Israele e la sinistra Cosa pensa il segretario dei Ds Piero Fassino su Israele
Testata: La Stampa Data: 25 febbraio 2003 Pagina: 4 Autore: Francesca Paci Titolo: «Fassino: dobbiamo ritrovarci sull'accordo in Medio Oriente»
La sinistra sta vivendo un momento di particolare difficoltà nel suo rapporto con Israele e l' ebraismo, nonostante le parole "tranquillizzanti" del segretario dei Ds cerchino di smentirlo. Non si può essere amici di Israele, come lo stesso Fassino si proclama, e criticare costantemente l' attuale leadership al governo, stigmatizzare in ogni consesso l'operato di Sharon, invitare gli elettori israeliani a votare per il candidato della sinistra, dialogare con Arafat come se fosse un onesto capo di stato dimenticandosi che se Israele ha seppellito 700 civili inermi dilaniati dalle bombe dei kamikaze la responsabilità è solo sua. Di questi amici Israele se ne fa volentieri a meno.
Riportiamo integralmente l' articolo per dar modo ai lettori di informazionecorretta di conoscere nel dettaglio le opinioni del segretario Ds.
«Pace in Medioriente e rispetto delle identità». Invitato al seminario su «La sinistra e Israele. Cinquant´anni di storia», Piero Fassino detta le parole chiave d´un rapporto che conosce oggi momenti di crisi. «E´ necessario garantire l´esistenza del popolo ebraico e di quello palestinese», sostiene il segretario dei Ds. Per ora abbiamo assistito al tentativo di un popolo, quello palestinese, di annientare quello israeliano e contemporaneamente siamo allietati da manifestazioni di pacifisti, quasi sempre di sinistra, che marciano per le strade di Roma, Bologna ecc. travestiti da kamikaze. In aggiunta a questo si boicottano i prodotti israeliani e si danneggiano macchinari prodotti in Italia e destinati ad Israele. La platea mormora, Fassino prosegue: «Battersi per la pace vuol dire contribuire a creare una società libera e laica in grado di garantire la convivenza delle culture». Non basta la triade «Libertà, diritti, opportunità», con cui la Quercia apre oggi la campagna di tesseramento 2003. Al dirigente politico «amico», vicepresidente dell´associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele nel `95, la comunità ebraica torinese chiede conto «d´una approssimazione di sinistra che accomuna pericolosamente la politica estera di Ariel Sharon al genocidio perpetrato da Hitler». Dovendo datare la frattura, lo storico Marco Brunazzi risale al 1967. La ricostruzione: «La concomitanza tra la nascita dei movimenti terzomondisti e la guerra dei sei giorni, porta i militanti della sinistra a identificare Israele con l´avamposto dell´imperialismo statunitense in area mediorientale». Un gap mai più colmato, secondo il direttore dell´istituto Gaetano Salvemini: «L´occupazione di fatto dei territori palestinesi, contribuisce ad allargare una distanza che arriva ai giorni nostri e sconfina in dichiarata ostilità». Fassino ammette un percorso ondivago: «Ci sono state fasi alterne, ma la storia dell´ebraismo è imprescindibile da quella europea e si fonde indissolubilmente con la nascita della sinistra». A partire dal riconoscimento dello stato d´Israele, salutato, tra i primi, dall´Unione Sovietica. Fassino "dimentica" le devastanti persecuzioni subite dagli ebrei all' epoca di Stalin, le discriminazioni, la miseria, l' emarginazione che uniti all'impossibilità di emigrare hanno reso per decenni la vita degli ebrei in Unione Sovietica un vero inferno. Fino ad arrivare all´inizio della sua militanza nel partito comunista torinese, che Fassino lega a un manifesto simbolo: «Ricordo la sezione col poster d´un piroscafo con cui i compagni delle ferriere Fiat sponsorizzavano la sottoscrizione per gli ebrei in partenza per la Palestina, nel 1948». Al presidente dell´Unione delle Comunità Ebraiche Amos Luzzato, severo censore d´ogni generalizzazione riguardo alla politica del governo di Sharon, «in uno stato democratico esistono posizioni diversissime», il numero uno della Quercia replica che «è proprio il punto d´intesa tra sinistra e cultura ebraica». Ci saranno pure le frange movimentiste filo-palestinesi, ma «la sinistra è fatta da tante anime». Ma quella che emerge con più forza è quella filopalestinese che si nasconde dietro i falsi slogan pacifisti. E negli ultimi vent´anni, secondo Fassino, «i rapporti sono ripresi e cresciuti d´intensità». Contrariamente a quanto ne dicano le piazze, «l´inizio del disgelo è proprio nell´82 col massacro libanese di Sabra e Chatila. Responsabili del quale furono i miliziani falangisti di Hobeika, NON l'esercito israeliano. Allora, a Tel Aviv, trecentomila persone marciarono contro il governo considerato responsabile dell´eccidio. E la sinistra italiana riprese a considerare Israele non come un paradigma ma come un mondo composito». La sinistra farebbe bene a considerare Israele come l' unica democrazia del Medio Oriente, l'unico baluardo in difesa dei diritti dell'uomo, l'unico paese mediorientale dove ad ogni cittadino è consentito dissentire con il proprio governo senza correre il rischio di finire appeso a testa in giù in una piazza (cosa che succede nelle città sottoposte a sovranità palestinese). Per questo, ma non solo, andrebbe difesa e protetta sempre e comunque. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.