Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/10/2022, a pag.2 con il titolo 'La posizione dell'Italia non cambia continueremo a inviare armi a Kiev' l'intervista di Niccolò Carratelli.
Stefano Pontecorvo
L'ultima posizione nota era all'aeroporto di Kabul, agosto 2021, i giorni della fuga dalla capitale afghana appena conquistata dai talebani. L'ambasciatore Stefano Pontecorvo, in veste di rappresentante della Nato, coordinò l'imponente ponte aereo sulla pista dello scalo "Hamid Karzai", consentendo la partenza di oltre 100mila persone in due settimane. La prossima posizione, anche se lui per primo ci crede poco, potrebbe essere alla Farnesina, come ministro degli Esteri del futuro governo Meloni. Il suo nome, infatti, da giorni circola nel totoministri, tra i possibili tecnici da coinvolgere. Di certo, sulla politica internazionale e sulle relazioni diplomatiche è uno degli uomini più ascoltati dalla leader di Fratelli d'Italia. E non ha dubbi che «la sua posizione, più volte espressa, sulla collocazione atlantista ed europeista dell'Italia è netta e non sarà messa in discussione».
Quindi, con il nuovo governo su questo fronte non cambierà nulla? «Assolutamente no, continueremo a muoverci al fianco dell'Occidente, mantenendo e, se necessario, rafforzando le sanzioni nei confronti della Russia e garantendo l'invio di armi all'Ucraina».
Sono le uniche due cose che possiamo fare, come Italia e come Europa? «Credo di sì. Tra l'altro, sulle armi ho sentito dire che l'apporto italiano è marginale, mentre non lo è affatto. Quando saranno resi pubblici gli elenchi del materiale bellico che stiamo fornendo, si capirà che il nostro contributo alla difesa ucraina è importante».
La convocazione alla Farnesina dell'ambasciatore russo Razov, invece, come va letta? «È una prassi abituale quando ci sono dei contenziosi, una modalità ufficiale per informare la Russia di cosa pensa l'Italia dell'annessione dei territori ucraini. Se la stessa iniziativa viene presa, come mi pare stia avvenendo, da molti altri Paesi europei, si manda a Putin un importante messaggio di compattezza nella condanna».
Il fatto che a convocare Razov sia il ministro uscente di un governo agli sgoccioli indebolisce questa iniziativa? «Senza dubbio sarà percepita come meno incisiva, ma in ogni caso i russi non si fanno impensierire da queste iniziative. È improbabile che la pressione diplomatica porti a qualche risultato in questo momento. Piuttosto, si dovrebbe valutare un inasprimento delle sanzioni economiche».
Ecco, su una decisione del genere il futuro governo potrebbe dividersi? Salvini ha spesso criticato l'utilità delle sanzioni, si teme di danneggiare ancora imprese e famiglie… «Sono scelte da valutare con attenzione, ma non ci sono dubbi che le sanzioni danneggino la Russia. Quanto a Salvini, sto ai fatti: la Lega ha sempre votato compatta a favore di tutto quello che il governo Draghi ha proposto a sostegno dell'Ucraina. Così, come Forza Italia, nonostante certe dichiarazioni pubbliche. C'è una questione di immagine che diamo all'esterno, ma alla fine contano le decisioni politiche».
Mostrarsi divisi, anche in Europa, avvantaggia Putin, come sta avvenendo sul tetto al prezzo del gas, no? «Certo, è un peccato veder prevalere gli egoismi nazionali. I tedeschi si sono sempre mostrati come buoni europeisti, spero che lo dimostrino. Vediamo come va a finire il negoziato, credo ci siano i margini per arrivare a un accordo».
Nella guerra del gas c'è anche il sabotaggio al Nord Stream, che idea si è fatto? «È una vicenda controversa, probabilmente si è trattato di un sabotaggio da parte dei russi, ma non ci sono prove. E senza prove, sul piano diplomatico, non vedo cosa si possa contestare formalmente all'ambasciatore russo».
Quindi, nonostante la provocazione di Putin, Stati Uniti ed Europa restano ferme? «Sanno bene che non devono farsi coinvolgere direttamente nel conflitto. Continueranno a mantenere dritta la barra delle sanzioni e a fornire armi a Kiev: con l'opposizione militare ucraina l'annessione russa dei territori del Donbass potrebbe restare sulla carta».
Non ci sono altri spazi diplomatici da esplorare? «In questa fase non ne vedo. Non mi pare che le parti vogliano sedersi a un tavolo. E, d'altra parte, non si può negoziare quando il 18% del tuo territorio è stato annesso illegalmente. Questa mossa di Putin ha ulteriormente complicato la ricerca della pace, è chiaro che lui non la vuole».
Rischiamo davvero l'escalation nucleare? La terza guerra mondiale? «Non credo proprio».
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