Testata: La Repubblica Data: 03 settembre 2022 Pagina: 3 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Ma Biden va avanti: 'Ora Putin è in difficoltà colpite le sue entrate'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/09/2022 a pag.3 con il titolo "Ma Biden va avanti: 'Ora Putin è in difficoltà colpite le sue entrate' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Volodymyr Zelensky
Più Mosca alza la voce e minaccia, più Washington si convince che la sua strategia sta funzionando. Questo non significa una deriva verso scelte irresponsabili, anzi. Semmai è vero il contrario, come dimostra proprio l’accordo del G7 sul tetto al prezzo del petrolio russo, voluto dagli americani allo scopo di ridurre le entrate di Putin senza peggiorare la crisi energetica. Le reazioni scomposte del Cremlino provano invece che le cose non vanno come voleva, e quindi questo non è il momento di lasciarsi intimidire, ma piuttosto proseguire nella direzione seguita finora, se non accelerare. Così si spiega la richiesta di 13,7 miliardi di dollari presentata ieri dalla Casa Bianca al Congresso per finanziare Kiev sul piano militare, economico e dell’intelligence, facendo attenzione a non scavalcare le “linee rosse” che Mosca minaccia di usare per giustificare un’escalation nella sfida diretta con Washington. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha rivendicato ieri che l’idea del “price cap” era stata lanciata proprio da Biden al G7 di giugno in Germania, mentre aveva frenato sullo stesso provvedimento per il gas perché sapeva che allora non era sostenibile per troppi alleati europei. Quindi ha spiegato: «È un grande passo avanti, perché i paesi che hanno raggiunto l’accordo rappresentano il 50% dell’economia globale. Ci consente di centrare due obiettivi: primo, ridurre significativamente la più grande fonte di ricavi a disposizione di Putin per finanziare la sua guerra; secondo, assicurare che il petrolio continui ad affluire sui mercati, a prezzi più bassi.
Gli effetti già si vedono perché Mosca sta offrendo forti sconti, fino al 30%, e contratti di lungo termine. Significa che intende continuare le forniture, ed è disposta ad ingoiare la riduzione dei prezzi. Ciò offre anche ad altri paesi la possibilità di ottenerecontratti migliori». Nella stessa direzione è andata la segretaria al Tesoro Yellen: «L’azione di oggi aiuterà a sferrare un duro colpo per le finanze russe, ostacolerà la capacità di Mosca di combattere la sua guerra non provocata in Ucraina, e accelererà il deterioramento della sua economia». Dall’inizio dell’anno i ricavi petroliferi di Mosca sono aumentati del 38 per cento, soprattutto grazie al rialzo dei prezzi, mentre le forniture rifiutate dall’Europa sono state compensate in parte dagli acquisti maggiori di paesi come Cina e India, salita dall’1 al 13 per cento del totale delle esportazioni russe. Il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo, appena stato a Nuova Delhi per discutere la questione, è convinto però che questi rimedi non basteranno a salvare Putin per vari motivi: primo, il prezzo del petrolio sta scendendo, col West Texas Intermediate calato dai 120 dollari al barile di giugno agli 89 di ieri; secondo, le rotte alternative costeranno sempre più a Mosca di quelle tradizionali; terzo, una volta varato il “price cap” anche i paesi che non aderiscono, a partire dalla Cina, chiederanno forti sconti, perché sanno che la Russia ha l’acqua alla gola. Quanto alle minacce di interrompere le forniture a chi partecipa al tetto, gli Usa sono convinti che sia un bluff, perché il Cremlino non può permettersi di rinunciare a queste risorse. Il “price cap” invece aggira i rischi posti dall’embargo europeo, che dovrebbe scattare il 5 dicembre, perché abbassa il costo senza l’interruzione delle forniture, che alimenterebbe ancora di più l’inflazione. Diverso invece è il discorso del gas, non perché Putin può fare a meno dei suoi ricavi, quanto perché può giocare con i rubinetti allo scopo di rendere impossibile l’inverno in Europa, e magari influenzare elezioni come quelle del 25 settembre in Italia. La reazione minacciosa di Mosca conferma a Washington che la strategia funziona, non solo per l’energia, ma anche sul terreno dal punto di vista militare. Perciò Biden, invece di lasciarsi intimidire, ha chiesto al Congresso altri 13,7 miliardi per continuarla. Le forniture useranno la prudenza necessaria ad evitare che Putin le sfrutti come scusa per l’escalation, ma aumenteranno la pressione per fargli capire che non può vincere laguerra in Ucraina.
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