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La Repubblica Rassegna Stampa
09.10.2022 La Nobel Oleksandra Romantsova: 'Russia fuori dall'Onu'
Intervista di Fabio Tonacci

Testata: La Repubblica
Data: 09 ottobre 2022
Pagina: 13
Autore: Fabio Tonacci
Titolo: «La Nobel Romantsova: 'L’Onu cacci la Russia dal consiglio di sicurezza'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/10/2022, a pag. 13, con il titolo "La Nobel Romantsova: 'L’Onu cacci la Russia dal consiglio di sicurezza' " l'intervista di Fabio Tonacci.


Fabio Tonacci

Oleksandra Romantsova on the Political Prisoners of Kremlin Issue - Центр  Громадянських Свобод
Oleksandra Romantsova

«Cosa provo? Ricevere quel premio durante una guerra sanguinosa che va avanti da otto anni, è una responsabilità enorme». Parla a Repubblica Oleksandra Romantsova, direttrice del Centro per le Libertà civili, Ong ucraina vincitrice del Nobel per la Pace.

Cosa intende per responsabilità? «La Russia ha occupato il nostro Paese provocando un immenso dolore per la popolazione civile. Per decenni ha permesso crimini di guerra in Cecenia, Georgia, Moldavia, Libia e Siria, garantendone l’impunità. Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso».

Come? «La Corte penale internazionale ha un campo di azione troppo ristretto, mentre il sistema legale nazionale è sovraccarico. Chi fornirà giustizia alle migliaia di vittime di reati in zone di conflitto? Bisogna creare subito un tribunale internazionale che processi Putin, Lukashenko e gli altri criminali di guerra».

Lei sostiene che espellere la Russia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite migliorerebbe il livello di sicurezza internazionale. Perché? «Dobbiamo fare qualcosa, viviamo inun mondo dove un missile russo uccide nel suo appartamento il giornalista Vira Hirych durante la vista a Kiev dell segretario generale dell’Onu. L’intero sistema internazionale di pace e sicurezza è in rovina, come la città di Mariupol. Le Nazioni Unite devono riformare il sistema, gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità e non lasciare che a decidere le sorti siano le alleanze militari o la capacità delle forze armate di resistere alle aggressioni. In questa ottica, il primo passo da compiere è escludere la Russia dal Consiglio di sicurezza».

Cosa distingue la vostra Ong dalle altre? «La partecipazione. Invitiamo sempre tantissima gente al nostro Centro. Durante la rivoluzione della Dignità io coordinavo l’iniziativa chiamata Euromaidan Sos: abbiamo messo insieme centinaia di personeper fornire assistenza legale ai manifestanti, lavorando h-24 per tre mesi. Ogni giorno emergevano persone arrestate, picchiate, abusate, rapite, incastrate dalla polizia con prove false: abbiamo avuto 16.000 richieste di aiuto, e non erano solo per la tutela legale».

Quante persone siete nella Ong? «Una ventina, molte donne ma anche uomini. Dopo il 24 febbraio abbiamo restaurato l’Euromaidan Sos e l’abbiamo tarato sui crimini di guerra. Raccogliamo testimonianze usando dei questionari e intervistando le vittime. Lavorando con altre associazioni abbiamo creato una vera figura professionale: il documentatore. L’iniziativa si chiama Tribunale per Putin».

Quanti crimini di guerra avete documentato finora? «Più di 21 mila, tra cui torture, violenze sessuali, omicidi, attacchi a edifici civili».

Nel suo Paese c’è chi pensa che sia stato inopportuno da parte del Comitato del Nobel premiare anche ong e dissidenti di Russia e Bielorussia. Lei cosa ne pensa? «Il Nobel non è stato dato a quei Paesi ma a difensori civili con cui lavoriamo da anni. Per me non vuol dire riesumare la vecchia narrativa sovietica delle tre nazioni sorelle, no: il significato è un altro ed è contenuto nel motto “per la nostra e la vostra libertà”. La libertà, questo è il senso del nostro Nobel per la Pace, non ha confini, i diritti umani sono universali».

Siete difensori dei diritti umani ma anche di democrazia, che è un bene comune non scontato. «Le dirò di più. Per il mantenimento della pace, la tutela dei diritti umani ha la stessa importanza del potenziale militare o della stabilità economica. I Paesi in cui i diritti vengono sistematicamente violati sono quelli dove nasce la guerra».

Il primo pensiero quando le hanno detto che aveva vinto il Nobel per la Pace? «Ho pensato a uno scherzo».

E il secondo pensiero? «Questo Nobel lo ha vinto l’Ucraina tutta, che sta combattendo per la libertà».

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