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La Repubblica Rassegna Stampa
08.10.2022 Le bugie dell'Iran
Cronaca di Gabriella Colarusso, commento di Cristina Comencini

Testata: La Repubblica
Data: 08 ottobre 2022
Pagina: 19
Autore: Gabriella Colarusso - Cristina Comencini
Titolo: «'Mahsa malata, Sarina suicida, Nika caduta'. La versione dell’Iran sulle vittime dei cortei - L’egemonia delle donne»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/10/2022, a pag.19, con il titolo " 'Mahsa malata, Sarina suicida, Nika caduta'. La versione dell’Iran sulle vittime dei cortei", la cronaca di Gabriella Colarusso; a pag. 34, con il titolo "L’egemonia delle donne", il commento di Cristina Comencini.

Ecco gli articoli:

Gabriella Colarusso: " 'Mahsa malata, Sarina suicida, Nika caduta'. La versione dell’Iran sulle vittime dei cortei"

Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) | Twitter
Gabriella Colarusso

Mahsa Amini, 22 anni, non è morta perché è stata picchiata, ma perché era malata. Nika Shakarami, 16 anni, non è stata uccisa dalle forze di sicurezza, è caduta da un palazzo molto alto. Sarina Esmailzadeh, 16 anni, non aveva nulla a che fare con le manifestazioni: si è suicidata. Dopo 20 giorni di proteste, con decine di morti e migliaia di persone in carcere, si apre un nuovo fronte tra il governo iraniano e le famiglie delle vittime: la battaglia per la verità su quello che è accaduto. Ieri l’agenzia di stampa governativa, Irna , ha diffuso un rapporto dell’Associazione di medicina legale: la morte di Amini, che ha scatenato le proteste di piazza, sarebbe legata a «un intervento chirurgico per un tumore al cervello» che la ragazza «aveva subito all’età di 8 anni», scrivono i medici, e «non a percosse alla testa e agli organi vitali ». Masha dunque sarebbe morta per un’ipossia, una carenza di ossigeno che le ha provocato danni cerebrali, dovuta a malattie pregresse. Nessun esponente del governo ha commentato il rapporto. La tesi della medicina legale, un corpo che dipende dallo Stato, è la stessa che le autorità di polizia avevano tentato di accreditare fin dai primi momenti dopo la morte di Amini, ma che era stata smentita dalla famiglia, convinta invece che siano state le botte subite dagli agenti della polizia morale ad ucciderla. Mahsa era stata arrestata perché non indossava correttamente il velo, ed è deceduta dopo due giorni nell’ospedale Kasra di Teheran con evidenti segni di ecchimosi all’orecchio destro. Il papà non ha avuto accesso ai documenti medici né ha potuto vedere la figlia. La famiglia, che ha presentato una denuncia formale e chiesto accesso a tutta la documentazione audio e video dell’arresto, nega che Mahsa abbia mai avuto problemi di salute. Anche la madre di Nika Shakarami, Nasrin, non crede alla versione ufficiale. Nika era una ragazza di 16 anni, che amava cantare: il 20 settembre è scomparsa dopo una manifestazione a Teheran. In un ultimo messaggio inviato agli amici diceva di essere inseguita dallapolizia. L’ha famiglia la rivista una settimana dopo, cadavere in un obitorio. La zia, con cui viveva e che aveva denunciato la sua scomparsa, è stata arrestata ed è comparsa due giorni fa in tv per dire che la nipote è morta cadendo «da un palazzo», ovvero quello che sostiene la magistratura di Teheran. Una confessione estorta, secondo la madre di Nasrin, che ha denunciato in un video le pressioni e leminacce a cui la sua famiglia è sottoposta: «Mia figlia è stata uccisa, vogliono costringermi a mentire, non lo farò mai». Di Sarina Esmailzadeh non c’è nemmeno un’autopsia ufficiale. Ci sono i suoi video, rimasti sul canale YouTube da cui raccontava ai suoi coetanei sogni e preoccupazioni di un’adolescente in Iran. Il 30 settembre Amnesty International scrive nel suo rapporto sulle vittime della repressione: «Sarina Esmailzadeh, una ragazza di 16 anni, è morta dopo essere stata duramente picchiata alla testa con manganelli» mentre partecipava a una manifestazione. Per la procura di Alborz, Sarina invece si è “suicidata” lanciandosi dalla finestra di un edificio non lontano dalla casa della nonna. Anche la madre di Sarina è apparsa in video, ieri, il viso scavato, gli occhi spenti. Parlando con una “intervistatrice” di cui non è stato mostrato il volto, ha raccontato la depressione della figlia, i suoi precedenti “tentativi di suicidio”. Per le Ong e gli avvocati che in Iran combattono per l’indipendenza della magistratura, si tratta di confessioni forzate, costruite per vincere la battaglia della verità.

