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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Voyeurismo e indifferenza 30/09/2022
Voyeurismo e indifferenza
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Iran Human Rights | Article: Iran Protests; at least 54 Protesters Killed  and 100s Wounded |

L’Occidente plaude al coraggio delle giovani iraniane, pur sottolineando che esso non porterà a nulla; gli Ayatollah possono stare tranquilli. Il Presidente Raisi ha davvero motivo di essere soddisfatto per l’accoglienza tributatagli alle Nazioni Unite e per gli incontri che ha avuto. Si è persino permesso di annullare un’intervista programmata dalla CNN. Se ha affermato che era perché la sua interlocutrice si rifiutava di indossare il velo per l’occasione, non c’è dubbio che non volesse rispondere alle domande che la giornalista Christiane Amanpour, stella del canale televisivo, non avrebbe mancato di porgli.  D’altra parte la sorte delle donne afgane, a cui sono negati la scuola, il lavoro e in generale la libertà, è assai più tragica, ma passata la prima indignazione, non se ne parla più. Così come avviene per gli Uiguri, quella minoranza musulmana in Cina che soffre di discriminazione e i cui membri più importanti sono stati inviati nei cosiddetti “campi di rieducazione.” Insomma, oggi assistiamo ad una strana dicotomia. La stampa fiuta questo o quello scandalo umanitario o una violazione dei diritti umani colta in flagrante e  dedica  lunghi commenti e servizi fotografici in loro sostegno. I governi, invece, se ne stanno ben cauti e preferiscono non esprimersi. Nessuno vuole imitare Don Chisciotte. Inutile affrontare il rischio di offendere una grande potenza o un partner importante per il commercio o per la sicurezza, tanto più che è evidente che una condanna non sortirebbe alcun effetto. Lo si è visto con l’orrendo assassinio del giornalista Jamal Kashoggi. I governanti occidentali che erano saliti sui loro pulpiti e che non avevano risparmiato il loro sdegno di fronte a questo crimine di cui avevano accusato il principe saudita Mahammed Ben Salman, hanno dovuto rivedere il proprio giudizio. Dopo il Presidente turco Erdogan, che aveva evocato “lo spirito del Ramadan, il mese in cui si ristabiliscono e si rafforzano i legami fraterni”, prima di recarsi con un certo imbarazzo a Gedda per supplicare quello stesso MBS a concedergli dei finanziamenti di cui il suo Paese aveva disperatamente bisogno, è stato il turno di Joe Biden. Il Presidente della super potenza americana, che aveva trattato il Principe ereditario da paria, e che, durante la campagna elettorale del 2020 si era espresso duramente nei confronti del Regno saudita e si era impegnato a “riequilibrare” la relazione bilaterale con questo alleato tradizionale, ha dovuto anche lui rimangiarsi le sue parole. Sullo sfondo della crisi provocata dall’invasione dell’Ucraina, anche lui si è recato a Gedda per convincere i sauditi ad aumentare la loro produzione petrolifera al fine di controllare il prezzo del greggio. Si sa che l’Arabia saudita dispone delle più vaste riserve petrolifere del mondo. E se scambiare una cordiale stretta di mano con il paria di ieri è il prezzo da pagare per salvare l’economia americana, è sicuramente suo dovere farlo, ha dovuto pensare l’inquilino della Casa Bianca. I grandi e i meno grandi di questo mondo hanno imparato la lezione. Quanto ai clamori della stampa, presto o tardi una catastrofe naturale o qualche evento importante richiamerà la sua attenzione.

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Michelle Mazel

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