Israele, record di immigrati (grazie a Putin) Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 29 settembre 2022 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Tutti in Israele»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/09/2022, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Tutti in Israele'.
Giulio Meotti
Roma. Israele è il paese dei record, ma hanno vita molto breve. “Record di immigrazione”, titolavano i giornali ebraici lo scorso maggio, quando in un anno furono registrati 38 mila nuovi arrivi. Ora secondo le stime del ministero dell’Immigrazione israeliano, entro la fine del 2022 il numero di nuovi immigrati sarà il più alto da vent’anni. L’immigrazione in Israele è aumentata vertiginosamente negli ultimi dodici mesi, secondo i dati pubblicati prima di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico. Lo stato ebraico ha assorbito 60 mila nuovi cittadini, un aumento del 128 per cento rispetto al 2021, in una aliyah senza precedenti (la “salita” a Gerusalemme). Gli immigrati provenienti da Russia e Ucraina hanno rappresentato quasi il 75 per cento dei nuovi immigrati. Seguiti da Stati Uniti, Francia ed Etiopia. Il ministro uscente per l’aliyah, Pnina Tamano-Shata (la prima donna etiope a entrare alla Knesset nel 2013), ha detto questa settimana che Israele ha accolto 323 mila immigrati negli ultimi dieci anni. “C’è un cambiamento di coscienza nella società israeliana”, ha detto il ministro. “Una volta gli israeliani pensavano che il ministero della aliyah fosse una sorta di ‘figliastro’, un ministero senza importanza”. In un anno sono nati anche 177 mila bambini, mentre 53 mila israeliani sono morti. La popolazione di Israele è in procinto di raggiungere i dieci milioni entro la fine del 2024, saranno quindici milioni entro la fine del 2048 e venti milioni entro il 2065. E altre decine di migliaia di ebrei sono attesi da Russia e Ucraina. Le tendenze migratorie in Israele rappresentano una grande sfida per lo stato ebraico, poiché il tasso di arrivi aumenterà ancora a causa degli sviluppi geopolitici nei paesi dell’ex Unione Sovietica e della guerra in Ucraina. Ma non c’è soltanto la Russia. “In Francia in sette anni 55.049 ebrei hanno fatto aliya in Israele, più che tra il 1970 e il 1999, periodo durante il quale 48.097 ebrei se ne sono andati”, racconta nell’ultimo numero della rivista di Bernard-Henri Lévy, La règle du jeu, uno storico come Marc Knobel. Nel 2021, 3.500 ebrei francesi sono emigrati in Israele (senza contare chi è partito per altri paesi). Un netto aumento rispetto alle 2.220 partenze nel 2019 e nel 2020. Più di 1.900 sono partiti per Israele nel 2012, altri 3.120 nel 2013. Nel 2104, oltre 7.200 persone hanno lasciato la Francia e 7.500 nel 2015. Nel 2000, oltralpe si contavano 500 mila ebrei. Oggi meno di 400 mila, un numero in drastico calo. A causa della massiccia immigrazione e dell’alto tasso di fertilità, la terra promessa in una generazione non basterà per tutti. Israele ha 352 persone per chilometro quadrato, rispetto alle 215 del 1990 e secondo le previsioni raggiungerà un numero compreso fra le 501 e le 880 nel 2059. Escludendo il deserto del Negev, che occupa più della metà di Israele, la densità di popolazione balza a 980 persone per chilometro quadrato, poco al di sotto del Bangladesh e sopra Giappone e Olanda. Da Haifa, a nord, ad Ashkelon, a sud, Israele sarà un’unica distesa area urbanizzata e iper abitata. Entro dieci anni in quattro comuni italiani su cinque ci sarà invece un grande calo della popolazione, che salirà a nove su dieci nel caso di comuni di zone rurali. Lo dice l’ultimo rapporto dell’Istat. Fra vent’anni le morti raddoppieranno rispetto alle nascite: 788 mila morti contro 390 mila nascite. E solo in una famiglia su quattro troveremo dei bambini. Il prossimo anno tutti a Gerusalemme.
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