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La Repubblica Rassegna Stampa
12.09.2022 Julija Galjamina: 'Putin ha i giorni contati'
Intervista di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 12 settembre 2022
Pagina: 4
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Galjamina: 'Putin è appeso a un filo. La sua fine potrebbe essere vicina'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 12/09/2022, a pag.4, l'intervista di Rosalba Castelletti dal titolo "Galjamina: 'Putin è appeso a un filo. La sua fine potrebbe essere vicina' ".

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Rosalba Castelletti

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Julija Galjamina

Cinque anni fa Julija Galjamina era stata eletta deputata municipale nel consiglio moscovita di Timirjazevskij, ma non è riuscita a portare a termine il mandato. Le è stato revocato dopo la condanna per la “violazione delle regole per lo svolgimento di una manifestazione”. Persa pure la cattedra alla Scuola superiore di economia. Una delle poche attiviste a non aver scelto l’esilio e a non essere ancora dietro le sbarre, è però in libertà vigilata e pochi giorni fa è stata etichettata come “agente straniero”. Eppure continua a portare avanti diverse iniziative, dal movimento femminista Mjagkaja Sila (Potere Soft) a Zemskij Congress che ha sostenuto candidati indipendenti alle amministrative di ieri. Ricevendo Repubblica nella sede della suasquadra, evita con cautela di parlare di argomenti tabù, eppure non ha remore a dire: «Vladimir Putin è appeso a un filo».

In che senso? «La sua fine è vicina. Non ha partner internazionali. L’esercito è allo sfascio e le risorse stanno per finire. Non ci sarà nessuna rivoluzione, sia chiaro, ma se mai Putin si trovasse ad affrontare un tentato colpo di Stato, difficilmente la popolazione scenderà in piazza per sostenerlo».

Com’è cambiato il Paese in sei mesi di offensiva in Ucraina? «C’è molta più paura. La repressione è aumentata a livelli mai visti. Gran parte dell’ intellighentsija ha lasciato il Paese. In un certo senso, è un’opportunità. Si aprono spazi di società civile per nuovi movimenti».

La gente sembra disinteressata a quel che accade in Ucraina... «Sì, l’operazione militare speciale è diventata routine, anche nei media. Una certa percentuale capisce quello che fa lo Stato e lo appoggia, ma c’è anche una parte che magari dice di sostenerlo, ma è disinteressata. Invece chi è contrario, è emotivamente coinvolto».

E che cosa può fare? «Oramai non si può fare più nulla per tornare indietro. Si sarebbe dovuto intervenire anni fa, ma lo stesso Occidente non capiva. Nel 2012 aBruxelles incontrai eurodeputati che difendevano le autorità russe anche dopo l’aggressione in Georgia del 2008. Si sarebbero dovute adottare sanzioni, ma non fu fatto nulla».

C’è chi sostiene che anche i russi abbiano una “colpa collettiva”... «Riparliamone quando i Paesi Ue rinunceranno completamente al gas russo e manderanno in galera i corrotti al soldo delle autorità russe. Filosofi lo hanno spiegato meglio di me. La colpa di un’azione è di chi la fa. I russi sono ostaggio del regime».

Molti oppositori hanno scelto l’esilio. Lei resta. Non ha paura? «Non si può fare politica dall’esilio. Un politico deve restare nel proprio Paese. Chi va all’estero perde i legami con la gente. Il carcere naturalmente è una variabile a cui bisogna essere pronti. Ma succedono cose ben peggiori che valgono la perdita della propria libertà personale».

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