Ogni giorno 100 ebrei via da Mosca Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 17 settembre 2022 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Ogni giorno 100 ebrei via da Mosca»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/09/2022, a pag. 1, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Ogni giorno 100 ebrei via da Mosca'.
Giulio Meotti
Roma. L’ex rabbino capo di Mosca dice che gli ebrei che possono dovrebbero lasciare subito la Russia. Pinchas Goldschmidt, che aveva trascorso gli ultimi trent’anni a costruire la vita ebraica in Russia prima della sua fuga questa estate, alla Deutsche Welle ha detto che quella vita ora è finita e che gli ebrei potrebbero essere coscritti se Vladimir Putin ordinasse la mobilitazione generale. I rabbini delle 75 città della Russia, da Vladivostok a est a Kaliningrad a ovest, poche ore dopo hanno annunciato di non volere abbandonare le comunità ebraiche di cui sono responsabili in Russia. Ma intanto, oltre cento ebrei russi ogni giorno salgono su un aereo per non fare più ritorno. Fino a pochi mesi fa, il rabbino Yosef Hersonski era riluttante ad aprire un asilo per bambini di lingua russa a Tel Aviv, poiché era a corto di iscritti.
Pinchas Goldschmidt
Oggi non accetta più iscrizioni, per mancanza di spazio. Israele si era preparata a un afflusso di profughi ucraini. Ma alla fine, gli ebrei russi sono stati più numerosi. Secondo le autorità israeliane, negli ultimi sei mesi poco più di 20.700 ebrei dalla Russia hanno fatto aliya (termine ebraico che significa “ascesa”), la migrazione degli ebrei in Israele. Più di 12.500 ucraini hanno fatto la stessa scelta. A questo si aggiungono coloro che avevano già la cittadinanza israeliana “e tenevano i passaporti in un cassetto, per ogni evenienza”, come ha detto Larissa Remennick, sociologa dell’Università israeliana Bar-Ilan arrivata da Mosca durante la grande ondata di migrazione ebraica sovietica nei primi anni 90. “Altri andavano avanti e indietro”. Un milione di ebrei russi si stabilirono in Israele prima e dopo la caduta dell’Unione sovietica, formando la comunità più grande e politicamente attiva del paese. 150 mila ebrei sono ancora in Russia, ma almeno uno su otto ha già lasciato il paese da marzo. A luglio, il ministero della Giustizia russo ha chiesto la liquidazione della filiale di Mosca dell’Agenzia ebraica, l’organizzazione che aiuta gli ebrei stranieri che desiderano trasferirsi in Israele. Nel novembre di un anno fa, parlando al settimanale Point, Pinchas Goldschmidt, che era anche presidente della Conferenza dei rabbini europei, alla domanda se si sentisse più al sicuro per strada a Mosca, dove vive, o a Parigi o Bruxelles dove va regolarmente, ha risposto: “Mi sento molto più al sicuro a Mosca. Sono stato personalmente aggredito a Bruxelles”. Poi Goldschmidt ha dato numeri impressionanti: “Alcuni anni fa, in Europa erano rimasti 1,6 milioni di ebrei. Oggi quel numero è diminuito di 300 mila”. Le ondate migratorie ebraiche degli anni 80 e 90 privarono l’Unione sovietica e poi la Russia di una classe media di ingegneri, informatici, medici, accelerando il declino russo e l’ascesa della “start up nation” israeliana. Se si ripetesse quello scenario sarebbe un altro colpo devastante per Mosca.
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