E' possibile un golpe per deporre Putin? Analisi di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 03 ottobre 2022 Pagina: 3 Autore: Rosalba Castelletti Titolo: «Ceceni e Wagner, i signori delle milizie tentati dal golpe per deporre lo Zar»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 03/10/2022, a pag.3, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Ceceni e Wagner, i signori delle milizie tentati dal golpe per deporre lo Zar".
Rosalba Castelletti
Putin allo specchio: ecco Stalin
A inveire sono sempre loro, i bellicisti del cosiddetto “partito della guerra”. Gli stessi che levarono gli scudi dopo il “riposizionamento” delle truppe russe che occupavano Kharkiv e Izjum, l’ennesimo eufemismo adottato della Difesa in quella che a Mosca si può chiamare soltanto “operazione militare speciale”. Ma, all’indomani dell’arretramento da Lyman, nell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, unilateralmente annessa alla Russia da Vladimir Putin con una cerimonia in pompa magna al Cremlino, la frustrazione e la rabbia sono ancora più accese, i toni ancora più infuocati. Neppure il ministero riesce a edulcorare la realtà. Pur usando le consuete circonlocuzioni, deve ammettere che, «a causa della minaccia di accerchiamento, le forze sono state ritirate da Krasny Lyman su linee più vantaggiose». Una battuta d’arresto che brucia come una beffa nel giorno in cui la Corte Costituzionale convalida l’annessione. I nazionalisti parlano della prima perdita di una città “russa” a causa di una forza nemica dalla Seconda Guerra Mondiale. Chiedono le teste dei generali, invocano la legge marziale o persino l’arma nucleare. Sono attacchi che segnano una spaccatura sempre più profonda tra l’esercito regolare al comando del ministro della Difesa Serghej Shojgu e del capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov e le milizie irregolari, come i combattenti ceceni di Ramzan Kadyrov e i mercenari di Wagner al soldo di Evgenij Prigozhin. Tanto che, davanti a queste crepe, c’è chi prevede imminenti purghe dei vertici militari o paventa persino un golpe. A tuonare sono quelli che di fatto hanno a disposizione “eserciti privati”, come aveva avvertito pochi giorni fa la commentatrice Julija Latynina ventilando il precedente della “rivolta dei Taiping in Cina”. Primo fra tutti il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Il “mastino di Putin”, che con i suoi uomini ha raso al suolo Mariupol, accusa i vertici militari di essere sconnessi dalla realtà e di non informare propriamente il presidente. Denuncia che le truppe sono state lasciate senza mezzi adeguati. Definisce il generale Aleksandr Lapin un «mediocre» che però gode «del sostegno dei vertici dello Stato maggiore».Parladi«nepotismo».E,nello stesso giorno in cui, in visita a Mosca, incontra il capo dell’amministrazione presidenziale Anton Vajno e il suo vice Sergej Kirienko, invita Putin a rispondere con «misure più incisive, inclusa la legge marziale nelle regioni di confine e l’uso di armi nucleari a bassa potenza». Parole a cui, dopo poche ore, si accoda Evgenij Prigozhin, lo stretto collaboratore di Putin che di recente ha ammesso di essere a capo della compagnia militare privata Wagner: «Ramzan, sei un grande. Inviate tutta questa immondizia a piedi nudi e armata direttamente al fronte». Mentre “Strelkov”, l’ex colonnello dei servizi ed ex “ministro” della Difesa di Donetsk Igor Girkin, prende di mira Gerasimov: «Questo compagno dovrebbe essere glorificato per tutte le vittorie, dalla “de-escalation” a Kiev, Sumy, Chernihiv continuando col “raggruppamento riuscito” a Balakleja, Izjum, Kupjansk, Volshansk, per finire col “ritiro su linee vantaggiose” da Lyman». «Lyman. La nostra città. La nostra città russa. Ogni perdita è una perdita personale del comandante in capo», scrive lo scrittore ed ex deputato nazionalista Zakhar Prilepin, veterano del Donbass. Andrej Guruliov, ex vice comandante del Distretto militare meridionale, oggi parlamentare, in un talk show accusa i vertici militari di «menzogna endemica» prima che la linea venga improvvisamente interrotta. Anastasia Kashevarova, ex consigliera del presidente della Duma, Vjacheslav Volodin, si rivolge direttamente a Putin: «Siamo impreparati. Perdiamo i territori liberati. Lei è il nostro comandante in capo. Prenda misure drastiche anche se colpiscono gli amici». Il blogger Jurij Kotenok ricorda che i generali sovietici furono giustiziati da Stalin dopo le sconfitte subite dall’esercito di Hitler. Sono voci che i seguitissimi “canali Z” su Telegram amplificano. Mentre i canali filo-Cremlino comeReadovka accusano Kadyrov e compagni di essere peggio del nemico. «Avete bisogno di una prova delle crepe in seno all’élite, spesso segno della fine di un regime?», commenta l’economista Konstantin Sonin, oggi all’Università di Chicago. Le crepe sono tali che l’Institute for the Study of War prevede «cambi di personale all’interno del comando militare superiore». Christo Grozev a capo del sito investigativo Bellingcatcommenta: «È in atto uno scisma totale in seno alla lobby della guerra che non è destinato a concludersi in modo pacifico, senza voler fare giochi di parole». Leonid Bershidskij, l’ex direttore diVedomosti esiliato a Berlino, oggi editorialista di Bloomberg , è ancora più dritto: «Kadyrov, Prigozhin, Strelkov, Guruliov: le loro critiche non mirano più in alto di Shojgu e Gerasimov. Ma ho pochi dubbi che questa sia solamente la parte pubblica. Sarebbe saggio prepararsi a un golpe di estrema destra».
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