Iran, trappola all’università Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 04 ottobre 2022 Pagina: 17 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Trappola all’università: 'Il nostro grido di pace stroncato dalle milizie'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/10/2022, a pag.17, con il titolo "Trappola all’università: 'Il nostro grido di pace stroncato dalle milizie' ", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
«Siamo tutti sotto choc, terrorizzati. Molti ragazzi stanno tornando nelle loro città fuori Teheran, i genitori li hanno richiamati. Abbiamo paura che la polizia ci venga a prendere a casa». Parla piano Omar (nome di fantasia), 20 anni, la voce ancora scossa dalla notte di violenza che ha vissuto nella sua università, la prestigiosa Sharif di Teheran, un ateneo d’élite specializzato in ricerca e sviluppo tecnologico che ha anche legami con l’industria della difesa iraniana. Domenica gli studenti si erano dati appuntamento per lo sciopero generale. Da due settimane le donne e i giovani iraniani sono in rivolta, un movimento spontaneo per i diritti civili e le libertà politiche acceso dalla morte nella mani della polizia morale di Mahsa Amini. Il 93% di chi è sceso in piazza ha meno di 25 anni, scrive il giornale conservatore Javan citando fonti di sicurezza. In circa 300 si erano radunati davanti alla porta principale dell’università, quella che dà su viale Azadi. «Cantavamo slogan pacifici: “Donna, vita, libertà”, “vogliamo i nostri diritti”, quando un gruppo di basij (le milizie paramilitari che vengono usate per sedare le proteste di piazza, ndr ) ha cominciato a insultarci: “Difenderemo Khamenei e la Repubblica Islamica”, urlavano. In quel punto del campus avevano installato telecamere e avrebbero potuto identificarci, abbiamo deciso di spostarci». All’altra porta, che pensavano sicura, si sono ritrovati davanti decine di agenti speciali armati, in motocicletta, a sbarrare l’ingresso. L’università era ormai circondata. La security ha chiuso gli ingressi per evitare che gli agenti entrassero, cosa vietata dalla legge iraniana. Ma qualcuno ha suggerito agli studenti di uscire usando il parcheggio sotterraneo a più piani. «Hanno cominciato a sparare con fucili ad aria compressa. Proiettili a salve che non uccidono ma provocano ferite serie e gas lacrimogeni.Chi cercava di uscire dall’università veniva picchiato brutalmente e arrestato. Alcuni professori si sono uniti a noi per proteggerci». I video condivisi online mostrano le scene di panico con decine di ragazzi che scappano, il rumore degli spari, la nebbia dei gas. «Io ero rimasto al piano terra ma sentivo gli spari, è stato terrificante». Omar è riuscito a lasciare l’Università solo a tarda sera con bus organizzati grazie alla mediazione di alcuni docenti. «Ci siamo dati la mano, ragazzi e ragazze, per evitare che qualcuno venisse preso dagli agenti e siamo usciti ». Almeno 40 universitari sono finiti in prigione, alcuni sono stati rilasciati, «uno di loro con una mano rotta», sei sono «stati portati a Evin», il famigerato carcere di Teheran dove sono detenuti i prigionieri politici. Le università sono state un bastione del dissenso in questi anni in Iran. L’assalto alla Sharif è un’altra ferita per le donne e i giovani iraniani che da due settimane affrontano la repressione, con migliaia di arresti e più di 90 morti (fonte Iran Human Rights). Ieri gli universitari sono tornati in sciopero per chiedere la liberazione di tutti gli studenti arrestati. Anche a Qom, città santa ultraconservatrice. Nei corridoi dell’università Mofid si sentiva cantare “Baraye”, “Per”, la ballata scritta dal musicista Shervin Hajipour usando i tweet delle proteste. Hajipour è stato arrestato e la canzone, che aveva avuto più di 40 milioni di visualizzazioni, rimossa dal suo profilo Instagram, ma è diventata l’inno del movimento, cantata nelle piazze, nei campus, nei video online. In serata la nota del presidente Usa Joe Biden: “Gli Stati Uniti imporranno nuove sanzioni contro Teheran” Per la prima volta alle proteste si sono uniti anche gli studenti delle scuole superiori, con scene inedite nella storia recente dell’Iran: in una classe di Sanandaj, provincia curda, le giovani allieve sedute in cerchio sventolano in alto i loro hijab.
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