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La Repubblica Rassegna Stampa
05.09.2022 Pressioni filorusse
Intervista di Fabio Tonacci a Serhiy Zhadan

Testata: La Repubblica
Data: 05 settembre 2022
Pagina: 21
Autore: Fabio Tonacci
Titolo: «'Il mio concerto per Kiev annullato dal locale italiano. Questo non è pacifismo'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/09/2022, con il titolo 'Il mio concerto per Kiev annullato dal locale italiano. Questo non è pacifismo' l'intervista di Fabio Tonacci.


Fabio Tonacci

Ukrainian writer Serhiy Zhadan has won the German Peace Prize. ‹ Literary  Hub
Serhiy Zhadan

Nella chat del proprietario di una sala concerti dell’hinterland milanese c’è tutto il dibattito sul pacifismo nell’era della guerra di Putin. La chat, che poi sono tre messaggi su whatsapp, è quella con cui i titolari dello Slaughter Club di Paderno Dugnano comunicano a Serhiy Zhadan, il più noto artista ucraino, che il suo spettacolo è annullato. «Scusa ma è illegale nel nostro Paese fare un concerto per raccogliere fondi per la guerra. Ti ridiamo i soldi. Non ci possiamo fare niente, rischiamo di essere arrestati», gli scrivono. «Ma è un tour di solidarietà, non ci compreremo armi ma solo automobili... », l’inutile risposta. Niente da fare. Zhadan, 48 anni, poeta, scrittore, saggista e frontman della rock band "Zhadan and the Dogs" lo scorso 2 agosto non si è potuto esibire in Italia. In Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Germania, Lituania, Lettonia, Estonia, sì, senza problemi. Da noi, la sala già prenotata e pagata non lo ha accolto. Le piccole storie talvolta nascondono grandi temi e questa è una di quelle. Porta dritti al senso più profondo e genuino del pacifismo, tirato in ballo dallo stesso Zhadan con il suo post arrabbiato scritto su Facebook il 31 agosto. «Alcuni europei continuano a giocare al pacifismo e ai doppi standard, sembra che il Novecento non abbia insegnato a tutti la responsabilità».

La questione, si capisce, è seria e va afferrata bene. Zhadan, perché quel post? «L’ho fatto non per lamentarmi degli italiani, ma per dimostrare che molto spesso in certe situazioni pesa il fattore della paura e della viltà umana».

Come è andata l’interlocuzione coi gestori del locale di Paderno? «Il nostro manager aveva sistemato tutto. Avevamo già pagato l’affitto della sala. Nel nostro annuncio non c’è scritto che raccogliamo denaro per l’esercito ucraino, si afferma semplicemente che sosteniamo l’unità di volontari ‘Khartiya’, inserita ufficialmente nelle forze armate. Sono residenti di Kharkiv, che proteggono la città dai russi. Era tutto chiaro. Deduco che alcuni clienti con sentimenti filo-russi abbiano scritto al club per lamentarsi, e immagino che i proprietari si siano spaventati».

Lo sa per certo o lo ipotizza? «L’ho capito da una conversazione con uno dei rappresentanti del club. Tuttavia non posso essere sicuro, non ho visto gli screenshot dei messaggi».

Loro sostengono che nel vostro annuncio non siete stati chiari. «Lo so, affermano che coi soldi dei biglietti stiamo raccogliendo fondi per la guerra. O non capiscono o fingono di non capire... Ci acquistiamo le auto! Non possiamo comprare armi, non ne abbiamo diritto e non lo facciamo. Cerchiamo cose di cui i militari hanno bisogno per sopravvivere: automobili, molte attrezzature, forniture mediche eigieniche. A volte forniamo loro solo del cibo, in modo che abbiano qualcosa da mangiare. Se anche questo è visto come finanziamento della guerra, allora beh, la ritengo una visione distorta su ciò che sta accadendo in Ucraina. Alcuni pensano che compriamo proiettili e mitragliatrici. In effetti, ora che cipenso meglio, abb iamo acquistato un frigorifero, che può essere utilizzato per trasportare i cadaveri dal campo di battaglia...vorrei chiedere ai pacifisti europei, ai pacifisti italiani, il camion frigo per i soldati morti è sostenere la pace o la guerra? Abbiamo anche preso diverse ambulanze per trasportarein ospedale chi viene ferito dal nemico. Si tratta di militarizzazione o di pace?».

Nel post scrive che gli europei giocano al pacifismo e ai doppi standard. Cosa intende? «Prima di tutto devo dire che sono anche io un pacifista. Non mi piace affatto la guerra, voglio la pace. È solo che oggi alcuni intellettuali europei, quando ci invitano a firmare accordi con Mosca, in realtà ci stanno chiedendo di arrenderci. Non capiscono che gli ucraini stanno pagando con la vita il prezzo basso del vostro gas».

I pacifisti, e non solo loro, sostengono che più l’Occidente manderà armi in Ucraina, più a lungo durerà la guerra. Lei cosa ne pensa? «È ovvio che se il mondo smettesse di sostenerci in questo esatto momento, la guerra finirebbe subito con la sconfitta dell’Ucraina. Decine di milioni di ucraini si ritroverebbero a vivere sotto occupazione. E l’occupazione russa, se i pacifisti italiani non lo sanno, vuol dire campi di filtrazione, genocidi, saccheggi, crimini di guerra...».

A tavola con un pacifista convinto, non filorusso. Cosa gli direbbe? «Gli direi che ogni persona, pacifista o meno, ha il diritto di proteggere e di veder protetta la propria vita. Oggi gli ucraini hanno un’unica possibilità di sopravvivenza: avere accanto le nostre forze armate. È la sola garanzia che abbiamo per la pace e per non vedere più vittime».

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