L'Ucraina non si arrende Cronaca di Luca Steinmann
Testata: La Repubblica Data: 24 settembre 2022 Pagina: 14 Autore: Luca Steinmann Titolo: «Voto senza seggi ma sotto le bombe, così il Donbass diventerà Russia»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/09/2022, a pag.14, con il titolo "Voto senza seggi ma sotto le bombe, così il Donbass diventerà Russia" il commento di Luca Steinmann.
Luca Steinmann
È iniziato ieri all’alba il referendum nei territori ucraini controllati dalle forze di Mosca, che segnerà la loro annessione nella Federazione Russa. Una votazione il cui esito è scontato e che in alcune zone si sta svolgendo letteralmente sotto le bombe. Si vota nel Donbass, ovvero negli oblast di Donetsk e Lugansk, e nell’Ucraina del Sud: a Zaporizhzhia e Kherson. Le forze russe e filorusse controllano però solo alcune parti di queste regioni, in ampie fette di territorio è ancora presente l’esercito di Kiev che in alcuni casi sta avanzando. Si vota dunque solo là dove i russi hanno il controllo, mentre a poca distanza si combatte. Con il rischio che bombe e missili piovano sugli assembramenti di persone e provochinostragi. Per questo in alcune zone le autorità filorusse non hanno nemmeno aperto le urne ma mandano emissari casa per casa a raccogliere le schede elettorali compilate. Uscendo per strada si rischia la vita. Il processo elettorale viene realizzato da organizzazioni diverse, tutte ovviamente filorusse, a seconda delle differenti regioni. Particolarmente pericolosa è la situazione a Donetsk. Una parte dell’oblast è sotto il controllo delle milizie leali a Mosca che qui governano da otto anni, ma l’esercito ucraino è ancora saldamente presente in quasi la metà del territorio. I soldati di Kiev controllano tanti villaggi che confinano direttamente con la città di Donetsk, nella quale quasi nessuno esce di casa. Negli scorsi giorni, infatti, si sono consumate numerose tragedie, con decine di vittime civili. Due giorni fa alcuni colpi di artiglieria ucraina hanno colpito il mercato centrale della città, dove sei persone sono rimaste uccise. Due giorni prima un altro missile aveva ucciso almeno 12 civili, tra cui dei bambini. Episodi, questi, che si ripetono costantemente almeno da inizio agosto. Le autorità filorusse consigliano di non uscire e mandano i propri emissari palazzo per palazzo a consegnare le schede elettorali ai cittadini, che le compilano da casa. L’unico seggio è stato aperto è all’interno di un palazzone, dove si vota lungole scale per evitare di essere sotto tiro. Durante il primo giorno di voto la situazione è stata piuttosto tranquilla: si sente continuamente il rumore delle esplosioni provenienti dai vicini campi di battaglia ma non sono piovute bombe. La situazione è più tranquilla a Lugansk. La regione è quasi totalmente controllata dalle milizie filorusse che in città hanno aperto 200 seggi elettorali, dove migliaia di persone si sono recate a votare formando lunghe code. È stato inoltre attivato un numero verde attraverso cui chiamare gli emissari e farsi portare a casa la scheda elettorale. Nonostante questa apparente tranquillità, anche in queste regioni si sta combattendo. Due notti fa ci sono statidegli scontri armati vicino alla città di Lysychansk nel nord dell’oblast e adiacente alla regione di Kharkiv, dove gli ucraini stanno contrattaccando e dove hanno riconquistato qualche villaggio. Ieri i miliziani locali hanno iniziato a scavare trincee nel terreno per prepararsi a difendere il territorio. Segno che si aspettano ulteriori offensive. Nel Sud dell’Ucraina, ovvero negli oblast di Melitopol e Kherson, il voto è organizzato dalle amministrazioni militari filorusse messe al potere da Mosca a partire dallo scorso febbraio. Esse rimpiazzano i precedenti amministratori, in gran parte rimasti fedeli a Kiev. Anche qui, il voto si sta tenendo per ora attraverso gli emissari che vanno di casa in casa e di fabbrica in fabbrica. A partire da lunedì gli organizzatori vorrebbero aprire i seggi ma anche qui ci sono seri problemi di sicurezza. Non solo perché in entrambi gli oblast l’esercito ucraino controlla parti di territorio e nel caso di Kherson ha lanciato una controffensiva. Ma soprattutto a causa dei ripetuti episodi di sabotaggio perpetrati da gruppi armati locali che si oppongono alla presenza russa. A Melitopol alla viglia del voto ci sono state due esplosioni dolose. La prima è avvenuta due notti fa vicino al mercato centrale: qualcuno ha nascosto e poi fatto saltare dell’esplosivo vicino ad un negozio di articoli militari frequentato da soldati, ferendone alcuni. Un’altra esplosione dolosa è avvenuta ieri mattina alle sette. Anche a Kherson negli ultimi mesi ci sono stati diversi episodi simili. Lì, tuttavia, è stato aperto almeno un seggio. In tutti gli oblast il voto andrà avanti fino al 27 settembre. I risultati (scontati) verranno poi comunicati a Mosca che procederò così con l’annessione. Si tratta dunque dell’atto finale dell’esistenza delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk, che con questo referendum sanciscono il proprio scioglimento. È già in corso un processo di inglobamento delle locali autorità filorusse all’interno dell’apparato burocratico di Mosca. Anche qui si tratta di un passaggio formale. Già da anni che il Cremlino ha assunto il controllo degli apparati delle repubbliche, erogando passaporti russi ad i cittadini del Donbass. L’annessione è un processo che viene da lontano.
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