Cristina Comencini: "L’egemonia delle donne"

Women are in charge. They are leading': Iran protests continue despite  crackdowns | Iran | The Guardian

In Iran è in atto una vera e propria rivoluzione, la prima rivoluzione delle donne. Le iraniane sono il soggetto politico che la guida e trascina gli uomini. Il movimento femminista, presente sotto traccia nel Paese in tutti questi anni, è esploso. Non è detto che vinca, la forza del regime può annientarla o invece può riuscire ad allargare le maglie della libertà. Ma da ora in poi nella Storia, comunque vada a finire, esiste questa eventualità: le donne egemoni portano avanti con la loro azione collettiva e travolgente l’intera società. È una consapevolezza importante anche per i nostri Paesi democratici e liberi. Una consapevolezza che spesso ci sfugge. Non basta che alcune donne arrivino ai vertici, anche se è importante, non basta avere parità di diritti, anche se è necessario e giusto. Il cinquanta per cento dell’umanità sta guidando una rivoluzione molto più vasta, a volte sotto traccia, a volte sotto gli occhi di tutti. Questa rivoluzione costruisce una nuova società in cui il corpo delle donne, di cui il regime iraniano non a caso ha così tanta paura, è libero. Libero di non aderire al posto che gli uomini gli hanno assegnato nel desiderio, nell’amore, nella procreazione, nel lavoro. Libero di dispiegarsi con tutta la sua forza, libero di svelarsi non ricoperto da nessun velo fisico e ideologico. Non è un cambiamento da poco, comporta un mutamento profondo: non è un po’ di posto nella società che chiedono le donne, ma di portare a tutti la loro singolare differenza, la ricchezza dei loro pensieri, della loro cultura di cui il nostro corpo è parte fondamentale perché da lì parte la segregazione e da lì inizia una vera liberazione. Ci si interroga sul perché ancora oggi in Paesi come l’Iran i capelli delle donne siano una cosa indecente, dacoprire. La risposta più frequente è questa: per gli uomini sono un forte richiamo sessuale. Potremmo rispondere con tutta la rabbia che questa frase suscita, ma non ci credo assolutamente. Somiglia all’argomento del delitto passionale con cui prima si nominava il femminicidio. I capelli, il modo in cui le donne li pettinano, corti, lunghi, ricci, lisci, bruni, biondi, tinti, sono una delle caratteristiche della femminilità e del dispiegarsi della sua libertà. Si uccidono le donne perché vogliono essere libere di scegliere o non scegliere un uomo, si ordina alle donne di coprire i capelli perché non siano libere di essere e di vivere come vogliono. Il corpo siamo noi e la nostra libertà e la nostra differenza inizia lì, e va portata tutta intera nel mondo. Questo cambiamento è rivoluzionario anche per le nostre società e significa che quello che siamo e siamo state può essere valore per tutti, e può abitare il pianeta interamente, essere al centro dell’umano composto ora da due pari e differenti. Le città, i luoghi di lavoro, la maternità, la cura, vanno ripensate. Il rapporto tra individuo e collettività, così come il rapporto tra produzione e procreazione. La rivoluzione delle donne porta con sé la Storia grande di quelle che ci hanno preceduto, che hanno lavorato nell’ombra, costruito le fondamenta delle società senza avere nulla in cambio. Le ragazze iraniane, le studentesse dei licei che gettano via il lutto dei loro veli, sono all’avanguardia e indicano al mondo non solo la strada per raggiungere la loro libertà ma anche la nostra. Per ogni ragazza a cui hanno sparato ci sarà un’altra che raccoglie il testimone perché non ci sono frontiere nella nostra rivoluzione né armi ma è inesorabile.

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