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Il Foglio Rassegna Stampa
16.09.2022 Le ferrovie ucraine già vanno nelle zone liberate
Analisi di Paola Peduzzi, Mauro Mondello

Testata: Il Foglio
Data: 16 settembre 2022
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi - Mauro Mondello
Titolo: «La differenza - La vendetta russa»

Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 16/09/2022, a pag. 1, con il titolo "La differenza", l'analisi di Paola Peduzzi; con il titolo "La vendetta russa" l'analisi di Mauro Mondello.

Ecco gli articoli:

Paola Peduzzi: "La differenza"

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Paola Peduzzi

Milano. Ieri è partito il primo treno da Kharkiv a Balakliya, nella zona liberata dai russi dalla controffensiva ucraina. In una settimana, i dipendenti delle ferrovie, l’ormai celebre Ukrzaliznytsia, hanno sminato e ricostruito i ponti e i binari, con enormi difficoltà hanno detto, ma con grande efficacia. L’arrivo del primo treno dopo sei mesi è stato accolto con quella sorpresa gioiosa e commovente che abbiamo visto in questi giorni nelle aree liberate: sorrisi misti alle lacrime, gratitudine, tantissime domande perché qui il mondo si è fermato quasi duecento giorni fa, poi c’è stato solo quello che vogliono dire e far sapere i russi. Ora si faranno i conti dell’orrore delle forze di Mosca, i segni sono ovunque, ma quando si scava se ne trovano altri, centinaia d’altri: distruzione, torture, saccheggi, silenzio. Dopo lo sconvolgimento di Bucha e Irpin siamo pronti a tutto, anche il presidente Volodymyr Zelensky, in visita a Izyum, un’altra città liberata, ha detto che sa già cosa i suoi uomini si troveranno davanti nelle città liberate, ma questo non vuol dire che sia ammesso non valutarne la gravità: la sistematicità dei crimini commessi dagli uomini di Putin è acclarata, ma ogni crimine ha bisogno della sua giustizia. Anche perché non è finita. Mentre partiva il treno della liberazione, ci arrivavano le immagini della diga colpita da dodici missili russi a Kryvyi Rih, la città più grande dell’Ucraina centrale (e città natale di Zelensky). Il bombardamento ha colpito una stazione di pompaggio dell’acqua nel bacino idrico di Karachunivske, il fiume Inhulets si è riempito e la forza dell’acqua ha distrutto la diga, inondando tutta la zona attorno. La Russia bombarda deliberatamente le infrastrutture ucraine e i civili ucraini, l’inondazione in particolare serve a rallentare ogni genere di spostamento: molti hanno ricordato che nel 1941 Stalin, per fermare i nazisti, distrusse una diga a Zaporizhzhia che causò l’esplosione di una stazione idroelettrica – non avvisò le autorità locali, morirono migliaia di ucraini. A fine febbraio, le forze ucraine distrussero una diga sul fiume Irpin, alle porte di Kyiv, per fermare l’avanzata dei mezzi russi verso la capitale: fu uno dei primi atti estremi e salvifici dell’esercito ucraino. I cittadini delle zone che erano rimasti (molti erano scappati) furono evacuati, le attività di bonifica sono andate a rilento ma ci sono state. E’ la differenza tra aggredito e aggressore, tra chi ricostruisce e chi distrugge, tra un treno che parte dopo sei mesi e un’inondazione per vendetta.

Mauro Mondello: "La vendetta russa"

Chisinau. L’avanzata delle forze ucraine contro i russi include due città strategiche, Izyum e Kupiansk, hub ferroviari che l’esercito di Vladimir Putin utilizzava come punti di snodo primari per il rifornimento delle truppe dislocate nella regione di Kharkiv. La ripresa di queste due città da parte delle forze ucraine è decisiva perché permette a Kyiv di allentare la pressione su Sloviansk, cinquanta chilometri più a sud di Izyum, e di puntare su Lyman, altro snodo ferroviario di grande importanza, nella regione di Donetsk, così come su Lysychansk, che rinforzerebbe il fronte ucraino anche nella provincia di Luhansk. E’ a partire da questi sviluppi che è possibile analizzare la reazione russa, che ha puntato in maniera decisa sulle infrastrutture, colpendo centrali elettriche, vie di comunicazione, reti ferroviarie. “Attacchi massicci su tutte le linee del fronte”, ha annunciato il ministero dell’Interno russo, con bombardamenti che hanno colpito le postazioni ucraine sia nella regione di Donetsk sia nelle aree più meridionali di Mykolaïv e Zaporizhzhia, oltre che la diga a Kryvyi Rih. Gli attacchi missilistici contro le centrali elettriche hanno lasciato la città di Kharkiv senza elettricità e molti altri centri del Donetsk con importanti problemi di approvvigionamento. La strategia russa è quella di distruggere deliberatamente le infrastrutture energetiche dell’Ucraina prima dell’arrivo dell’inverno, in una delle aree più fredde dell’Europa continentale, così da operare la massima pressione, in termini umanitari, sulla popolazione locale. Tagliare luce e acqua a Kharkiv significa obbligare la popolazione ad abbandonare la città, o rassegnarsi a settimane di stenti. E’ una modalità operativa che Mosca sta perseguendo anche a Zaporizhzhia: l’obiettivo è quello di svuotare questi due centri in maniera definitiva, così da poter operare, militarmente, un’escalation. Oltre a infliggere sofferenze ai civili ucraini, però, le opzioni militari della Russia sembrano in questo momento limitate. Secondo fonti statunitensi, la maggior parte delle truppe russe si sarebbe ritirata sul lato est del fiume Oskil, a un centinaio di chilometri a est di Kharkiv, verso il confine con la Russia, da dove vengono sferrati gli attacchi. La priorità adesso è infatti quella di difendere la regione del Donbas nelle sue delimitazioni pre conflitto, una ritirata strategica legata anche alla necessità, nelle prossime settimane, di destinare più attenzione al fronte meridionale, per difendere Kherson dall’offensiva ucraina. Kherson per i russi è decisiva in quanto è da questa regione che partono acquedotti e canali che trasportano l’85 per cento del fabbisogno di acqua dolce della Crimea occupata.

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