Testata: La Repubblica Data: 01 settembre 2022 Pagina: 16 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Truppe russe in affanno mentre Kiev scatena l’offensiva a Kherson»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/09/2022, a pag.16, con il titolo "Truppe russe in affanno mentre Kiev scatena l’offensiva a Kherson" l'analisi di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Volodymyr Zelensky
La confusione avvolge sempre l’esordio delle grandi battaglie e quella che domina in queste ore il Sud dell’Ucraina è massima. Nel silenzio imposto da Kiev e nella nebbia della propaganda, si cominciano però a scorgere alcune direttrici e un possibile punto chiave: il fiume Inhulets, un affluente del Dnepr. Dopo tre giorni di fuoco con razzi e cannoni, nella notte gli ucraini sono riusciti ad attraversarlo a sorpresa, aprendo un varco nelle linee russe. Hanno superato il paese di Sukhoy Stavok, iniziando a incunearsi nel mezzo del territorio occupato. Una mossa significativa: un successo in questa posizione spezzerebbe in due lo schieramento degli invasori, aprendo la strada a una manovra a tenaglia che potrebbe mettere in crisi i russi. Non è l’unica avanzata. L’annunciata controffensiva ucraina procede in cinque zone diverse: una tattica che ricorda gli attacchi della prima guerra mondiale, per testare la resistenza e confondere il nemico. Nei prossimi giorni si capirà doveverranno concentrate le forze di Kiev e quale sarà la reazione russa. Al momento però le informazioni più attendibili arrivano dai canali Telegram legati alle truppe scelte di Mosca, molto critici verso il Cremlino, che segnalano una situazione di grande difficoltà. Denunciano la latitanza dell’aviazione russa, mentre jet ed elicotteri ucraini intervengono senza sosta, e la carente risposta delle artiglierie ai tiri di precisione ucraini. Parlano anche dell’eroismo di alcune unità, come i paracadutisti e i fanti di marina che si sarebbero fatti massacrare per fermare una colonna corazzata di Kiev, definendo il loro come “un sacrificio ignorato dai comandi”. L’impressione è che i generali di Zelensky siano finora riusciti a spiazzare il nemico: hanno portato in prima linea brigate fresche senza farsi scoprire. I lanciarazzi americani Himars per la prima volta sono stati impiegati per scatenare uno sbarramento di ordigni direttamente sulle trincee. I pochi video postati sui social mostrano carri armati eblindati forniti dall’Occidente in rapida marcia nella pianura: il terreno è molto diverso dal Donbass, senza boschi né barriere naturali. Kiev vuole far credere che l’obiettivo principale sia la riconquista di Kherson, il centro più importante dove gli invasori nelle scorse settimane hanno costruito fortificazioni e accumulato reparti. Ieri in periferia si sentivano le raffiche dei combattimenti, in apparenza non troppo distanti. La città però potrebbe venire aggirata e trasformarsi in una trappola, chiusa alle spalle dal Dnepr: i lunghi ponti vengono colpiti da giorni, rendendo difficili i rifornimenti. La propaganda del Cremlino sostiene che gli attacchi siano stati respinti: parla di 1700 ucraini morti e centinaia di mezzi distrutti. Sulcampo però non si notano reazioni significative: probabilmente i russi cercano di individuare quali siano i bersagli dell’operazione per orientare le contromosse e non farsi ingannare da diversivi. Una serie di movimenti fa anche ipotizzare l’eventualità che Mosca vada all’assalto molto più a Nord, nella zona di Kharkiv, per obbligare gli ucraini a distogliere forze. Insomma, tutto fa pensare che siamo davanti a una partita chiave del conflitto, giocata su una scacchiera che deve essere ancora decifrata. C’è un solo fattore chiaro: i rivali hanno un mese a disposizione prima che le piogge trasformino la pianura in palude, paralizzando i reparti mobili e obbligando a un confronto di trincee lento e sanguinoso.
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