"L’egemonia unipolare” occidentale “si sta inesorabilmente sgretolando” ma “l’occidente si rifiuta di accettarlo” e finirà malissimo, ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, anticipando la cerimonia attesa per oggi con la firma del decreto d’annessione dei territori occupati dai russi in Ucraina, dove si sono tenuti nei giorni scorsi i referendum-farsa “vinti” dagli occupanti con percentuali oltre il 90 per cento. Putin parlava ai capi dei servizi di intelligence dei paesi della Comunità degli stati indipendenti, l’associazione di nove ex repubbliche sovietiche che, questa sì, si sta piano piano sgretolando dopo l’aggressione russa in Ucraina. “Gli oppositori geopolitici dei paesi della Csi sono pronti a metterci in pericolo, scatenando un massacro sanguinoso”, ha detto il presidente russo, denunciando i “rischi di destabilizzazione” causati, secondo lui, dai paesi occidentali e non, com’è in realtà, dalla sua offensiva in Ucraina che sta ridisegnando le alleanze e le paure anche dentro alla sua stessa associazione: nessuno si sente più al sicuro, e anzi assistiamo a dei cambiamenti epocali, come quello del Kazakistan che all’inizio dell’anno chiamava Putin per farsi inviare sostegno nella repressione delle proteste e oggi accoglie i russi in fuga dalla mobilitazione putiniana dicendo che si tratta di un aiuto umanitario necessario. Il Cremlino ieri, per bocca della solita portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che le future relazioni con l’Italia “dipenderanno dalle azioni del governo”, e sapendo come la pensa Giorgia Meloni, probabile guida del prossimo esecutivo, anche queste parole suonano come una minaccia. Molti paesi, compresa l’Italia, stanno invitando i propri cittadini che vivono in Russia a valutare se lasciare il paese, perché anche il potere di Putin sembra vicino allo sgretolamento, ed è per questo molto pericoloso.