L'Ue divisa un regalo a Putin Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 28 agosto 2022 Pagina: 1 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «L’Ue divisa un regalo a Putin»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/08/2022, a pag. 1, con il titolo "L’Ue divisa un regalo a Putin" l'analisi del direttore Maurizio Molinari.
A destra: Vladimir Putin
Maurizio Molinari
Il prezzo del gas per gli utenti italiani aumenta perché il Cremlino sta usando le proprie forniture al fine di indebolire il sostegno dell’Europa all’Ucraina e perché Bruxelles ancora non riesce ad avere una strategia comune su questo terreno. Il presidente russo, Vladimir Putin, sta giocando la carta del gas come estremo tentativo per prevalere nell’aggressione militare all’Ucraina. Dopo sei mesi di guerra, Kiev continua infatti a resistere grazie agli aiuti di Ue e Nato, dunque per Mosca l’unica strada per prevalere nel conflitto armato è far venir meno la compattezza del fronte euroatlantico. Falliti i tentativi di spaccare gli alleati su forniture di armi a Kiev e sanzioni alla Russia, la strategia di Putin si concentra sul gas. Il metodo scelto è di una brutale chiarezza, sotto gli occhi di tutti: Mosca diminuisce i flussi di forniture di gas naturale per i diversi Paesi europei al fine di far crescere i prezzi e creare instabilità economica-sociale in vista dei mesi invernali, quando il consumo aumenta, per mettere alle strette i governi. Come previde il premier Mario Draghi all’ultimo summit del G7: “È un fattore che può favorire il ritorno del populismo”. Per il semplice motivo che i partiti populisti europei, di ogni matrice e colore, usciti indeboliti dall’emergenza Covid-19, trovano ora un nuovo terreno sul quale coagulare la protesta sociale contro i governi Ue. Se a questo aggiungiamo che molti di questi partiti — dalla Lega di Salvini al Fronte Nazionale di Le Pen — sono critici verso le sanzioni alla Russia tutto si tiene: Mosca usa il gas per creare scompiglio sociale dentro i Paesi Ue pro-Ucraina a favore di partiti e movimenti che sono vicini ai suoi interessi. Sempre per lo stesso motivo l’Ungheria di Orbán, il Paese Ue e Nato più in sintonia con Putin, non ha avuto alcuna riduzione nelle forniture di gas dalla Russia. Ma se l’offensiva sul gas sta dando risultati visibili al leader del Cremlino è perché su questo fronte l’Unione Europea non è ancora stata in grado di parlare con una sola voce. A Bruxelles, infatti, non si è riusciti a raggiungere un accordo su acquisti comuni di gas dai Paesi fornitori — come fatto con i vaccini anti-Covid-19 — né sulla creazione di un fondo comune per sostenere possibili sussidi — sul modello dei sostegni ai disoccupati durante la pandemia — e soprattutto resta la spaccatura sulla proposta italo-francese di creare un tetto comune europeo al prezzo del gas, a causa della ferrea opposizione di Olanda e, soprattutto, Germania.
La Commissione europea sta tentando di formulare una proposta al prossimo Consiglio Europeo — in programma ad ottobre — sul tetto del gas ma la caduta del governo Draghi, che ne era il maggiore fautore, ha indebolitomolto tale iniziativa anche perché i co-sponsor francesi hanno al momento seri grattacapi con i propri reattori nucleari. Insomma, sono le divisioni fra i partner Ue che impediscono a Bruxelles di avere una risposta efficace all’offensiva russa sul gas, lasciando i singoli Paesi praticamente soli nel fronteggiare Mosca. E non c’è dubbio che l’Italia di Draghi stava facendo assai meglio di altri, grazie ai nuovi accordi con Algeria, Paesi sub-sahariani, Azerbaijan e Qatar, che hanno consentito di diminuire la dipendenza da Mosca dal 40 al 10 per cento del fabbisogno annuale. Per diminuirla ulteriormente abbiamo bisogno di rigassificatori — grazie ai quali possiamo ricevere gas liquido via mare da fornitori più lontani come Usa, Canada e Australia — ma in Italia ve ne sono solo tre e ne servono almeno altri due. E mentre a Ravenna non vi sono ostacoli nel realizzarlo, a Piombino c’è l’opposizione intransigente del sindaco di Fratelli d’Italia, che afferma di avere il “pieno sostegno” di Giorgia Meloni, leader del suo partito nonché convinta di vincere le elezioni ed insediarsi in tempi assai brevi a Palazzo Chigi. Ce n’è abbastanza per far dedurre al Cremlino che la caduta di Draghi ha rafforzato il suo vantaggio nella guerra del gas, al punto da poter accelerare l’offensiva dei prezzi in autunno per tentare di inondare l’Ue con proteste sociali. Con l’obiettivo di sfruttare l’inverno 2022-2023 per far rimanere l’Ucraina di Zelensky a corto di alleati. E non è tutto, perché un recente studio della “Fondazione Carnegie” di Washington ipotizza che in realtà Putin abbia in mente anche di usare il gas per “cementare la vittoria in Ucraina” offrendo ai Paesi europei che avranno abbandonato Kiev di compensare i danni avuti dal conflitto con delle “forniture straordinarie”, a prezzi stracciati. In tale cornice la decisione di bruciare a cielo aperto milioni di metri cubi di gas davanti ai confini della Finlandia può essere interpretata come una ulteriore dimostrazione di forza da parte di Putin, per dimostrare di avere risorse naturali a sufficienza per umiliare centinaia di milioni di cittadini europei preoccupati dalle bollette in aumento. A Washington c’è però anche chi ritiene che l’offensiva del gas di Putin abbia un tallone d’Achille ovvero la necessità di piegare l’Europa in tempi stretti per due motivi convergenti: nel 2025 le importazioni di Lng (gas liquido) ridurranno di molto la dipendenza dell’Ue da Mosca; fino a quando il nuovo gasdotto russo con la Cina “Power of Siberia 2” non sarà completato, l’unica maniera che Mosca ha di monetizzare il proprio gas è venderlo proprio ai Paesi europei.