300 adolescenti ucraini prigionieri di Putin Analisi di Cecilia Sala
Testata: Il Foglio Data: 15 settembre 2022 Pagina: 1 Autore: Cecilia Sala Titolo: «Nelle zone liberate dai soldati di Kyiv, ai russi resta un’arma potente di ricatto: 300 adolescenti ucraini chiusi in un 'campo estivo' in Russia»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/09/2022, a pag.1, con il titolo "Nelle zone liberate dai soldati di Kyiv, ai russi resta un’arma potente di ricatto: 300 adolescenti ucraini chiusi in un 'campo estivo' in Russia", l'analisi di Cecilia Sala.
Cecilia Sala
Volodymyr Zelensky
Nechvolodivka (Kharkiv), dalla nostra inviata. “Va tutto bene, oggi pomeriggio ci hanno portato al bowling. Dovevamo tornare a casa tra due giorni, ma ci hanno detto che rimarremo qui ancora. Un russo ha detto fino al 10 ottobre, un altro ha detto una data diversa e un altro ancora che non si sa”, Alexandra, una ragazza ucraina di quindici anni, ci risponde su Instagram dalla Russia. In questo momento ci sono trecentoventi adolescenti della regione di Kharkiv, fra i tredici e i quindici anni, che i soldati russi hanno portato per un “campo estivo” improvvisato nella città di Gelendzhik, in Russia. Il 29 agosto il presidente Zelensky ha dato l’annuncio che la controffensiva era cominciata, nessuno si aspettava che lo sfondamento sarebbe arrivato tanto in profondità ma in quel momento i russi hanno capito che gli ucraini avrebbero attaccato su tutti i milletrecento chilometri di linea del fronte e non solo nel sud, come avevano ripetuto per mesi. Il 29 agosto, nel villaggio di Nechvolodivka e in molti altri del distretto di Kupyansk, centinaia di adolescenti sono saliti su dei pullman scortati da mezzi militari, hanno passato il confine e, dopo una notte a Belgorod, sono partiti per Gelendzhik. Gelendzhik è una città sul mare nel sud della Russia, lontana più di mille chilometri dalle case basse di Nechvolodivka. “Quando sono tornati i nostri, ho provato un’emozione che non conoscevo e non credo di saper descrivere: un misto di rassicurazione e allarme”, dice Ludmila, la mamma di Veronika, tredici anni, che a Gelendzhik dorme in stanza con Alexandra. “Ho pensato solo questo: speravo che la controffensiva arrivasse prima che mia figlia partisse, o quando era appena tornata. Poi mi sono detta: magari le nostre autorità hanno una soluzione, ma qui nessun soldato mi sa dire quale. Forse uno scambio di prigionieri?”. Soldati russi catturati durante la controffensiva in cambio di tredicenni rapite nei villaggi appena prima che venissero liberati. Alexandra, da Gelendzhik, continua a scrivere nella chat: “Ci trattano bene, ci svegliamo alle sette e mezza e alle otto facciamo ginnastica, la sera c’è la discoteca fino alle undici, ma ci hanno detto che tra due giorni cominciamo la scuola. E’ stato un po’ strano perché dovevamo tornare in classe il primo settembre a Nechvolodivka, invece siamo partiti. A casa come stanno?”. Non c’è acqua e riscaldamento, ma stanno bene e tua nonna ti manda “un mondo di baci”. Alexandra è orfana di entrambi i genitori, a Nechvolodivka viveva con sua nonna Tatyana che dice: “I russi non le faranno nulla di male, lei si trova benissimo e tra due giorni sarà a casa”. Le risponde Ludmila: “Non è vero, non lo sai. Qui non c’è connessione e tu non puoi averci parlato”. Non avete connessione dal 27 febbraio, cosa sapete di questa guerra? Sapete cosa è successo a Mariupol? “Perché? Cosa è successo a Mariupol?”. Quando Tatyana si allontana, Ludmila dice di lei che difenderà i russi fino alla morte finché sua nipote non tornerà a casa, oppure sarà lei a trasferirsi in Russia. Tu non hai paura che usino tua figlia per chiederti qualcosa in cambio? “Se non avessero distrutto la rete, avrei già ricevuto un messaggio su Instagram di mia figlia che mi chiede di localizzare le posizioni dell’artiglieria ucraina in questa foresta”. L’ultima arma dei russi per mantenere un potere sugli abitanti dei villaggi liberati, sono i loro figli.
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