'esercito privato di Putin - che probabilmente era entrato in stretto contatto con Surovikin in Siria - aveva scagliato insieme al leader della Cecenia Ramzan Kadyrov violente critiche al ministro della Difesa Sergey Shoigu, che sembrerebbe già essere stato allontanato dal comando operativo, e al capo dello Stato Maggiore Valery Gerasimov. Il giornale d'opposizione Meduza sostiene che i due falchi vorrebbero mettere alla Difesa Aleksey Dyumin, ex guardia del corpo di Putin, oggi governatore di Tula. Che lo scontro all'interno del Cremlino sia feroce, lo si intuisce anche dalle voci di arresti che girano per Mosca: qualche giorno fa si parlava delle manette scattate per i collaboratori di Prigozhin, ieri lo spionaggio ucraino sosteneva che fossero in corso retate contro i militari a opera della Guardia nazionale. Le notizie di carri armati che bloccavano il centro di Mosca non hanno trovato conferme, ma intanto il consigliere della presidenza di Kyiv Mykhailo Podolyak ha gettato una secchiata d'acqua gelida sui festeggiamenti nei social per l'attacco al ponte della Crimea, dichiarando che invece di un successo dei servizi ucraini potrebbe essere una operazione dell'Fsb che vorrebbe «strappare il timone ai militari». Podolyak ricorda che il camion esploso «è entrato sul ponte dal territorio russo», e punta il dito esplicitamente contro i militari di Mosca «che ora accuseranno delle loro sconfitte l'Fsb». Ma è proprio all'Fsb che Putin in serata ha affidato la sicurezza del ponte, che era stato uno dei suoi progetti più simbolici, costato miliardi di rubli di appalti affidati ai suoi oligarchi di fiducia e cantato in film propagandistici pagati dal governo. Nessun propagandista o politico russo ha commentato l'esplosione del ponte, in attesa probabilmente di capire quale sarebbe stata la posizione ufficiale del Cremlino. Resta il mistero delle rivelazioni dell'intelligence ucraina su un golpe più o meno strisciante in corso a Mosca. Potrebbe essere però anche una operazione di disinformazione di Kiev, che da giorni sta spingendo l'élite moscovita ad agire, anche per sventare le minacce nucleari di Putin. Volodymyr Zelensky ha promesso esplicitamente che negozierà «soltanto con il prossimo presidente russo», e venerdì il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov si è rivolto - in perfetto russo - ai militari del nemico chiamandoli a ribellarsi ai comandanti che «vi stanno mandando a morire». L'allusione di Podolyak a un complotto originato a Mosca, e le voci diffuse dal Direttorato dello spionaggio di Kiev su un golpe della Guardia nazionale contro i militari, potrebbero anche essere un'operazione per spaventare i generali russi e spingerli ad agire prima dei loro avversari.
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