La fuga dei russi in Georgia Commento di Giovanni Pigni
Testata: La Stampa Data: 28 settembre 2022 Pagina: 22 Autore: Giovanni Pigni Titolo: «La fuga dei disperati in Georgia, l'Onu: 'Referendum illegali'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/09/2022, a pag. 22, con il titolo "La fuga dei disperati in Georgia l'Onu: 'Referendum illegali' ", l'analisi di Giovanni Pigni.
«Papà, cosa facevi durante la terza guerra mondiale?». «Me la davo a gambe verso la Georgia su una moto d'acqua»: è uno dei meme che girano in questi giorni nelle chat Telegram dei russi che scappano dal Paese. Il meme ironizza sulla situazione di decine di migliaia di giovani che si rifiutano di rispondere alla chiamata alle armi del presidente Vladimir Putin. La settimana scorsa, Putin ha annunciato la mobilitazione «parziale» del Paese con l'obiettivo di reclutare 300,000 riservisti per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina. Il risultato fino ad ora: oltre 260,000 uomini in età di leva avrebbero lasciato la Russia secondo quanto riportato da Novaya Gazeta Europe. Mentre i prezzi dei biglietti aerei sono schizzati alle stelle, decine di migliaia di russi hanno deciso di lasciare il Paese via terra. Sul confine con la Georgia ormai da giorni si è formata una coda impressionante di automobili: ieri la fila al valico di Verkhniy Lars superava i 20 chilometri di lunghezza secondo le autorità locali. Circa 50,000 russi avrebbero attraversato il confine con la Georgia nell'ultima settimana. Preoccupate dall'esodo dei potenziali coscritti, le autorità locali hanno iniziato a introdurre misure restrittive: i cittadini soggetti alla mobilitazione vengono fermati al valico e indirizzati verso gli uffici di reclutamento. I servizi di sicurezza (FSB) hanno persino posizionato un veicolo militare sulla frontiera per monitorare la situazione e impedire la fuga illegale dei coscritti dalla Russia. Ancora relativamente libero da restrizioni è il confine con il Kazakistan, attraversato da circa 100 mila russi dall'inizio della mobilitazione. «Non tutti sono disposti a immolarsi come carne da cannone in questo teatro dell'assurdo», esclama Andrey, un giovane ingegnere di San Pietroburgo, spiegando il motivo della sua fuga verso il Kazakistan. Dopo aver salutato amici e famiglia in tutta fretta, il ragazzo ha preso un volo fino alla città siberiana di Novosibirsk e sta per attraversare in macchina la frontiera kazaka. A consolarlo, il fatto di aver trovato una possibilità di lavoro oltre il confine. Ma non tutti hanno la fortuna di avere un piano come Andrey. Molti russi fuggono dal Paese senza prospettive chiare, mossi dalla paura che a momenti potrebbero essere reclutati e inviati al fronte a combattere. Verso l'Europa, l'unica via di fuga rimasta è la Finlandia. Qui il flusso in uscita è minore - solo i russi muniti di un visto Schengen possono attraversare il confine - ma comunque notevole: nell'ultimo fine settimana le autorità finlandesi hanno registrato un aumento dell'80% di ingressi provenienti dalla Russia. Non mancano anche i tentativi di fuga rocamboleschi: ieri le autorità estoni hanno catturato un uomo che aveva illegalmente attraversato il fiume Narva, demarcante il confine tra Estonia e Russia, su uno stand up paddle. In generale, la sensazione è quella di una finestra che si sta rapidamente chiudendo. Secondo diverse fonti, agli uomini in età di leva potrebbe essere presto vietato di lasciare il Paese. Il Cremlino, cercando di calmare le acque, ha negato che sia stata presa una decisione in tal senso. Mentre migliaia di russi fuggono, continuano le proteste contro la mobilitazione. Almeno una ventina i casi di uffici di reclutamento dati alle fiamme nell'ultima settimana. Lunedì, un uomo ha aperto il fuoco in un centro di reclutamento nella regione di Irkutsk, ferendo gravemente un commissario militare. Chi scende in piazza a protestare, invece, si scontra con la repressione dell'apparato di sicurezza: sono circa 2400 i cittadini russi arrestati fino ad ora durante le manifestazioni contro la mobilitazione, secondo il monitor OVD Info. Intanto, nei territori ucraini occupati da Mosca, si sono conclusi ieri i referendum per l'annessione alla Russia, bollati come una «farsa» dalla comunità internazionale: «Non possono essere definiti espressione genuina della volontà popolare», ha detto il capo degli Affari Politici dell'Onu, Rosemary DiCarlo. Secondo i risultati preliminari annunciati dalle autorità russe, nelle quattro regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia i voti a favore dell'annessione superano il 95% per cento. Putin potrebbe annunciare l'integrazione dei territori alla Russia il 30 settembre, secondo quanto riportato dell'agenzia Tass. Secondo altre fonti, il Consiglio della Federazione russa, la Camera alta del Parlamento, potrebbe votare il 4 ottobre l'annessione dei territori ucraini. L'esito dei referendum «non cambia nulla», ha detto ieri il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, ribadendo l'intenzione di Kyiv di riconquistare i territori occupati. Ma intanto, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev scrive su Telegram: «I referendum sono finiti. I risultati sono chiari. Bentornati a casa, in Russia!».
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/ 65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante