Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/09/2022, a pag. 5, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Alcuni segni'.
Giulio Meotti
Roma. Mentre il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, ha cancellato tutti gli incontri e le apparizioni pubbliche perché gravemente ammalato e l’Iran è scosso dalle proteste per l’uccisione di Mahsa Amini nelle mani della “polizia morale” dopo essere stata fermata perché vestiva in “maniera inappropriata”, il presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, va di fronte alle telecamere dell’americana Cbs per mettere in dubbio l’Olocausto: “Gli eventi storici dovrebbero essere indagati da ricercatori e storici. Ci sono alcuni segni che è successo. In tal caso, dovrebbero consentire che venga indagato e venga fatta una ricerca”. Nella sua prima intervista a una testata occidentale, il presidente iraniano Raisi ha anche definito Israele un “falso regime”. Pochi mesi dopo essere stato eletto nel 2005, l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad suscitò reazioni indignate in occidente annunciando “la sparizione dalle carte geografiche” di Israele e definendo “un mito” l’Olocausto (il regime degli ayatollah ha anche indetto concorsi internazionali per vignettisti sulla Shoah).
Dopo il 1945, mai prima dell’Iran la leadership di un paese così esteso e importante aveva asserito la negazione dell’Olocausto. A Raisi, un religioso ultraconservatore noto per la sua ostilità nei confronti dell’occidente e che voleva diventare Guida suprema, ha risposto dal campo di sterminio di Auschwitz il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, Aviv Kohavi. “Non devi essere uno storico o un ricercatore per comprendere gli orrori dell’Olocausto, devi essere un essere umano”, ha detto Kohavi. “Chiunque distorca e neghi la verità della storia mente oggi e mentirà in futuro”. E ancora: “Questa è un’altra conferma del fatto che a queste persone non dovrebbe essere consentito possedere alcuna capacità di alcun tipo per sviluppare armi di distruzione di massa”, ha aggiunto Kohavi, riferendosi al programma nucleare iraniano. Israele ha promesso di impedire all’Iran – che chiede regolarmente la distruzione dello stato ebraico – di acquisire armi nucleari e si è opposto al ritorno degli Stati Uniti all’accordo nucleare con l’Iran, sostenendo che non va abbastanza a fondo nel frenare le ambizioni nucleari di Teheran. Il primo ministro Yair Lapid è andato su Twitter per rispondere ai commenti di Raisi, pubblicando quattro foto di vittime dell’Olocausto, con la didascalia “alcuni segni”. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha risposto alla controparte iraniana twittando una fotografia che ha detto di tenere sulla scrivania: l’avambraccio della sopravvissuta all’Olocausto Dora Dreiblatt Eisenberg, tatuato con il numero di identificazione, mentre è sorretto dalla pronipote, Daniella Har-Tzvi, sullo sfondo della bandiera nazionale israeliana. Accanto all’immagine, Herzog ha scritto: “Raisi, sulla mia scrivania a Gerusalemme c’è una fotografia. I numeri parlano da soli”.
Anche Deborah Lipstadt, inviata speciale degli Stati Uniti per la lotta all’antisemitismo, ha definito le osservazioni di Raisi “ridicole” e “pericolose”. Noto come “il macellaio di Teheran” per aver giustiziato migliaia di dissidenti dell’opposizione nel 1988 mentre prestava servizio come vice procuratore, Raisi avrebbe sulla coscienza 30 mila prigionieri messi a morte – impiccati da gru edili o fucilati – durante l’epurazione che l’ayatollah-dissidente Hossein Ali Montazeri definì “il più grande crimine nella storia della Repubblica islamica”. La tv di stato iraniana a febbraio ha rivelato un nuovo missile che ha una gittata di 1.450 chilometri, il che significa che potrebbe raggiungere Israele dall’Iran occidentale (il punto più vicino è a 1.000 chilometri di distanza). Il missile si chiama “Khaybarshekan” ovvero “Demolitore Khaybar”, riferimento alla celebre battaglia che ebbe luogo nel VII secolo contro gli ebrei dell’oasi di Khaybar, a nord di Medina, che furono sopraffatti dai guerrieri musulmani. Il grido di battaglia Khaybar, Khaybar ya yahud (“Khaybar, Khaybar, oh ebrei”) è spesso usato come slogan antiebraico ed è inciso anche sui missili di Hezbollah. Israele considera l’Iran il suo più grande nemico e minaccia. Il nuovo punto basso sulla Shoah da parte di Raisi conferma i peggiori timori di Gerusalemme, che vuole impedire che l’odio di Auschwitz ottenga la potenza di Hiroshima.
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