Draghi negli Usa, la mossa atlantica prima delle urne Cronaca di Tommaso Ciriaco
Testata: La Repubblica Data: 10 settembre 2022 Pagina: 7 Autore: Tommaso Ciriaco Titolo: «Draghi negli Usa la mossa atlantica prima delle urne»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/09/2022 a pag.7 con il titolo "Draghi negli Usa la mossa atlantica prima delle urne" la cronaca di Tommaso Ciriaco.
Mario Draghi con Joe Biden
Parla pochissimo, ma c’è. E ci sarà soprattutto nell’ultima settimana. Mario Draghi potrebbe illustrare in conferenza stampa il nuovo decreto aiuti, che non sarà approvato prima di venerdì prossimo. E parlerà in pubblico tre o quattro volte anche nel corso della missione negli Stati Uniti per l’assemblea generale dell’Onu, che si concluderà a settantadue ore dall’apertura delle urne. A New York chiarirà almeno due punti fondamentali. Primo: l’Italia è e resterà atlantica, si è opposta e si opporrà all’invasione che i russi hanno inflitto all’Ucraina, ha sostenuto e sosterrà le sanzioni contro Mosca. Non solo. Si muoverà anche per consolidare la promessa dell’amministrazione Biden di aumentare le forniture di energia, a partire dal gas liquido. Una linea euroatlantica certamente gradita da Giorgia Meloni, sempre più incerta sulla possibilità di costruire un governo ancorato all’Occidente con un partner come Matteo Salvini. Parla pochissimo, ma si muove. Ad esempio quando decide di tenere aggiornata Meloni sulla battaglia per il price cap: ci sarà, però limitato al gas russo. Un punto interrogativo che terrà in allerta chi vincerà le elezioni in Italia, anche se Palazzo Chigi parla di passo in avanti e crede in decisioni ambiziose del prossimo Consiglio di ottobre. A rassicurare parzialmente Roma c’è comunque la promessa di sostegno energetico all’Europa da parte di Washington, fatta ieri da Joe Biden durante una call con i partner G7, Ue e Nato. Il Presidente Usa chiede agli alleati uno sforzo per contrastare la propaganda russa e assicura disponibilità a lavorare per contenere l’impennata dei prezzi dell’energia garantendo forniture sostenibili e accessibili per il Vecchio continente. La guerra in Ucraina, d’altra parte, resta in questa fase lo spartiacque delle relazioni internazionali, con ripercussioni di politica interna. E nulla cambierà nei prossimi mesi, visto che Biden è soddisfatto dei risultati della controffensiva di Kiev, prevede ulteriori successi e non intende mollare di un millimetro la presa su Mosca. In questa chiave, fondamentale diventa il viaggio a New York. Draghi parlerà nel tardo pomeriggio del 21 settembre, quando in Italia sarà già notte. E dirà cose che certamente incideranno sul dibattito nazionale. Davanti a russi, cinesi e americani schiererà una volta di più Roma al fianco di Washington e Kiev. Sostenendo che l’appoggio alle ragioni occidentali è irreversibile, chiunque gli succederà a Palazzo Chigi. A partire dalle sanzioni. Ma c’è di più. Il presidente del Consiglio riceverà un premio e interverrà durante una serata organizzata a New York dalla Appeal of Conscience Foundationper il 57esimo Annual Award Dinner. Un appuntamento a cui di norma partecipa Henry Kissinger. Poi l’ex banchiere dovrebbe salire sul palco di un evento sul clima a cui ha lavorato anche il ministro dell’Energia Stefano Cingolani. Possibile, come in ogni trasferta, anche un passaggio con la stampa. E con ogni probabilità colloqui di livello con l’amministrazione Biden e con almeno un paio di leader che incrocerà durante l’assemblea generale Onu. A Roma, invece, nulla si muoveràprima del 25 settembre. Di certo non cambierà la promessa di serietà sui conti pubblici. Niente scostamento per il nuovo decreto, anche se ora glielo chiede pure Calenda. Una scelta dettata dalla volontà di non allarmare i mercati dando segnali di finanza pubblica poco rigorosa. E come segnale di attenzione verso Meloni che, al pari del Pd, ha fatto sapere che non è il momento di lanciarsi in spese senza copertura prima del 25 settembre. Ancora una volta, l’opposto di Salvini.
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