Gli Usa: 'Risposta catastrofica se la Russia utilizza l’atomica' Analisi di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 26 settembre 2022 Pagina: 25 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Gli Usa: 'Risposta catastrofica se la Russia utilizza l’atomica'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/09/2022, a pag. 25, con il titolo "Gli Usa: 'Risposta catastrofica se la Russia utilizza l’atomica' " il commento di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
«Abbiamo comunicato direttamente, privatamente, ad altissimi livelli, al Cremlino che l’uso di armi nucleari avrà conseguenze catastrofiche per la Russia; che gli Stati Uniti e i nostri alleati risponderanno in modo deciso. E siamo stati chiari e specifici su ciò che ciò comporterà». L’intervista allaAbc di Jake Sullivan mette a nudo quanto sia forte il rischio atomico che corre il pianeta. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale è l’uomo che deve indicare al presidente Biden le mosse per scongiurare un’escalation in Ucraina. E le sue frasi dimostrano che il confronto tra le due potenze è già cominciato, secondo gli schemi di quella che viene chiamata “la scala della deterrenza”. All’epoca della Guerra Fredda la dottrina della deterrenza era una scienza discussa ai massimi livelli, perché doveva scongiurare l’apocalisse nucleare. Esistevano studi segretissimi elaborati da Mosca e Washington per definirne ogni aspetto, con il celebre “telefono rosso” per permettere il dialogo personale tra i due leader. Trent’anni dopo, lacrisi ucraina sta obbligando a riscrivere da zero le regole. Sullivan ha detto che «stiamo preparando piani per ogni scenario e facendo tutto quello che serve per esercitare una deterrenza». Si tratta di stabilire come convincere Vladimir Putin a non attivare la valigetta che comanda gli ordigni al plutonio: una micidiale partita a scacchi. Il Cremlino – ha ricordato Sullivan – ha evocato lo spettro nucleare sin da febbraio, ma questo non ha intimidito gli Stati Uniti che hanno sostenuto Kiev con aiuti per decine di miliardi di dollari. Il giornalista diAbc gli ha chiesto: «Vuol dire che andiamo allo scontro diretto con la Russia?». La risposta è stata allo stesso tempo chiara e ambigua: «Siamo stati molto attenti a scegliere come parlarne in pubblico, perché vogliamo imporre il principio che ci sarebbero conseguenze catastrofiche ma non vogliamo impegnarci nel gioco retorico di definire “cosa succede se fate qualcosa”». Sono appunto i canoni della deterrenza, in cui bisogna mostrarsi determinati senza scoprire le carte: annunciare “se fai questo, risponderemo in questo modo” può innescare una corsa verso il baratro. Mentre l’obiettivo non è arrivare alla vittoria sul rivale, ma trovare una mediazione che eviti lo scontro totale: un negoziato che – come nella crisi di Cuba del 1962 – avviene dietro lequinte e permette ai duellanti di salvare la faccia. Nel caso dell’Ucraina il problema è che tante pedine della deterrenza sono già state bruciate. L’isolamento internazionale e le sanzioni non hanno spaventato il Cremlino, che non si sta fermando neppure davanti all’effetto del sostegno bellico concesso dall’Occidente a Kiev. Anzi, Putin ha alzato il livello del confronto ordinando la mobilitazione. Alcuni analisti ritengono che “la scala della deterrenza” sia già entrata nella fase due: la minaccia di azioni dirette. Un esempio? A fine agosto nel porto cretese di Souda il Pentagono ha messo in mostra il sottomarino nucleare “Uss Florida”: la sua presenza nel Mediterraneo era top secret. Imbarca 152 missili cruise, privi di testate atomiche ma sufficienti per lanciare una devastante rappresaglia nell’eventualità che Mosca usi “bombe tattiche” in Ucraina. Il Cremlino ha replicato mandando il sottomarino nucleare “Krasnodar” a pedinare lo “Uss Florida” nelle acque dell’Egeo. Il braccio di ferro prosegue.
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