Navi Usa nello Stretto, escalation a Taiwan Cronaca di Lorenzo Lamperti
Testata: La Stampa Data: 29 agosto 2022 Pagina: 21 Autore: Lorenzo Lamperti Titolo: «Navi Usa nello Stretto, escalation a Taiwan»
Riprendiamo oggi, 29/08/2022, dalla STAMPA, a pag. 21, con il titolo "Navi Usa nello Stretto, escalation a Taiwan" la cronaca di Lorenzo Lamperti.
Acque agitate sullo Stretto di Taiwan, dove ieri sono transitate due navi da guerra degli Stati Uniti. Due incrociatori hanno condotto un passaggio «di routine», ha spiegato la marina Usa, attraverso «un corridoio nello Stretto che si trova al di là del mare territoriale di qualsiasi Stato costiero». Dimostrando «l'impegno per un Indo-Pacifico libero e aperto». È il quinto transito nel 2022, ma il primo dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei e le vaste esercitazioni militari cinesi intorno all'isola. La mossa ribadisce l'impegno di Washington nella regione a entrambe le sponde dello Stretto ed era stata preannunciata nelle scorse settimane da Antony Blinken. L'influente analista cinese Da Wei aveva detto a La Stampa che «gli Usa hanno diritto» al transito «e non c'è ragione che Blinken sottolinei che le navi continueranno ad attraversare lo Stretto come se in precedenza la Cina non lo avesse permesso». Secondo il diritto internazionale, le acque territoriali si estendono per 12 miglia nautiche dalle coste e il passaggio è largo 180 chilometri (circa 97 miglia) ma di recente il governo cinese ha reiterato le sue rivendicazioni sullo Stretto e interpreta l'azione Usa come una sfida. L'Esercito popolare di liberazione ha fatto sapere che le sue truppe «sono in massima allerta e pronte a sventare ogni provocazione in qualsiasi momento». E intanto continua a operare intorno a Taiwan. Anche ieri il ministro della Difesa di Taipei ha segnalato 23 aerei e 9 navi cinesi al largo delle coste taiwanesi, con 7 jet che hanno oltrepassato la «linea mediana», il confine non ufficiale non riconosciuto ma rispettato da Pechino fino a un mese fa. Condotte anche nuove esercitazioni a fuoco vivo al largo del Fujian, la provincia di fronte a Taiwan. Non solo lo Stretto è affollato, anche Taipei. Si è appena conclusa la visita di Marsha Blackburn, la terza a livello congressuale in meno di un mese. La senatrice repubblicana ha detto di voler «continuare ad aiutare e sostenere Taiwan nel suo cammino verso l'indipendenza», alimentando i timori di Pechino sulla volontà Usa di cambiare lo status quo. Taiwan è indipendente de facto come Repubblica di Cina e la presidente Tsai Ing-wen non è intenzionata a dichiarare l'indipendenza formale. Blackburn ha fatto storcere il naso anche a molti taiwanesi, facendosi fotografare di fronte al memoriale dell'ex presidente Chiang Kai-shek, ricordato da buona parte dell'opinione pubblica come un dittatore. Il 27 settembre arriverà l'ex segretario di Stato Mike Pompeo, alla seconda visita in sei mesi. Prima di allora prevedibili altre delegazioni. Taiwan intanto alza le difese: il governo ha proposto un budget militare record per il 2023, con un aumento del 14% su base annuale. «Non è abbastanza» dice Kuo Yu-jen, direttore dell'Institute for National Policy Research, il principale think tank di Taipei. «Non ha comunque senso competere in termini quantitativi, serve acquistare le armi giuste. In particolare missili». Molti esperti chiedono interventi normativi, come modifiche ai protocolli di difesa o alla leva militare.