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La Repubblica Rassegna Stampa
19.09.2022 Battaglia nel Donbass
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 19 settembre 2022
Pagina: 14
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «La battaglia dei cannoni nel Donbass: 'Spariamo fino a quando siamo sfiniti'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/09/2022, a pag. 14, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "La battaglia dei cannoni nel Donbass: 'Spariamo fino a quando siamo sfiniti' ".

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Daniele Raineri

Donbass - Open

Dalla regione di Kharkiv i soldati russi sono fuggiti spesso senza sparare un colpo, a Kherson sono nervosi perché si sentono accerchiati e con i ponti distrutti alle loro spalle, ma nel Donbass no, non danno ancora segnali di cedimento come nelle altre regioni. Hanno la Russia subito dietro di loro e anzi trattano la linea del fronte che passa per questa area dell’Ucraina dell’Est come se di fatto fosse già un confine avanzato della Russia. Due notti fa i soldati di Mosca hanno sparato un missile Kalibr su Kramatorsk, la capitale del Donbass non occupato, ed è arrivato in mezzo ai palazzi residenziali a soli 200 metri dal supermercato centrale, ma per fortuna ha centrato un tratto di terreno gonfio di pioggia che ha attutito l’esplosione. Eppure, anche così, i duecento chili d’esplosivo hanno distrutto la facciata del palazzo più vicino, hanno creato un cratere di dieci metri e sfondato le finestre tutt’attorno. Quando ad aprile i russi spararono un missile Tochka – che ha una testata con un terzo di esplosivo in meno – contro la stazione e uccisero 60 civili, i complottisti negarono che fosse stato sparato dal lato russo, ma la realtà è che ogni notte i russi sparano a caso contro la città, dicono gli abitanti di Kramatorsk a Repubblica , a volte missili oppure, più spesso, razzi da trecento millimetri che sono meno distruttivi ma ancora più erratici. Gli ucraini hanno appena schierato sul fronte del Donbass una delle loro unità migliori, la 93esima brigata meccanizzata, che fino a pochi giorni fa combatteva vicino a Izyum – la città rasa al suolo a sud di Kharkiv – e che ha dei conti in sospeso. Quando tre giorni fa è stata scoperta una fossa comune con i cadaveri di 17 soldati a Nord di Izyum si è visto che su alcune divise c’era lo stemma con l’ala della brigata. Ad aprile la 93esima aveva incontrato nella pianura a Nord di Izyum l’unità russa responsabile del massacro di civili a Bucha e le aveva inflitto perdite durissime – con grande entusiasmo degli ucraini. A marzo la brigata aveva già distrutto la quarta divisione corazzata delle Guardie, un’unità d’élite della Russia, ed era stato uno di quei primi momenti d’incredulità nel conflitto che segnalavano il ribaltamento dei ruoli: gli invasori russi da dominatori a sconfitti. «Siamo qui da due settimane – dice Alexey, vent’anni, che comanda una squadra di artiglieri – e diamo la caccia ai cannoni russi con questo». Indica il pezzo d’artiglieria ucraino da centotrenta millimetri sotto una rete mimetica, con l’affusto nascosto in un fossato in modo che la canna esca appena sopra al livello delsuolo. Tira fuori il telefono, ha una app che mostra le posizioni dei russi: mezzo schermo è rosso. «Il comando mi chiama, mi passa le coordinate precise e la mia squadra spara. Ci fanno sparare a rotazione per non surriscaldare troppo il cannone, l’altro giorno abbiamo sparato centosettanta colpi, la squadra era così stanca che alla fine è collassataa terra. I proiettili pesano quaranta chili, ma quando sono dentro le casse con l’involucro pesano il doppio». Attorno alla postazione ci sono campi di girasoli che nessuno ha raccolto, il fiore è ancora attaccato allo stelo ma è nero e capovolto verso terra. Ci sono anche altre batterie nascoste, si sentono i loro colpi in uscita molto forti. A un certo punto sisente una voce sopra le altre, silenzio estatico della squadra: «Questo è un M777 americano da 155 millimetri ». Spara proiettili che sembrano i fratelli maggiori di quelli di questa postazione. «Siamo in chat con le altre batterie, così ci diciamo quando abbiamo finito». Che turni fate, quando vi daranno il cambio? Alexey risponde con uno sguardo interrogativo: «Ce ne andremo quando saranno finite le munizioni. Qui siamo molto motivati». I soldati non hanno l’aspetto di un’unità d’elite, c’è il ragazzino smunto con la patch “Milf hunter” sul giubbotto antiproiettile, il tizio con gli avambracci tatuati, il soldato alto e taciturno, quello che fa la V di vittoria con le dita, quello che si fa promettere l’invio di un mazzo di fiori alla madre che lavora a Roma Ottaviano. Come spesso succede nella guerra di difesa ucraina, la funzionalità prevale sull’aspetto. La 93esima ha la fama di essere l’unità che ha usato più missili anticarro Javelin contro i russi. «Con i quad i soldati escono a coppie, attraversano i campi, arrivano a tiro dei carri armati e li distruggono ». Arrivano i colpi di ritorno dei russi, sparano a tentoni, uno cade a cento metri, si va tutti dentro un rifugio scavato nel terreno e coperto da sacchi di sabbia, si aspetta lì dentro con i volti illuminati dai telefoni (senza rete) per capire se hanno individuato la posizione. Alexey ha una piccola bandiera americana in velcro nella versione grigia, per non spiccare troppo, sul petto. Cosa è cambiato da quando sono arrivati i missili americani Himars? «Prima quando spostavamo il cannone i russi ci sparavano quaranta razzi, è il momento nel quale siamo più vulnerabili. Adesso ce ne sparano uno o due. Non ne hanno più, li devono usare al risparmio: gli Himars distruggono i loro depositi».

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